L'evento svoltosi a Veronafiere

wine2wine: chiusa la prima edizione

Il business forum per gli operatori del settore firmato Vinitaly

Wine2wine, il business forum per gli operatori del settore firmato Vinitaly, si è svolto a Veronafiere nelle giornate del 3 e 4 dicembre 2014. Ecco alcuni tra gli spunti emersi dalle relazioni, istituzionali e non, tenute durante l’evento. Cina, istruzioni per l’uso Non esiste una ricetta unica per conquistare la Cina e non esiste un unico profilo di consumatore. Servono scelte mirate per convincere i cinesi ad acquistare e a bere vino italiano, ancora poco presente nelle filiere dell’horeca e soprattutto nel segmento del lusso. È quanto emerso dal focus sul mercato cinese nella prima giornata di wine2wine, dove sono state tracciate le ‘istruzioni per l’uso’ con cui accedere al Celeste Impero, dove il vino italiano ha ancora molto da esprimere. Per Yang Lu, sommelier e wine director del gruppo Shangri-La Hotels e Resorts: «La Cina è una piazza in continua evoluzione dove la parola d’ordine è targetizzare. Il brand Italia deve puntare a posizionare le proprie etichette nelle carte dei ristoranti e degli hotel ritenute garanzia di qualità e ad oggi monopolizzate dalla Francia, che si posiziona sulla fascia medio alta della popolazione». Non a caso la Francia detiene il 46% delle importazioni cinesi in valore, mentre l’Italia (5° Paese importatore) si ferma solo al 7% a pari merito con la Spagna, superata anche da Australia (15%) e Cile (11%). Tra le aree di criticità del vino italiano in Cina, individuate da Yang Lu, anche quella degli «importatori, che devono essere in grado di portare in Cina non solo i grandi produttori vitivinicoli ma anche le altre eccellenze enologiche per tentare di appassionare un mercato potenziale da 3 miliardi di euro in totale». Negli ultimi anni la Cina ha fatto un balzo in avanti sul fronte produttivo. Infatti, secondo quanto riportato a wine2wine da Judy Chan, presidente di Grace Vineyard, la prima cantina a conduzione familiare in Cina fondata nel 1997 e oggi considerata come uno dei migliori produttori di vino cinese «attualmente si contano 10 regioni a vocazione vinicola con circa mille vigne contro le 21 censite alla fine degli anni ’90. Il maggiore produttore cinese realizza circa 150 milioni di bottiglie, ma il mercato è talmente vasto e complesso, anche dal punto di vista produttivo, che prospetta margini di crescita anche per i produttori locali». EXPO 2015: presentarsi uniti «L’Expo esige che il settore del vino si presenti unito per raccontare le sue eccellenze. Si tratta di una grande sfida per la filiera vitivinicola e anche per Vinitaly che dovrà mantenere alto il livello di attenzione per 6 mesi». Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, intervenendo a wine2wine. L’esposizione universale di Milano sarà una grande sfida per il made in italy e il vino italiano sarà un driver importante di riflessione e di rilancio anche in chiave economica. Per Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, «Expo 2015 dovrà essere l’occasione per l’Italia di raccontare e imprimere la sua bella storia fatta di imprese, territori e prodotti capaci di lasciare il segno, così come avvenne nell’edizione di Parigi del 1855 con l’introduzione della prima classificazione dei Cru». Tra i punti di forza del padiglione del vino quello della sua comunicabilità, soprattutto verso i 3 milioni di visitatori stranieri attesi a Milano, di cui 1,5 milioni arriveranno dalla Cina. «Ad oggi sono già stati venduti 300mila biglietti e sono stati concessi oltre 600mila visti per l’Italia». È questo lo stato dell’arte della Cina sull’Expo di Milano secondo Richard Wei, dirigente del Segretariato generale del Shanghai Post-Expo. «In occasione di Expo – ha proseguito il delegato cinese impegnato nel team di lavoro del governo di Shanghai per la partecipazione a Expo 2015 – abbiamo intenzione di istituire il ‘China-Italia fashion and industry development fund’, un fondo da circa 125 milioni di euro per promuovere una piattaforma di scambi sui settori del made in Italy, tra cui il vino, l’olio e la moda». Buone notizie dal Canada Si accorciano i tempi dell’azzeramento dei dazi doganali applicati alle importazioni di vino in Canada previsto dal ‘CETA’, l’accordo di libero scambio tra UE e il Paese nord americano, avviato nel 2008. L’annuncio è stato dato da Emmanuel Kamarianakis, Consigliere del Ministro agli affari commerciali presso l’Ambasciata del Canada a Roma, in apertura della seconda e ultima giornata di wine2wine. «Entro 18-24 mesi – ha esordito Kamarianakis – sarà operativa la parte dell’accordo che prevede l’eliminazione dei dazi per il 98% dei flussi commerciali, tra cui il vino; il restante 2% invece rimarrà per i prodotti agricoli». Tra gli obiettivi dell’entrata in vigore del CETA anche la semplificazione delle procedure doganali; la trasparenza dei flussi commerciali e lo snellimento degli ostacoli tariffari. «Da questo accordo – ha proseguito Emmanuel Kamarianakis – ci aspettiamo un aumento di 12 miliardi di dollari di scambi commerciali provenienti tra l’Europa e il nostro Paese». Il consumo del vino in Canada continua a crescere. Nel 2013, i canadesi hanno bevuto 220 milioni di bottiglie di vino l’anno, con un consumo pro capite di 17,4 litri (pari a 234 dollari). Le importazioni (oltre 370 milioni di litri) rappresentano il 70% del vino in circolazione con 1,97 miliardi di