Il celebre produttore italiano racconta la sua esperienza nel Paese orientale

Giappone, gli appunti di viaggio di Angelo Gaja

Un mercato da non sottovalutare per il nostro vino

Riceviamo dalla segreteria di Angelo Gaja queste riflessioni su un suo recente viaggio in Giappone e le pubblichiamo, seppur abbreviate. "E’ il Giappone il paese asiatico che conosco di più per esserci stato dal 1979 una trentina di volte, quasi sempre per ragioni di lavoro. Degli asiatici i giapponesi sono quelli che hanno più gusto (taste), per il design, per la moda, per il bello, per il buono;  sono anche quelli che da turisti hanno viaggiato in occidente da più tempo. Giappone ed Italia sono assillati da problemi comuni. Un debito pubblico molto elevato che il Paese non riesce a ridurre e che va onorato ogni anno pagando interessi imponenti. La delocalizzazione industriale verso Paesi in via di sviluppo, che offrono costo lavoro e tassazione dei redditi di impresa inferiori, crea disoccupazione in patria. Il Giappone guarda con preoccupazione alla Cina che rivendica il dominio sulle isole Diaoyu/Senkaku e mal sopporta la vicinanza di Paesi alleati agli Stati Uniti; l’Italia teme l’invasione dei flussi migratori africani. Nella generazione dei quaranta-cinquantenni, che avevano vissuto con ottimismo la fase di sviluppo e di crescita economica dei decenni settanta ed ottanta, il ricordo del passato si stempera nella preoccupazione per il futuro facendo vivere male il presente. Sono numerosi, tra i quaranta-cinquantenni ristoratori giapponesi di cucina italiana, quelli che hanno trasferito/esteso la loro attività ad altri Paesi asiatici: Cina, Singapore, Vietnam, Thailandia, Filippine, … contribuendo a diffondere in quelle nazioni la cultura del mangiare e del bere italiano.  I giovani giapponesi invece non hanno memoria dei momenti di euforia del passato, per non averli vissuti. E’ da apprezzare la disponibilità che molti di essi hanno, ultimata la scuola dell’obbligo, di affrontare un periodo di lavoro all’estero (se non riescono a procurarselo nel proprio Paese) per fare esperienza, accrescere la professionalità, imparare le lingue, nel settore nel quale hanno maturato la volontà di operare: con il desiderio di ritornare un giorno in patria quando “la nottata sarà passata”. E’ noto che già da alcuni decenni giovani apprendisti cuochi giapponesi vengono in Italia a fare esperienza nella nostra ristorazione di qualità. E’ una fortuna per il nostro Paese perché quando rientrano in patria ed aprono/lavorano presso ristoranti di cucina italiana diventano eccellenti ambasciatori dei prodotti dell’agro-alimentare italiano. Il Giappone è il paese asiatico con il più elevato consumo di vino annuale pro/capite, oltre 2,6 litri; la tendenza è alla crescita. Il vino italiano gode di un ottimo posizionamento ed immagine. Numerosi sono gli importatori e tra questi anche quelli che importano vini italiani prodotti da artigiani di dimensione medio-piccola: professionali, sanno come vanno conservate le bottiglie di vino e come vanno promosse, puntuali nei pagamenti".  

Giappone, gli appunti di viaggio di Angelo Gaja - Ultima modifica: 2013-12-30T16:36:45+01:00 da Redazione

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