Sanguigni ma cordiali, individualisti ma solidali.
Sempre gioviali e accoglienti secondo lo stereotipo abusato dalle rappresentazioni cinematografiche o letterarie, ma c’è il rovescio della medaglia.
Giovanni Pascoli lo ha messo in rima: «La Romagna solatìa è il dolce paese in cui regnarono Guidi e Malatesta, ma che subì pure le scorrerie del Passator Cortese, re della strada, re della foresta».
Quando il sole stinge, lasciando emergere le isolanti brume dei gioghi appenninici, la nostalgia dell’amarcord può sfociare nell’inquietudine. Stimolando quella tipica inclinazione eversiva locale che spinge a contrapporsi a ogni parere acquisito e a ogni potere costituito.
«La nostra forza è la purezza:
è questo l’elemento differenziale
da tutelare»
Temperamento ribelle
Il temperamento ribelle dei romagnoli riflette quello del loro vitigno principe, il Sangiovese. La principale varietà autoctona del Belpaese è un vitigno generoso ma difficile, il cui risultato enologico è fortemente condizionato dalle condizioni ambientali e dalla mano del produttore.
Qui genera vini meno austeri delle interpretazioni senesi, meno addomesticati rispetto alle complesse ricette chiantigiane. Se la diffusione della varietà è stata opera dei monaci vallombrosani, come pare, a partire dai loro monasteri appenninici tra Toscana e Romagna, nella discesa lungo i due versanti l’accoglienza è stata differente. Solo sul crinale Nord, infatti, ha conquistato la piena fiducia di un vino che coincide con il vitigno: una vinificazione in purezza che da sola, già di per sé, rappresenta una formula identitaria molto forte.
Nato libero su queste colline, il Sangiovese è stato così lasciato per secoli libero di esprimere le diverse personalità di una terra disomogenea, segnata dai mille confini invisibili incisi dai conflitti di una storia millenaria tormentata.
Anteprima VVQ 6/2022
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Nuove linee sulla carta della Doc
Linee che il Consorzio Vini di Romagna sta cercando di posizionare sulla carta della denominazione, con la consapevolezza che è il territorio l’ingrediente più importante, l’elemento in grado di portare maggior valore al vino.
«Stiamo vivendo -afferma Ruenza Santandrea, presidente del Consorzio - un periodo molto positivo per l’interesse riscosso e per i giudizi espressi sulla qualità dei nostri vini». Una stima conquistata non solo sulle guide italiane ma anche su veri e propri riferimenti internazionali come la rivista Wine Enthusiast.
«Un interesse - commenta la presidente - che si riflette anche nella crescita delle vendite: dalla lettura dei dati dei primi 10 anni di produzione con rivendica delle sottozone, sta emergendo in particolare un apprezzamento sempre maggiore nei confronti delle produzioni territoriali».
Per dare un ulteriore impulso, il Consorzio Vini di Romagna ha promosso quindi con maggior forza il sistema dei Sangiovese delle sottozone, che dallo scorso giugno, con l’aggiunta di Imola a ovest e Verucchio, Coriano e San Clemente ad est sono salite da 12 a 16 (clicca per accedere ai riquadri in basso), superando lo status di semplici menzioni geografiche aggiuntive e diventando elementi centrali di valorizzazione di un territorio a geometria variabile, da mettere in evidenza su fascette ed etichette.
Le virtù del “Principe”
Può sembrare un segnale di resa rispetto alla spinta centrifuga della frammentazione e dell’anarchia, ma qui siamo nella terra dove Niccolò Machiavelli ha scritto “Il Principe”, il testo tuttora più valido sull’arte del comando che descrive un condottiero ideale che deve saper unire “le doti del leone, della volpe e del centauro” (ovvero, in fin dei conti, conoscere profondamente l’animo umano).
Ruenza ha un’esperienza consolidata alla guida di contesti “complicati” e sa come accompagnare una svolta decisiva in un territorio avvezzo alla battaglia. Dietro la scelta di assecondare la complessità c’è infatti un disegno unitario che mira a dare più valore a tutta la denominazione.