dollari di fatturato e una crescita del 4,3 per cento. L’Italia, con 70 milioni di litri circa, è il primo Paese importatore per volume e secondo (con gli Usa) per valore, circa 400 milioni di dollari, sorpassato dalla Francia che, secondo Emmanuel Kamarianakis, «arriva sul mercato canadese con più dinamicità e con proposte più attraenti che fanno aggiudicare alle etichette francesi un miglior posizionamento. Occorre che l’Italia si organizzi meglio, facendo più gioco di squadra». Veronafiere e SIMEST per l’internazionalizzazione delle PMI La Fiera di Verona diventa la prima in Italia a promuovere il nuovo strumento finanziario di SIMEST che favorisce la presenza delle aziende italiane a manifestazioni all’estero. Fino a 100mila euro di plafond, rimborsabili entro sei anni dal richiedente, ad un tasso dello 0,50% annuo. È questo l’importo massimo del finanziamento agevolato che SIMEST, la società controllata da Cassa depositi e prestiti che sostiene le imprese del Paese sui mercati internazionali, mette a disposizione delle PMI per incentivarne la partecipazione a fiere e mostre sui mercati extra europei. Tra i primi a poterne beneficiare, gli espositori di Veronafiere, uno dei più importanti operatori fieristici in Europa con oltre 1 milione di visitatori ogni anno e un calendario di rassegne che copre i cinque continenti. La Fiera di Verona, infatti, ha firmato oggi un accordo di collaborazione con SIMEST, in occasione di wine2wine. La partnership, sottoscritta dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e dall’amministratore delegato di SIMEST, Massimo D’Aiuto, prevede l’impegno di Veronafiere nella promozione tra le proprie aziende espositrici, mentre a SIMEST il compito di allestire uno sportello dedicato durante i maggiori eventi fieristici. Per dare immediata attuazione all’accordo, Veronafiere ha già costituito un team di professionisti cui rivolgersi per ottenere informazioni e una prima assistenza nella redazione della richiesta di finanziamento: ogni singola domanda può riguardare più fiere e fino a tre paesi di destinazione, coprendo le spese sostenute entro 18 mesi dalla data di stipula del contratto. Cantine italiane sempre più 2.0 Sito internet, Facebook, Twitter ma anche Pinterest e Youtube. La rete non è più un tabù per le cantine italiane che si scoprono sempre più 2.0 e connesse con il mondo intero H24. È la sintesi della ricerca Le imprese vitivinicole italiane e il web, condotta da BeSharable e presentata oggi a wine2wine, il primo forum di Veronafiere-Vinitaly dedicato al business del settore vitivinicolo. Secondo l’indagine, realizzata su 3.439 imprese del settore, il 94% delle cantine dispone di un sito internet, supportato dalla presenza sui social, in primis Facebook che cattura il 73% dei profili aziendali, confermandosi il canale più utilizzato anche per il marketing. Tra gli altri strumenti utilizzati è Twitter a primeggiare con il 30% delle cantine che ‘cinguettano’, subito seguito da Instagram, l’applicazione di condivisione delle immagini nata nel 2010, che raccoglie il 16% delle imprese italiane del vino. Tra i prodigi della rete anche l’upgrade linguistico del vino italiano che ora comunica anche in inglese per il 96% del panel. E se lingue europee, in rete, vanno per la maggiore (in aggiunta all’italiano e all’inglese), non è così per quelle dei mercati obiettivo del settore. Infatti solo il 6% delle aziende comunica in cinese, mentre il russo si deve accontentare di appena un 3 per cento. La social analysis «Nel 2011 l’analisi del mondo 2.0 era al 100% riferita ad aspetti quantitativi, numero fan e follower. Tre anni dopo, la percentuale scende sotto il 50%, lasciando spazio alla qualità del target, sentiment, strategia e una minima percentuale di predittività. Un dato, quest’ultimo, che fra due anni sarà invece determinante per il 20%, mentre la quantitativa scenderà sotto il 10 per cento». È la fotografia che Paolo Errico, ad di SocialMeter by Maxfone (azienda italiana leader nell’analisi del mondo social grazie ad un algoritmo esclusivo nato dalla collaborazione con tre università e che coinvolge più di cento ricercatori) ha scattato nel corso del seminario Wine blog: utili o inutili?, presentato oggi a wine2wine, il primo forum di Veronafiere-Vinitaly dedicato al business del settore vitivinicolo. «Secondo la multinazionale Cisco nel 2020 – ha ricordato Errico – nel mondo ci saranno 50 miliardi di device online (oggetti collegati alle rete, ndr) generatori di Big Data che, solo negli USA, produrranno 1 milione di nuovi posti di lavoro per analizzarne i contenuti». Ma qual è il rapporto delle cantine italiane con i blog e più in generale con i social network? L’attenzione si sposta dall’essere presenti –  ormai il 94% delle cantine dispone almeno di un sito internet collegato a uno o più social –  alla content strategy, al dialogo diretto con gli utenti e allo studio dell’immagine grafica, come hanno evidenziato nei loro interventi Giovanna Lazzari della Casa Vinicola Zonin, Matteo Bisol di Venissa (Bisol), Stefania Paglino di Planeta, Lene Bucelli di Avignonesi e Alessandro Cortes di Argiolas. A dimostrazione che il settore del vino è entrato in una fase più matura e consapevole dell’utilizzo degli strumenti social e della comunicazione virale.

wine2wine: chiusa la prima edizione - Ultima modifica: 2014-12-05T15:06:30+01:00 da Redazione

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