Il Pignoletto che rompe gli schemi e ripopola la collina

La presentazione del Pignoletto DOC Spumante Brut “Ricordo di San Luca”, il nuovo vino della Cantina Valsamoggia
L’apericena diventa digitale: il Pignoletto DOC Spumante Brut “Ricordo di San Luca”, il nuovo vino della Cantina Valsamoggia viene presentato in un evento in diretta streaming con la partecipazione del sommelier Luca Gardini e dell’artista Enrico Dicò che ne ha disegnato le esclusive etichette. Un prodotto che è frutto di un paziente lavoro di qualità in vigneto e in cantina che punta ripopolare un’area come l’alta Valsamoggia, all’interno dell’area del Pignoletto Docg, che rischiava l’abbandono

«C’è l’impronta tipica del Pignoletto e c’è anche il coraggio di rompere gli schemi con nuove soluzioni di vinificazione in linea con il gusto delle nuove generazioni».

Lo certifica Luca Gardini, miglior sommelier al mondo nel 2010, primo italiano a far parte della rosa dei wine-critic di “Wine Searcher”, il più importante motore di ricerca di vini nel mondo, Cavaliere al merito della Repubblica Italiana nel 2019, collegato in diretta streaming per la presentazione del Pignoletto DOC Spumante Brut “Ricordo di San Luca”, il nuovo vino della Cantina Valsamoggia.

Una nuova formula per rilanciare l’aperitivo

Peccato che il nuovo prodotto, frutto di un progetto nato sette anni fa, giunga a compimento in un momento di estrema difficoltà soprattutto per gli spumanti. Ma la nuova formula dell’”aperitivo a distanza” può consentire di superare di slancio l’improvvisa crisi delle bollicine.

L’evento, organizzato da Stefano Malagoli di Fruitecom, ha permesso infatti di condividere con critici, degustatori e semplici amanti del Pignoletto, collegati simultaneamente in diretta con la piattaforma zoom per la stappatura della prima produzione spedita a ognuno in anteprima, le sensazioni descritte da Gardini e l’emozione per un nuovo prodotto che ha l’obiettivo di rilanciare il Pignoletto di collina di un’area come l’alta Val Samoggia, a serio rischio di abbandono.

Unire tipicità e innovazione

«Sia al naso che al gusto – analizza Gardini - emerge immediatamente la frutta leggermente mandorlata tipica di questo vitigno, ma anche una fresca nota di salvia e lavanda portata dalla produzione di collina. La lunga permanenza in autoclave sui lieviti assicura poi maggiore tensione e verticalità al palato, con un perlage fine ma croccante e distinguibile».

Uno spumante certamente da aperitivo, ma indicato anche per abbinamenti inediti da pasto: la sensazione di leggero abboccato rilevata da alcuni degustatori non è infatti legata al residuo zuccherino, che è estremamente contenuto. «Niente affatto stucchevole – ha replicato Gardini –  e il retrogusto finale è invece fresco e con una buona sapidità che lo rende adatto anche all’abbinamento con pietanze tipiche di questa zona». «Una nota che si collega alla bassa acidità tartarica tipica di questo vitigno».

Una complessità che è frutto di un ottimo progetto che secondo Gardini ha raggiunto il risultato prefissato di unire tipicità e innovazione, personalità a pulizia e pronta beva.

Un augurio per un progetto che ha il nobile obiettivo di rinascere con un nuovo vino, fortemente legato al territorio di origine e al tempo stesso grazie ad una veste grafica dedicata a Bologna e all’arte.

Cantina Valsamoggia, un esordio che è una rinascita

Il nuovo Pignoletto DOC Spumante Brut “Ricordo di San Luca” ben interpreta infatti il nuovo corso intrapreso dalla Cantina Valsamoggia.  Evoluzione della vecchia cantina sociale di Bazzano nata nel 1928 nel piccolo comune ai piedi dei colli bolognesi a sud ovest del capoluogo, rilevata dopo un periodo di forte crisi dalla Cantina di Carpi e Sorbara nel 2014 e che da allora ha intrapreso un percorso di valorizzazione del lavoro dei tanti soci che vi fanno parte mettendo al centro il Pignoletto, il vitigno autoctono più identitario del territorio.

Un progetto di qualità a tutto tondo

«La volontà di identificarci con il Pignoletto- spiega Carlo Piccinini, vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara-, il vino e l’uva per eccellenza dei colli bolognesi, volevamo fosse accompagnata da un progetto di qualità che comprendesse anche una veste grafica d’autore, che gratificasse non solo il palato, ma anche la vista degli appassionati di questa tipologia».

