Stop per l’export di bottiglie di lusso in Russia

Quarto pacchetto di sanzioni e blocco delle spedizioni deciso da un fronte di Paesi che rappresenta il 40% del Pil mondiale. Si salva l’export di Asti e Prosecco ma l’agricoltura tricolore già paga a caro prezzo gli effetti guerra tra caro-energia, boom gasolio e concimi e speculazioni sulle materie prime

 

Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante.

Blocco senza precedenti

Valdis Dombrovski, vicepresidente della Commissione Ue

«L'Ue smetterà – ha detto il vice presidente esecutivo della commissione europea, il lettone Valdis Dombrovskis - di trattare la Russia come partner favorito presso l'Organizzazione mondiale del commercio».

Un’affermazione raccolta nel corso della conferenza stampa dopo il vertice Ecofin che ha rafforzato il pacchetto si sanzioni. «Si tratta di una mossa senza precedenti – ha ribadito Dombrovskis - ed è sostenuta da un blocco commerciale molto ampio che rappresenta il 40% del Pil mondiale ed è rappresentato da numerosi Paesi oltre ai membri dell'Ue».

L’obiettivo è quello di paralizzare la macchina da guerra di Putin e aumentare la pressione economica su Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina.

Stop alle bottiglie sopra i 300 euro

Stop dalla Ue, quindi, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale della Ue.

L’impatto dell’embargo precedente

Tra l’altro -ricorda Cia- le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea.

Anche Confagricoltura è intervenuta sull’argomento segnalando che l'Italia e' il primo fornitore di vini della Federazione Russa, davanti alla Francia.

Secondo i dati di Nomisma Wine Monitor, che tengono conto delle 'triangolazioni', vale a dire prodotti inviati ad altri stati membri prima di essere destinati al mercato russo, le esportazioni italiane sono ammontate lo scorso anno a 345 milioni di euro.

Gli spumanti, Asti e Prosecco in testa, inciderebbero per quasi la metà sul valore totale. «Gli operatori interessati – afferma Confagricoltura n una nota - devono essere indennizzati per le perdite economiche provocate dalle decisioni del Consiglio».

Alla ricerca di nuovi clienti

«Siamo comunque ottimisti sulla possibilità di trovare, in sostituzione di quelli russi, nuovi consumatori ed estimatori dei nostri vini a livello internazionale, le potenzialità sono di assoluto rilievo».

Lo scorso anno le esportazioni hanno raggiunto il livello record di oltre 7 miliardi di euro, con una crescita del 13% in valore rispetto al 2020.

L’impatto sui mezzi tecnici

Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane. Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio.

Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.

Stop per l’export di bottiglie di lusso in Russia - Ultima modifica: 2022-03-16T20:28:09+01:00 da Lorenzo Tosi

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