Da sinistra a destra: Marco Moriundo, Bernardo Gozzini, Stefano Orlandini, Attilio Scienza e Giovanni Negri. Che il clima globale stia cambiando non è una novità. E non lo è nemmeno il fatto che, col mutare del clima, la viticoltura viva una fase di cambiamento profondo, non solo nella maturazione dell’uva, e quindi nella qualità dei vini, ma anche nella geografia delle coltivazioni e nella composizione dei vigneti. Di questo e di come l’uomo possa intervenire per salvaguardare produzione ed ecosistema si è parlato lo scorso 16 novembre 2013 a Firenze alla Stazione Leopolda, durante il Wine in Progress e 47° Congresso Nazionale AIS, con i massimi esperti sul tema tra cui il Prof. Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura e Direttore del Master in Gestione del Sistema Vitivinicolo all’Università di Milano. Tra i primi a valutare quanto le variazioni climatiche possano incidere sulla qualità di un vino ci sono i sommelier, come spiega il Presidente Nazionale dell’AIS Antonello Maietta: “È il sommelier colui che per primo viene chiamato a valutare le note sensoriali influenzate dall’andamento del clima: rispetto al passato, oggi al sommelier si richiedono competenze più ampie, una volta impensabili per il suo ruolo. Deve saper raccontare al consumatore la vita di un vino dalla vite al bicchiere, ma per farlo deve essere informato anche sull’andamento delle annate e sulla vinificazione. Ecco perché si è voluto parlare, in sede di Congresso a Firenze, anche di mutamenti climatici e dell’influenza che questi riflettono sul territorio e sulla viticoltura”. Fra i territori maggiormente vocati alla viticoltura c’è proprio la Toscana, regione in cui enti e istituzioni si sono rivelati in più occasioni sensibili al tema. “La Regione Toscana, con il Consorzio LAMMA, ovvero Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile – spiega il Presidente di AIS Toscana Osvaldo Baroncelli – si propone di offrire un servizio aggiuntivo ai produttori i quali, sfruttando le informazioni che vengono loro fornite, hanno la possibilità di poter organizzare al meglio la coltivazione e la vendemmia in relazione alle previsioni di condizioni climatiche stagionali. Toccherà poi ai nostri sommelier, con la loro professionalità e la loro preparazione, aiutare il consumatore a riconoscere questi elementi nelle caratteristiche sensoriali di un vino”. Ma in che modo la qualità di un vino può variare a seconda dell’andamento climatico della stagione? “La vite risponde con i mezzi che l’evoluzione ha messo a sua disposizione attraverso i meccanismi di controllo della riduzione della disponibilità idrica, della mitigazione del danno ossidativo e del condizionamento della maturazione a temperature elevate – illustra il Prof. Attilio Scienza – e tutto questo comporta un cambio anche importante nei composti sensorialmente rilevanti nel vino, perché ad una diversa composizione chimica della bacca corrisponde anche una diversa attività di lieviti e batteri. Se negli anni a venire ci troveremo di fronte a maturazioni accelerate dal clima, c’è il rischio che nelle aree più calde del nostro paese vini freschi, poco alcolici, morbidi e con aromi fruttati diventino più difficili da produrre”. Insieme al Prof. Scienza, tra i protagonisti della tavola rotonda Clima e Vino, moderata dal consigliere nazionale e delegato AIS di Lucca Leonardo Taddei, anche l’imprenditore vitivinicolo e scrittore Giovanni Negri, il Prof. Stefano Orlandini del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze, Marco Moriundo ricercatore dell’Istituto di Biometeorologia del CNR e il Prof. Bernardo Gozzini del Consorzio Lamma.
Wine in Progress e 47° Congresso AIS
Clima e vino: la qualità si definisce in vigna
A parlarne il ricercatore Attilio Scienza, lo scrittore Giovanni Negri ed esperti di biometeorologia e di ambiente