I dati Istat relativi al periodo gennaio-maggio 2022 riportano i numeri del commercio estero e testimoniano un andamento positivo, più netto in termini di valore – che ha superato la soglia dei 3 miliardi di euro – rispetto ai volumi esportati.
In particolare – in riferimento all’intero segmento commerciale (NC 2204), senza distinzione di tipologia né di contenitore – si è registrato un incremento del valore pari a +14,2% (+380 mila euro) e una crescita dei volumi, arrivati a quota 8,58 milioni di ettolitri, limitata a +1,6% (+140 mila ettolitri) (v. tabella 1). C’è da dire che, oltre i primi effetti dell’inflazione sulla capacità di spesa dei consumatori, la domanda nella grande distribuzione organizzata – dopo l’impennata delle vendite che ha accompagnato i periodi di lockdown durante il primo periodo di pandemia – ha registrato una fisiologica flessione.
Tab. 1 – Commercio estero nel periodo gennaio-maggio 2022 (per paese cliente) (quantità e valore)
Quantità
(migliaia di ettolitri) |
Valore
(milioni di €) |
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Gennaio-maggio 2021 | Gennaio-maggio 2022 | Δ 2021/22 | Gennaio-maggio 2021 | Gennaio-maggio 2022 | Δ 2021/22 | |
Francia | 300,77 | 376,59 | +25,21 | 80,13 | 115,31 | +43,91 |
Germania | 2.064,58 | 2.003,72 | -2,95 | 445,90 | 471,77 | +5,80 |
Regno Unito | 865,87 | 973,09 | +12,38 | 231,15 | 293,92 | +27,15 |
Svizzera | 328,40 | 315,92 | -3,80 | 167,45 | 175,54 | +4,83 |
Ucraina | 62,50 | 25,99 | -58,41 | 17,22 | 7,82 | -54,59 |
Russia | 193,23 | 118,32 | -38,77 | 47,31 | 32,72 | -30,85 |
Stati Uniti | 1.644,33 | 1.581,89 | -3,80 | 683,64 | 769,51 | +12,56 |
Canada | 317,21 | 346,65 | +9,28 | 141,64 | 170,57 | +20,42 |
Cina | 140,58 | 113,62 | -19,18 | 54,00 | 48,47 | -10,23 |
Giappone | 165,37 | 188,19 | +13,80 | 66,19 | 77,72 | +17,42 |
Europa | 5.778,19 | 5.894,01 | +2,00 | 1.565,41 | 1.790,30 | +14,37 |
Mondo | 8.448,51 | 8.588,12 | +1,65 | 2.688,96 | 3.071,17 | +14,21 |
Fonte: Elaborazione VVQ su dati Istat - NC 2204 (Vini di uve fresche, inclusi i vini arricchiti di alcole; mosti di uva, parzialmente fermentati e con titolo alcolometrico effettivo >0,5% vol. o aventi un effettivo tenore, in peso, >0,5% vol. di alcole addizionato)
In ogni caso, accanto ai numeri complessivi occorre poi considerare i dati disaggregati, tenendo conto che – al di là degli spumanti che crescono più dei vini fermi e, come noto, spostano verso l’alto i numeri dell’intero segmento – non mancano le differenze tra tipologie differenti (territoriali e non) né tra i paesi clienti.
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I dati disaggregati
Relativamente ai vini fermi in recipienti < 2 litri, l’analisi dei dati Istat rivela un sostanziale incremento del valore del vino spedito all’estero, con una crescita degna di nota, anche in termini di volume, limitata ai vini Igp (+4%) che superano così i 1,5 milioni di ettolitri. Una quantità comunque ancora sostanzialmente inferiore rispetto ai vini Dop, che contano 2,42 milioni di ettolitri venduti all’estero nel periodo gennaio-maggio 2022, quasi invariata su base annua (+0,9%), in lieve flessione se si considera invece il solo mercato europeo (-1,4%) (v. tabella 2). In calo invece i numeri dei vini comuni, sia in termini di volume (-11%) che di valore (-5,9%) che comunque registrano una interessante crescita sia nel Regno Unito, Giappone e Stati Uniti, con incrementi rispettivamente pari a +83,7%, +24,2% e +16,2% (v. tabelle 4 e 5).
Seguono l’orientamento i vini sfusi, che crescono soltanto in termini di introiti, segnando un aumento pari a +11,2% ma in termini di quantità – che non arriva alla soglia di 1,5 milioni di ettolitri – registrano una diminuzione pari a -3,6% su base annua (v. tabella 3).
