L'intervista di VQ a Domenico Zonin

Il successo del Prosecco? Gusto, carattere italiano e forte nota territoriale

"La comunicazione deve andare oltre l’etichetta e lo story telling"

Domenico_Zonin_2013Si è tenuto giovedì 19 giugno 2014, nell’ambito della nona edizione di Enovitis in Campo, il convegno dal titolo Prosecco Doc e Prosecco Superiore Docg: il territorio che diventa stile, l’occasione per fare il punto su un fenomeno locale che ha creato un nuovo modo di bere spumante in Italia e nel resto mondo. Del resto sono 110 milioni le bottiglie di Prosecco esportate oltre confine, per un valore che sfiora i 300 milioni di euro, ovvero il 40% del totale export italiano di spumanti nel 2013.
Abbiamo intervistato a margine del convegno Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini – che ha organizzato Enovitis in Campo in collaborazione con Fieragricola-Veronafiere – e tra i relatori, insieme a Vasco Boatto, direttore del Cirve (Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia), Gianluca Fregolent (ICQRF Conegliano), Denis Giorgiutti (Valoritalia), Armano Serena (presidente del Consorzio Tutela Vini Montello Colli Asolani), Innocente Nardi (presidente del Consorzio tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG) e Stefano Zanette (presidente del Consorzio tutela Prosecco DOC).
Ecco cosa ci ha raccontato.

Dott. Zonin, quali sono le radici profonde di un fenomeno di così largo successo come quello del Prosecco, sul fronte interno e su quello dell’export?
“Credo che i produttori di Prosecco abbiano saputo cogliere in maniera intelligente la congiuntura favorevole che si stava prospettando qualche anno fa. Ritorno di interesse del mercato nazionale e internazionale verso le bollicine, crisi dello Champagne, affermazione dell’enologia italiana, attenzione ai prodotti emergenti sono solo alcuni dei macro-trend che caratterizzavano una fase evolutiva del mercato interno ed internazionale del vino all’interno della quale si è inserita la nuova stagione del Prosecco. Poi, entrando nello specifico del vino, sono convinto che il successo del Prosecco sia legato a tre fattori: il gusto, il carattere italiano e la forte nota territoriale. Questi tre elementi hanno giocato ruoli diversi nel promuovere il Prosecco a seconda del tipo di consumatore, del suo livello di passione e conoscenza del vino in generale, e italiano in particolare. Alla base del gradimento incontrato nei palati di tutto il mondo c’è, indubbiamente, il gusto capace di coniugare freschezza, profumi, gradevolezza, eleganza e bollicine con, non da ultimo, un eccellente rapporto qualità-prezzo. Poi, è intervenuta l’italianità che ha in qualche modo legittimato e nobilitato una scelta di gusto. Infine, per i più esigenti e acculturati, la forte caratterizzazione territoriale ha ulteriormente motivato una scelta che, peraltro, trova nella ricchezza di territori ricompresi nella Doc Prosecco una altrettante micro-varietà di prodotti in grado di affascinare il ricercatore di eccellenze”.

Quali sono i mercati esteri su cui Prosecco Doc e Prosecco Docg stanno registrando il maggior successo?
“Il primo paese importatore si conferma la Germania, dove collochiamo circa un terzo dell’export di entrambe le tipologie e che nel 2013 ha segnato un ulteriore incremento, seppur contenuto, ma molto significativo se rapportato alla forte flessione, -23%, dell’export complessivo spumanti registrata sul mercato tedesco. Seguono Regno Unito e Svizzera, che rappresentano il secondo mercato rispettivamente per il Doc ed il Docg, paesi dove, anche nello scorso anno, segniamo performance importanti di crescita. Appena dietro gli Stati Uniti, dove le esportazioni di Prosecco nel 2013 crescono del 24%, e la Russia, che ha consolidato un trend molto positivo da diversi anni”.

Ritiene che all’estero il forte legame che esiste tra questi prodotti e la loro terra di origine sia ben compreso?
“Il dato delle nostre esportazioni, che vede da diversi anni in crescita costante i vini italiani a DO – traguardando oggi oltre l’80% del totale export – è un segnale incontrovertibile che la qualità certificata dei nostri vini viene riconosciuta dal consumatore internazionale. E, dato che questa certificazione è fondata sulla territorialità delle produzioni, verrebbe da concludere che questo legame sia ben compreso. Io sono, però, convinto che oggi nel concetto di Doc sia prevalente, da parte del consumatore straniero, la percezione di certificazione tout court rispetto all’indicazione del radicamento territoriale: ma la Do diventa, a questo punto, un eccellente veicolo per comunicare il legame tra vino e territorio. Comunicazione che deve andare oltre l’etichetta e lo story telling per diventare invito a visitare le nostre vigne dove, però, si deve essere bravi ad organizzare l’accoglienza e la coerenza territoriale, intesa come sistema di marketing del territorio. Solo così diffonderemo la conoscenza del legame tra i vini e le terre di origine e, soprattutto, sapremo ispirare le emozioni che questo legame è capace di trasmettere”.

Il successo del fenomeno Prosecco può in qualche modo essere replicato in altre zone vitivinicole italiane?
“Come ogni best practice, i fenomeni storici non possono essere replicati tout court in tempi o luoghi diversi. Ci sono però molti fattori di successo del Prosecco che possono fare scuola. Mi riferisco, ad esempio alla piramide Doc/Docg, dove si è veicolata non una qualità differenziale assoluta di prodotto quanto una diversità di caratteristiche territoriali; alla capacità di lavorare insieme mostrata dai diversi Consorzi di Tutela; alla maturità mostrata dai produttori nel gestire l’offerta ed anche il difficile tema dei prezzi che, seppur qualche scossone ci sia stato, nel complesso non ha inciso sulle strategie di marketing e di immagine del Prosecco. E poi, ultimo e primo, l’attaccamento dei produttori al proprio territorio ed al prodotto, la coscienza che l’unicità del Prosecco è data dalla sua forte identità territoriale e dal fare squadra tutti insieme e con le istituzioni. Sono queste alcune delle testimonianze che ritengo più importanti e preziose dell’esperienza Prosecco, che attraverso il convegno di Enovitis abbiamo voluto trasmettere a tutto il mondo vitivinicolo italiano, perché ne faccia tesoro”.

Allargando gli orizzonti alla produzione enologica italiana in genere, a che punto è la discussione del Testo Unico sulla semplificazione burocratica del settore?
“Proprio qualche giorno fa abbiamo avuto conferma dal relatore della proposta di legge, l’on Massimo Fiorio, che il Testo Unico è stato incardinato nei lavori della Commissione Agricoltura della Camera ed ha, quindi, iniziato ufficialmente l’iter legislativo parlamentare. C’è una intesa di massima con il Senato per evitare la duplicazione dei lavori di esame del testo (audizioni, emendamenti, ecc.) che, pertanto, una volta uscito dalla Camera, passerà velocemente all’approvazione del Senato. Tutto ciò per arrivare  – in tal senso si sono impegnati i rappresentanti delle due Commissioni Camerali – all’approvazione definitiva entro dicembre”.

Il successo del Prosecco? Gusto, carattere italiano e forte nota territoriale - Ultima modifica: 2014-06-20T17:23:49+02:00 da Redazione

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