Il sacro e il profano in etichetta

La prima scelta della Cantina Valsamoggia è stata quindi quella di dedicare questo

L'etichetta sacra di "Ricordo di san Luca"

spumante, prodotto in sole 10.000 bottiglie, ad un simbolo artistico, culturale e naturalmente religioso come la Basilica di San Luca che si erge sul colle della Guardia. «È un simbolo che fa compagnia a molti viticoltori dei colli bolognesi mentre lavorano in vigna. Ci è subito piaciuta l’idea di immortalarla sull’etichetta di questo nuovo spumante».

L’ingrediente dell’espressività

Ma il filo conduttore dell’arte ha trovato espressione anche attraverso altre due etichette a

Marilyn firmata da Enrico Dicò nell'etichetta "profana"

edizione limitata – solo 3000 bottiglie – che omaggiano lo storico legame tra Bologna e la Pop Art e al tempo stesso interpretano lo spirito delle generazioni più giovani attraverso un linguaggio universale. L’artista romano Enrico Dicò, sperimentatore di nuove soluzioni pittoriche e celebrato inventore della tecnica della combustione del metacrilato, ha trovato particolarmente stimolante l’impegno di contribuire alla rinascita e alla trasformazione di questa storica cantina rinnovandone anche l’immagine. «L’espressività – ha detto – è un ingrediente decisivo per un prodotto di qualità che si rivolge ad uno stile di consumo più giovane e glamour».

Grazie alla sua collaborazione sono nate le due etichette originali delle edizioni limitate che riproducono due sue opere che raffigurano due icone pop come The Joker e Marylin (ora disponibili, in pochissimi esemplari, anche in formato magnum, solo sul canale e-commerce della cantina e nei loro punti vendita).

Una personalità che emerge con forza

Un’immagine di rottura che, assieme alla tradizione dell’etichetta con la Basilica di San Luca, ben rappresenta lo spirito del Pignoletto DOC Spumante Brut “Ricordo di San Luca”. Un prodotto che nasce dal desiderio dei soci della Cantina di Valsamoggia di ottenere un vino di carattere, frutto di un’attenta selezione delle uve provenienti dai vigneti più vocati a disposizione della cooperativa. Si tratta di uno Charmat lungo ottenuto grazie alla permanenza del vino base per circa un anno sulle sue fecce prima della successiva fase di imbottigliamento. Il corredo aromatico alterna note agrumate e delicatamente fruttate, mentre al palato un finale lievemente amarognolo, che ricorda la mandorla, è tipico dei vini ottenuti dal vitigno Pignoletto.

Prima selezione, poi sintesi

«La sfida – spiega Daniele Artioli, l’enologo della cooperativa - è stata quella di fare un passo in più rispetto a quello che già si faceva». Artioli spiega come, fin dal 2014, abbia “affrontato” con rispetto il mondo del Pignoletto classico dividendo il prodotto di collina e di pianura, docg e doc, produzioni più strutturate e più “beverine”.

«Abbiamo selezionato i cru migliori di tutte le zone, dagli alti colli bolognesi fino alla pianura alluvionale dei fiumi Secchia e Panaro, una striscia di territorio con caratteristiche pedoclimatiche e capacità produttive molto diverse». Dopo l’analisi, la sintesi: «Abbiamo scelto le basi con le caratteristiche migliori e poi le abbiamo unite in un blend che rappresentasse tutte e caratteristiche di struttura, freschezza e mineralità».

Una selezione molto spinta in vigneto che ha consentito di azzardare la scelta della rifermentazione con un metodo charmat molto lungo con sosta sulle fecce molto prolungata per sviluppare una bolla fine in grado di accrescere la sensazione di tensione.

Una svolta che ha comportato un deciso cambiamento anche delle abitudini consolidate nel vigneto, visto che in collina erano soprattutto abituati a produzioni da pasto con raccolte in surmaturazione.

Ricambio generazionale, nei produttori e nei consumatori

«Dopo anni di crisi – spiega Piccinini – alla cantina di Bazzano non erano rimasti che 150 soci con una produzione limitata a non più di 15mila quintali di uva». Piccoli produttori che senza la scelta di investimento della Cantina di Carpi e Sorbara rischiavano di dover abbandonare i loro vigneti. «In sette anni di lavoro i conferimenti sono aumentati, segno di un ritorno di fiducia che fan ben sperare, e soprattutto ha iniziato ad abbassarsi l’età media dei produttori, un ricambio generazionale sostenuto da figli e nipoti che stanno portando nuova vitalità alla produzione di questo angolo dei Colli Bolognesi docg».

«Grazie a questo paziente lavoro – ha commentato Piccinini -, siamo riusciti a ottenere uno Spumante dal sorso appagante destinato sia ad un pubblico di cultori del vitigno e del territorio, sia alle generazioni più giovani» «Gli obiettivi più difficili – ha concluso - sono quelli che poi danno più soddisfazioni quando vengono raggiunti».

Il Pignoletto che rompe gli schemi e ripopola la collina - Ultima modifica: 2020-12-23T14:29:51+01:00 da Lorenzo Tosi

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