In rialzo invece, nello stesso intervallo temporale, le quantità degli spumanti venduti all’estero, con un trend positivo sia per le tipologie Dop (+14%) – sempre trainate dal Prosecco che, con 1,4 milioni di ettolitri, conta oltre l’85% dell’intero segmento – che per gli spumanti comuni (+16%). Anche rispetto al valore, l’analisi dei dati Istat fa emergere un differenziale positivo a doppia cifra, pari a +29,3% per gli spumanti Dop e +21,4% per i comuni (v. tabella 4).
La destinazione del vino italiano
L’analisi dei singoli mercati consente di ottenere dei dati di maggiore dettaglio e di osservare, oltre alle conferme, anche alcune sorprese. Tra queste si colloca la Francia che nei primi 5 mesi dell’anno ha fatto registrare un forte incremento degli acquisti di vino italiano, compresi gli spumanti, complessivamente pari a +25,2 in volume e +44% in valore, per un delta di 76 mila ettolitri e 35 milioni di euro. Un contributo sostanziale è dato tuttavia dai vini sfusi (+30,4% in volume e +74,3% in termini di valore) che, piazzati sul mercato francese, contano circa 152 mila ettolitri su un totale di 376 mila ettolitri venduti.
In crescita anche il Regno Unito che fa registrare un incremento complessivo pari a +12,3% in volume e +27% in valore e che si conferma – nonostante la fase post-Brexit e in un contesto politico particolarmente delicato – mercato di riferimento per i vini spumanti Dop, in particolare per il Prosecco che nel periodo considerato è in rialzo con incrementi a doppia cifra.
In Germania, Svizzera e Stati Uniti diminuiscono le quantità spedite ma aumentano gli introiti mentre in Canada e Giappone i numeri sono positivi per entrambi gli indicatori.
In flessione la Cina, mercato che si conferma complicato e, come attesa conseguenza della difficile situazione geopolitica, l’Ucraina e la Russia, mercato nel quale sono drasticamente calate le spedizioni dirette. Dall’analisi dei dati Istat risulta che nei paesi coinvolti dal conflitto l’invenduto ammonta, nel periodo gennaio-maggio 2022, è pari a oltre 112 mila ettolitri per un controvalore pari a 24 milioni di euro. In particolare, i segmenti più colpiti sono riconducibili ai vini fermi Dop e Igp (< 2 litri) – che rappresentano la metà del valore del commercio estero – e agli spumanti Dop, essenzialmente rappresentati dal Prosecco (v. tabelle 4 e 5).
Quali giacenze in cantina?
I numeri dell’ultimo bollettino Cantina Italia, che riporta gli stock di vini e mosti d’uva alla data del 31 luglio 2022, conferma una giacenza pari a 43,6 milioni di ettolitri, 1,5 milioni di ettolitri in più rispetto al 31 luglio 2021 (+3,7%). Un dato che tuttavia deve essere rapportato alla produzione ottenuta dalla campagna 2021-22, pari a 50,2 milioni di ettolitri, maggiore di oltre 1,1 milioni di ettolitri ottenuti dalla precedente vendemmia, appena sopra i 49 milioni di ettolitri e il cui livello produttivo ha condizionato le rimanenze al 31 luglio 2021. Dall’analisi dei dati risulta che la maggiore quota parte del differenziale, pari al 75% del disavanzo calcolato tra il 31 luglio 2022 e il 31 luglio 2021, è riconducibile alla maggiore giacenza di vino Igp rosso (+13,5%) mentre il segmento Dop – benché rappresenti, con 22 milioni di ettolitri, la metà degli stock complessivi – presenta un incremento su base annua di circa 500 mila ettolitri (+2,3%). Per quanto riguarda inoltre i vini non territoriali (comuni e varietali) – la cui giacenza complessiva è pari a 9,2 milioni di ettolitri – i dati attestano un delta su base annua che non supera i 360 mila ettolitri.
La variabile inflazione
I numeri mostrano una situazione complessivamente (e momentaneamente) positiva ma occorre considerare, oltre all’incremento dei costi che pesa sui margini delle imprese vitivinicole, l’impennata dell’inflazione che ha toccato il 6,7% e che impatta in maniera significativa, non soltanto in Italia, sulla capacità di spesa e sui consumi. In effetti proprio l’andamento dei consumi, già in fase calante come confermato da un recente rapporto Iwsr-International Wine & Spirit Research, rischia di non assecondare, anzi di frenare, la curva dell’export.
Il valore, rispetto alla quantità, è oggi dominante sui mercati e il processo di premiumisation, che comunque dovrà fare i conti con un ridimensionamento del potere d’acquisto dei consumatori, secondo Iwsr potrebbe comunque rappresentare nel prossimo futuro un fattore di crescita e di consolidamento del commercio estero.