Il vino è la poesia della terra soprattutto in romagna,
terra i cui confini
sono tracciati dal vino
Una nuova piramide
«La nostra forza è la purezza – dice – e se non tuteliamo questo elemento differenziale, saremo sempre sussidiari a interpretazioni del Sangiovese diverse dalla nostra».
Una caratteristica confermata nel nuovo disciplinare “Romagna” che prevede anche per le ultime 4 sottozone istituite la possibilità di indicarne il nome in etichetta solo per i vini Sangiovese con almeno il 95% di uve del vitigno, quando il Sangiovese “Superiore” è fermo all’85%.
Gli allegati di sottozona sono coerenti nell’esprimere un altro elemento di valore nel segno della qualità, indicando rese massime in vigna contenute a 9 t/ha. Viene mantenuto il paletto delle densità di impianto, in taluni casi ridotte da 4mila fino a 3.300 piante ad ettaro per tener conto degli effetti del climate change. L’impatto complessivo di queste modifiche è il rafforzamento della piramide qualitativa della denominazione che vede al vertice proprio le sottozone.
«Un giusto riconoscimento -sostiene Santandrea-: i Sangiovese rivendicati con il nome di ognuna delle 16 sottozone della Doc rappresentano le produzioni a maggior contenuto territoriale, vini che esprimono caratteri e sfumature diversi perché differente è la geologia dei territori come l’attenzione dei produttori a farla emergere in tutto il suo valore distintivo».
Il marchio delle Rocche
Per rendere ancora più incisiva la promozione di questo patrimonio vitivinicolo, il Consorzio Vini di Romagna ha realizzato il marchio collettivo “Rocche di Romagna” che evidenzia le produzioni di Romagna Sangiovese Sottozona e Sottozona Riserva.
«È il simbolo più appropriato: in ogni sottozona è presente infatti almeno una rocca, eredità del passato bellicoso di queste valli».
Il marchio collettivo che contraddistingue il progetto è tratto da un fregio della volta in mosaico del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, un segno d’arte immortale riconosciuto patrimonio Unesco.
Un marchio che unisce, resta da capire cosa differenzia le sedici sfumature del Romagna Sangiovese Doc.
L’impronta del clima e dei suoli
Filiberto Mazzanti, direttore del Consorzio, ricorda come il clima sia una componente importante soprattutto per l’espressione del Sangiovese, e il Global warming, con tutto il suo carico di negatività, sta comunque dando importanti carte da giocare in favore della Romagna.
Sopra lo spartiacque dei rilievi appenninici le temperature medie rimangono infatti più basse, limitando il possibile effetto negativo sul degrado delle acidità. Il più ridotto livello delle precipitazioni estive degli ultimi anni ha invece un effetto positivo sulla concentrazione di antociani, un fattore che può diventare un vero elemento di debolezza per il Sangiovese. L’inclinazione delle valli solcate dai fiumi romagnoli cambia e si allinea verso oriente man mano che la catena appenninica curva verso l’Adriatico e questo produce un primo effetto di differenziazione, tenuto conto dell’importanza dell’esposizione alla radiazione luminosa per il livello dei composti fenolici.
Per quanto riguarda i suoli, la geologia della Romagna è caratterizzata da depositi marini più o meno profondi dove si susseguono arenarie, marne ma anche sabbie, ofioliti, calcare e argille azzurre.
La geologia della Toscana è sicuramente più complessa e giustifica l’esistenza di un arcipelago di Doc e Docg a base Sangiovese. In Romagna invece, le linee che tracciano queste differenze, più che essere perpendicolari, sono parallele al tracciato della via Emilia verso Sud man mano che si sale di quota. L’intreccio delle interazioni tra vitigno, clima e suolo, per quanto importanti, non bastano quindi a giustificare sedici differenze espressive del Sangiovese se non sia aggiunge anche quella che è la componente più decisiva del terroir, ovvero il “fattore umano”.
È la complessità del carattere dei produttori dei diversi territori romagnoli a creare vini più o meno fruttati, più o meno strutturati... sanguigni ma cordiali.
