Celebrato ad Asti l'anniversario della nascita del Centro di Ricerca Crea Viticoltura ed Enologia, punto di riferimento da 150 anni per la ricerca in enologia e viticoltura, erede scientifico della Regia Stazione Enologica Sperimentale istituita nel 1872.
I passaggi prima di entrare a far parte del Crea
Nel corso della sua storia il Centro è stato prima Istituto Sperimentale per l’enologia, nel 1967, e Centro di Ricerca per l’Enologia nel 2008, entrando a far parte dal 2017 del Crea, appunto come Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia.
Campo sperimentale con 200 varietà di viti
Nata con una forte vocazione per la ricerca in campo enologico, la "Stazione" ha implementato fin dalle origini un’attività legata anche alla viticoltura, essendo dotata di un campo sperimentale di 8.000 metri quadrati, con circa duecento varietà di viti.
E' nato qui il "metodo Martinotti"
Durante la crisi della fillossera, nella seconda metà dell’800, ha provveduto alla distribuzione di 200.000 talee ai viticoltori bisognosi. Altro merito è la creazione del cosiddetto “metodo Martinotti”, il processo di spumantizzazione in autoclave.
Ricerca a tutto campo lungo la filiera
A 360 gradi gli studi condotti: dall’influenza degli agenti atmosferici sulla maturazione dell’uva alla composizione chimico-fisica (in particolare il contenuto di polifenoli), dall’applicazione della chimica analitica in enologia all’impiego dei fertilizzanti, fino all’analisi chimica e sensoriale di uve, mosti e vini.
Il contributo alle tecniche di vinificazione
Tra i filoni di lavoro anche il miglioramento delle tecniche di vinificazione, incluso l’impiego di coadiuvanti e additivi enologici, la caratterizzazione e selezione di ceppi microbici a uso enologico, l’analisi dei terreni, i sistemi di coltivazione della vite e le sue malattie, la prevenzione e il controllo delle frodi e la valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Al passo con le evoluzioni del vino italiano
"L’evoluzione delle sue ricerche rispecchia quella stessa del vino italiano", ha detto Carlo Gaudio, presidente del Crea, all'apertura delle celebrazioni. "I recenti studi sugli aromi del vino e delle uve permettono di individuare le relazioni tra composizione chimica e caratteristiche olfattive, di stabilire l’effetto delle cultivar nonché delle pratiche agronomiche ed enologiche sulla composizione aromatica dei vini, di sviluppare nuovi metodi analitici orientati al riconoscimento varietale, dell’origine geografica o finalizzati alla individuazione di sofisticazioni in campo enologico".
Le nuove frontiere: salubrità e sostenibilità
Riguardo al futuro, Gaudio ha fatto riferimento ad ambiti di ricerca di grande attualità: "dalla conservabilità alle innovazioni di cantina, dalla tipicità e salubrità alla sostenibilità, mirando ad un’economia circolare, con il recupero e la valorizzazione degli scarti di lavorazione".
L'enologia di precisione tra le nuove sfide
"La nostra attività - gli ha fatto eco il direttore del Crea Viticoltura ed Enologia Riccardo Velasco - è orientata a migliorare la gestione del processo di vinificazione, anche attraverso l’enologia di precisione, ottimizzando l’impiego delle risorse in un’ottica di sostenibilità economica, per mettere a disposizione delle cantine strumenti flessibili in grado di affrontare le sfide imposte dal mercato, dalla società e dal clima".
Abbassare il ph dei vini e il tenore alcolico
In particolare, in merito alle evidenze attuali, il direttore del Crea ha fatto riferimento al monitoraggio con i sensori delle condizioni ambientali e del ciclo di vinificazione e conservazione; alla stabilizzazione tartarica e proteica dei vini per sopportare trasferimenti su grandi distanze e in condizioni ambientali non favorevoli; l’impiego delle membrane, per abbassare il pH dei vini e ridurre il tenore alcolico, in crescita a causa dei mutamenti climatici.
Controllo microbiologico di uve e mosti
Altri ambiti di lavoro evidenziati sono stati quelli riferiti ad alcuni procedimenti fisici, come gli ultrasuoni, i campi elettrici pulsati e le alte pressioni, utilizzati inizialmente per l’estrazione della componente polifenolica, ma oggi anche per il controllo microbiologico di uve e mosti, finalizzato a ridurre l’impiego dell’anidride solforosa in alcuni processi produttivi.
Un secolo e mezzo a servizio della filiera
Una realtà, dunque, quella del Centro di Ricerca Crea Viticoltura ed Enologia, che ha contribuito alla nascita e al progresso dell'enologia italiana, contribuendo ad affrontare le sfide del mondo del vino, con attività che si sono diversificate sempre più nel corso dei 150 anni, accompagnando passo passo la crescita della filiera.