Botrite, l’efficacia del biocontrollo

Strategie di difesa sostenibile contro la muffa grigia. Linee e prodotti alternativi contro un patogeno ad alto rischio resistenza

Sulla vite, oltre a oidio e peronospora, la muffa grigia è la terza avversità fungina “chiave”.

La malattia, specialmente su uva da vino, è in grado di causare, se la stagione decorre mite e piovosa, oltre che ingenti perdite produttive, anche importanti modifiche biochimiche agli acini prossimi alla maturazione che possono ripercuotersi anche nel processo di vinificazione.

Pratiche agronomiche

Caratteristica fruttificazione conidica di Botrytis cinerea su acini gravemente colpiti
da muffa grigia (foto Bugiani)

Una corretta strategia di difesa antibotritica dovrebbe prima di tutto passare da una attenta profilassi volta a rafforzare le difese della pianta (praticando l’inerbimento del terreno, limitando le concimazioni azotate e le irrigazioni) e ad ostacolare la crescita del fungo.

Efficaci a questo fine sono un’accorta difesa antioidica e insetticida nei confronti delle tignole. Anche la potatura verde all’invaiatura e la sfogliatura prima del periodo della vendemmia sono, già di per sé, ottimi presupposti per ridurre gli attacchi di botrite.

Strategie a basso e alto rischio

Il calendario fenologico tradizionalmente individua almeno 4 stadi vegetativi della vite a rischio infettivo:
A) fine fioritura,
B) pre-chiusura grappolo,
C) invaiatura,
D) circa tre settimane prima della raccolta.

In genere la strategia prevalente oggi è quella che prevede due trattamenti anti-botritici posizionati nelle migliori condizioni perché possano svolgere la loro attività, tenendo in considerazione il rispetto del periodo di carenza specifico di ogni formulato. Nei vigneti ad alto rischio e in condizioni climatiche favorevoli al patogeno, è consigliabile intervenire in pre-chiusura grappolo e in una fase intermedia fra l’invaiatura e le 2-3 settimane prima della vendemmia. In condizioni di basso rischio indipendentemente dalla varietà e dalla pressione della malattia, il trattamento fondamentale viene eseguito in pre-chiusura grappolo (prima che l’interno del grappolo non possa venire più raggiunto dal principio attivo).
Successivamente è consigliabile effettuare il secondo intervento nelle altre fasi in funzione dell’andamento climatico. Nelle annate a scarsa piovosità nel periodo prima della raccolta, questo trattamento spesso risulta fondamentale.
Il trattamento a fine fioritura è da prendere in considerazione solo se ci si trova in condizioni di elevata pressione della malattia, su vitigni particolarmente suscettibili e con decorsi climatici molto favorevoli al patogeno.

I prodotti utilizzabili

I principi attivi maggiormente impiegati per proteggere i grappoli dalla muffa grigia sono, boscalid, isofetamid, pirimetanil, fluazinam, fenexamide, la miscela di ciprodinil+fludioxonil, mepanipirim e fenpirazamine.
Negli areali di pianura, nella fase di pre-chiusura grappolo, conviene utilizzare la miscela fludioxonil+cyprodinil, fenpirazamine, isofetamid, mentre nel periodo tra l’invaiatura e la pre-raccolta è preferibile impiegare le anilino-pirimidine (pyrimetanil e mepanipirim), boscalid o fenexamid.
Negli areali viticoli collinari, dove la pressione oidica è più elevata, nella fase di pre-chiusura grappolo conviene invece sfruttare la doppia efficacia anti-botritica e anti-oidica di boscalid.
Non va dimenticato, inoltre, che i Sali di rame (favorendo l’inspessimento della cuticola degli acini) e le strobilurine impiegati contro la peronospora hanno anche un’azione secondaria di contenimento nei confronti della muffa grigia.