Si ringrazia Marisa Fontana
per il prezioso supporto
La carta d’identità
- L’estensione. Circa seimila ettari nella fascia precollinare e collinare delle provincie di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini compresa tra 120 km della via Emilia a Nord per circa 40 km verso i crinale appenninico a sud;
- Altitudine. Tra 60 a max 600 mls nella sottozona Modigliana;
- Clima. Subcontinentale;
- Suoli. La formazione geologica che, per la sua estensione, maggiormente caratterizza la Romagna è la “Marnoso-arenacea” con saltuarie deposizioni di gesso. Dominanza argillosa nelle valli più basse con le tipiche formazioni calanchive.
Le sottozone occidentali
- Imola Suoli fertili e argillosi nella zona più alta ideali per vini colorati e strutturati, franco argillosi e limosi in prossimità della via Emilia, in grado di dare vini con un fruttato deciso.
- Serra Terreni argillosi con una componente arenacea più marcata nelle colline più alte. Vini con ottima vivacità di frutto e complessità crescente con l’aumentare della quota altimetrica.
- Brisighella Suoli che evolvono da argilloso-ferrosi e calanchici a manoso-arenacei. Vini di grande struttura con giusto equilibrio con le componenti aromatiche.
- Marzeno Suoli in prevalenza argilloso calcarei. Vini tannici e austeri, capaci di esprimere nel tempo ntevoli doti di articolazione e dinamismo.
- Modigliana Terreni poco profondi in cui le arenarie prevalgono sensibilmente sulle marne. Vini con note fruttate e accentuata salinità con spessore tannico più o meno intenso.
Le sottozone centrali
- Oriolo Forte presenza di sabbie gialle pleistoceniche che, unitamente alla componente argillosa, vengono identificate col nome locale di “marzana”. Sangiovese con frutto vivo e succoso al naso e temperamento sapido.
- Castrocaro Terreni argillosi con frazione calcarea che aumenta con l’altitudine. Frutto intenso e trama tannica dolce nei vini.
- Predappio Terreni a base calcareo argillosa con notevoli differenziazioni tra aree sabbiose e arenaria. Vini minerali e longevi, con tannini setosi ed eleganti.
- Meldola Suoli poco profondi con argille rosse e ben dotate di calcare. Vini dal frutto generoso di buona longevità.
- Bertinoro Terreni franco-argilloso-limosi con periodici affioramenti di “spungone”. Vini di buon equilibrio, spiccata salinità e ottima capacità di invecchiamento.
- Mercato Saraceno Suoli con la massima presenza di formazione marnosa-arenacea. Vini ben equilibrati, freschi con tannini “dolci”.
Le sottozone orientali
- Cesena Suoli fertili e freschi alternati ad argille ocra e terreni più sciolti. Vini con struttura importante e un fruttato di ciliegia matura sempre ben percepibile.
- Longiano Terreni argillosi non troppo profondi, ricchi di arenaria in quota. Timbro fruttato ricco nei vini da cui mergono note minerali.
- Verucchio Terre brune nelle quote più basse, marne gessose e terre grigie in alto. Vini di beva, freschi e accattivanti, ma anche più strutturati con adeguati interventi agronomici.
- Coriano Argille grigie in grado di dare buona struttura. Sangiovese più strutturati e adatti all’invecchiamento.
- San Clemente Terreni a tessitura franco-argillosa calcarea con marne calcaree in quota. Vini di struttura ma anche con una buona tensione acida.
I prossimi appuntamenti
Per promuovere il marchio delle Rocche di Romagna e le 16 sottozone del Sangiovese il Consorzio dei Vini di Romagna ha organizzato due eventi:
Il 19 settembre alla Rocca delle Caminate verrà presentato ufficialmente il marchio collettivo “Rocche di Romagna”, con la partecipazione di Kerin O’Keefe, scrittrice, giornalista enologica statunitense, italian editor dal 2013 della rivista USA Wine Enthusiast.
Il 26 settembre all’Autodromo d’Imola, si svolgerà la Giornata Horeca Vini ad Arte 2022, con focus e masterclass sulle Sottozone.
Per informazioni: https://www.consorziovinidiromagna.it/
Leggi anche: