Infezioni di oidio su grappolo. "Oggi commettere errori nella difesa del vigneto dalle malattie fungine è più difficile di un tempo, perché le acquisizioni a livello scientifico ci consentono di lavorare nel migliore dei modi e di portare in cantina uva sana. Tra il trattato e il non trattato esistono "cinquanta sfumature di grigio", cioè innumerevoli situazioni intermedie nelle quali le infezioni fungine possono comunque aver luogo e, pur non provocando un danno quantitativo ingente, rendere le uve difficili da vinificare per la loro alterata composizione". Così Ilaria Ferri, Technical Crop Manager BASF Italia, ha aperto il suo intervento in occasione dell'incontro tecnico svoltosi a Conegliano Veneto (TV) il 2 marzo 2016, nell'ambito del programma di Accademia in Campo BASF.
Parola d'ordine: tempestività
Riprendendo le relazioni di Tito Caffi (Ucsc Piacenza) e Gabriele Posenato (Agrea), che l'hanno preceduta, con specifico riferimento all'oidio Ilaria Ferri ha ribadito che "il problema principale è che spesso non vengono riconosciute le infezioni primarie e si inizia a trattare tardi". Intervenire solo a malattia manifesta significa dover fare ricorso a interventi eradicanti (che non hanno mai un'efficacia del 100%), stressare il prodotto, rischiando di determinare l'insorgenza di fenomeni di resistenza nel patogeno. È dunque necessario un intervento di sanitazione a inizio stagione per azzerare l'inoculo primario, "perché da lì in poi qualsiasi intervento faremo sarà di tipo preventivo". Dopo di che, nel periodo di sviluppo tipico delle infezioni ascosporiche, si effettueranno i trattamenti con specifiche soluzioni, proseguendo fino alla chiusura grappolo. "All'interno di questa strategia c'è una fase cruciale per il controllo della botrite, che risulta tanto più efficace quanto più anticipiamo gli interventi in allegagione/pre-chiusura, col duplice vantaggio di diminuire i residui di prodotto nelle uve e, a parità di efficacia, di non rischiare di arrivare tardi". Le situazioni da evitare, come ha tenuto a sottolineare Ilaria Ferri, sono spesso gli stessi: la scarsa conoscenza del ciclo del patogeno e delle caratteristiche del prodotto ("Per esempio, utilizzare un prodotto che non lavora bene a basse temperature se la primavera è fredda è ovviamente una scelta errata"), la tendenza a subordinare la difesa antioidica a quella antiperonosporica ("Spesso gli agricoltori sono molto concentrati sulla peronospora e non si occupano dell'oidio. Ma le due malattie devono essere tenute sotto controllo in contemporanea") e la sottovalutazione dei rischi di resistenza. "Occorre abbandonare - ha affermato Ilaria Ferri - il concetto di area a rischio e passare a quello di vigneto a rischio, perché le malattie, per effetto dei cambiamenti climatici, stanno migrando". La strategia antioidica e antibotritica proposta da BASF prevede dunque l'uso alternato di tre prodotti, come mostrato nello schema sottostante: Collis, Vivando e Cantus (quest'ultimo con effetto doppio, antioidico e antibotritico), con eventuale integrazione di Scala (per la botrite) o Tucana (per l'oidio) all'invaiatura.
"L'alternanza di tre prodotti anziché di due, caso più frequente - ha sottolineato Ilaria Ferri - va proprio nella direzione di una riduzione dei fenomeni di resistenza". "Strategie impostate in questo modo - le ha fatto eco Vanes Rubboli, Marketing Crop Manager BASF Italia - sono importantissime oggi in considerazione del fatto che, per effetto della stretta Ue sui principi attivi utilizzabili in agricoltura, sono sempre meno numerosi i prodotti nuovi. Quindi occorre puntare a mantenere l'efficacia di quelli che già utilizziamo". L'intervento di Ilaria Ferri ha previsto anche un approfondimento su Cantus, in particolare sul suo profilo residuale particolarmente favorevole. "I prodotti lipofili come Cantus tendono a concentrarsi in bucce e fecce e sono quindi presenti in quantitativi inferiori nel prodotto finito. BASF sta effettuando sperimentazioni anche su questi aspetti, impegnandosi a studiare, tramite microvinificazioni, i processi tecnologici che facilitano la riduzione dei residui nel vino".
I punti fermi
"In un'ottica di agricoltura proiettata al futuro e non al passato - ha affermato Vanes Rubboli a conclusione dell'incontro - le conoscenze interdisciplinari sono sempre più importanti ed è fondamentale trasferirle agli operatori di settore. Ecco il senso dell'Accademia in Campo BASF. Oggi in particolare, in tema di difesa antioidica, abbiamo voluto trasmettere alcuni messaggi chiave: la necessità di un approccio strategico, integrato e razionale alla gestione del vigneto, di una corretta gestione delle sostanze attive (prevenzione e alternanza) e di una corretta esecuzione dei trattamenti, ma anche l'importanza fondamentale dell'utilizzo di modelli previsionali a supporto della decisione". (Costanza Fregoni)