Il rischio resistenza

Botrytis cinerea è considerato un fungo patogeno ad alto rischio di resistenza. Pertanto è buona norma osservare scrupolosamente le strategie virtuose di difesa chimica nei confronti di questa malattia. E’ consigliabile pertanto alternare principi attivi a diversa modalità d’azione e soprattutto limitare il numero di interventi a quanto espressamente indicato in etichetta.

Antagonisti e contatticidi a basso impatto

Negli ultimi tempi poi sta aumentando l’interesse e lo sviluppo di prodotti alternativi ai fungicidi di sintesi, sia nell’ambito degli antagonisti naturali di B. cynerea come anche in quello relativo all’impiego di contatticidi a basso impatto ambientale. Al primo gruppo appartengono microrganismi come Bacillus subtilis, Bacillus amyloliquefaciens, Aureobasidium pullulans e Pythium oligandrum.

Un altro prodotto autorizzato per il controllo della malattia è a base di cerevisane, una frazione inerte derivante dal lievito Saccharomyces cerevisiae (ceppo LAS117 non ogm), e riconosciuto dall’Ue come sostanza a basso rischio. Pur non avendo un’azione diretta sul fungo patogeno, quando giunge a contatto con le cellule della pianta, favorisce l’attivazione dei geni deputati alla difesa, la produzione di sostanze direttamente coinvolte nella difesa endogena (fitoalessine, proteine di resistenza), la produzione e l’accumulo di lignina, indirettamente coinvolta nella difesa e infine la preparazione e l’accelerazione dei processi cellulari destinati a produrre perossidi (Ros) con azione antimicrobica.

Il loro utilizzo è consigliabile sia nelle strategie di difesa integrata come anche in quelle biologiche. Fra i prodotti contatticidi è da annoverare il bicarbonato di potassio e la miscela di estratti terpenici (eugenolo, timolo e geraniolo). In agricoltura integrata il loro utilizzo in strategie di difesa insieme ai prodotti chimici riduce il rischio di comparsa di popolazioni del fungo resistenti ai fungicidi di sintesi.

L’efficacia del biocontrollo

In viticoltura biologica, il contenimento della muffa grigia impiegando esclusivamente agenti di bio-controllo può essere considerato già una realtà. Nella viticoltura integrata, i risultati migliori, invece, si ottengono sia combinando BCA e estratti vegetali (botanicals) con una diversa modalità di azione sia usandoli in combinazione con fungicidi tradizionali. In questo senso i BCA e i botanicals possono trovare il loro impiego ottimale vicino alla raccolta sfruttando il loro ridotto tempo di carenza oppure, come riportato dalle ultime ricerche epidemiologiche nella fase fiorale e subito post-fiorale nel caso le condizioni climatiche fossero particolarmente favorevoli al patogeno, sfruttando la loro azione antagonista colonizzando per tempo i residui fiorali prima dell’agente patogeno.

Botrytis cinerea è infatti un fungo considerato ad alto rischio di sviluppo di resistenza verso alcuni principi attivi, per cui l’alternanza d’uso dei prodotti di sintesi con quelli di origine biologica diminuisce il rischio di insorgenza di ceppi del fungo resistenti.
Inoltre la loro applicazione, specialmente in pre-raccolta, riduce la quantità di residui dei prodotti di sintesi. In agricoltura biologica il loro impiego aiuterebbe a ridurre nel corso della stagione la quantità di ione metallo che viene impiegato per il controllo della botrite.

Gli autori sono del Servizio Fitosanitario – Regione Emilia-Romagna

Articolo pubblicato su Terra e Vita 17/2021

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Le prospettive dei biofungicidi

La crescente preoccupazione dell’opinione pubblica per l’elevato impiego di fungicidi sintetici e lo sviluppo di fenomeni di resistenza a B. cinerea, ha portato ad un aumento delle ricerche per l’individuazione di possibili strategie di controllo alternative. Diversi biofungicidi sono stati messi a punto e si stanno già affacciando nelle linee di difesa della vite e delle principali colture per cui si ipotizza che il loro impiego sia destinato ad aumentare nei prossimi anni.

I biofungicidi, infatti, forniscono un buon controllo della malattia e la loro attività può essere comparata, in alcuni casi, a quella dei fungicidi sintetici, specialmente quando le pressioni della malattia sono basse o moderate.

La riduzione dell’impiego dei fungicidi di sintesi nei programmi di controllo di B. cinerea, mediante l’applicazione di biofungicidi, permette di ridurre significativamente l’impatto negativo delle sostanze chimiche sull’ambiente.

Infine, anche dal punto di vista ambientale, consente di produrre derrate alimentari con nessun o minimo residuo di fungicida chimico. I residui di agrofarmaci microbici, infatti, sono meno dannosi per gli organismi viventi e l’ambiente, e sono relativamente sicuri anche quando applicati vicino alla raccolta.
Ciò aiuterà i coltivatori a soddisfare i desideri dei consumatori per alimenti più naturali, salutari e sicuri.


I danni sul grappolo

Botrytis cinerea è un fungo ubiquitario ed estremamente polifago in grado di condurre sia una vita parassitaria, a spese degli organi vegetali viventi, sia saprofitaria, nella sua forma sessuata di Sclerotinia fuckeliana (=Botryotinia fuckeliana) su materiale vegetale in stato di decomposizione.
Il patogeno si conserva sui tralci come micelio ed è in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta. Le foglie e i tralci in genere vengono colpiti molto più raramente, mentre è sui grappoli che la botrite provoca i danni maggiori.

Questi possono essere colpiti anche precocemente, ma sono le infezioni in fase di raccolta a provocare i danni maggiori. Il grappolo, allo stato erbaceo, è un organo ancora fotosintetizzante, dotato di numerose aperture stomatiche e ricco di sostanze pectiche. Durante la fioritura, le secrezioni e il polline prodotti sullo stigma inducono la germinazione dei conidi del fungo che infettano gli acini, restando però latenti all’interno della bacca fino all’invaiatura.

Alla fine dell’allegagione e con l’accrescimento del grappolo, gli acini perdono la capacità foto sintetizzante, e gli stomi la loro funzionalità. Da questo momento e fino alla invaiatura gli acini non sono più suscettibili alla penetrazione del fungo in quanto l’alta concentrazione di acidi organici presenti al loro interno rallentano l’attività patogenetica del fungo.


 

Il ruolo del clima e delle lesioni

L’insediamento di Botrytis cinerea su grappolo è legato alla creazione di microlesioni sia di natura biotica (attacchi mal contenuti di tignole, tripidi o di oidio), che abiotica (per esempio lesioni causate dalla grandine).

Queste costituiscono una via preferenziale di infezione, in quanto rendono accessibili i tessuti profondi e portano alla produzione di essudati che stimolano e favoriscono la germinazione dei conidi del fungo. Il verificarsi delle infezioni botritiche è condizionato dalle condizioni meteorologiche dove la temperatura è raramente un fattore limitante (dato che il fungo si sviluppa attivamente in un intervallo molto ampio), mentre risulta fondamentale l’umettazione dei tessuti.

È dalla fioritura che il patogeno trova sull’ospite condizioni favorevoli alla contaminazione della bacca. I residui fiorali senescenti (caliptre, stami e antere), rappresentano il substrato ideale facilmente colonizzabile in maniera saprofitaria. Pertanto, i residui fiorali che rimangono all’interno del grappolo, unito a prolungate bagnature durante l’allegagione rappresentano le condizioni ideali per il verificarsi di numerose infezioni sull’acino in formazione che, nella maggior parte dei casi rimangono latenti almeno fino all’invaiatura.

Successivamente, dall’invaiatura fino alla raccolta, i fattori che prevalentemente contribuiscono all’aumento della suscettibilità della bacca alle infezioni sono rappresentati dai mutamenti fisiologici della stessa durante la maturazione, con una maggiore accessibilità delle pectine all’azione del fungo.

 

Botrite, l’efficacia del biocontrollo - Ultima modifica: 2021-06-11T14:40:31+02:00 da Lorenzo Tosi

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