Londra taglia la burocrazia sull’import

Il Governo di Boris Johnson annulla l’obbligo del certificato Vi-1. Giansanti (Confagricoltura): «Ottima notizia per quello che è il terzo mercato di sbocco per i vini made in Italy»

«Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici relativi all'importazione di vini, che in totale ammonta a oltre 4 miliardi di euro l'anno, di cui circa la metà in arrivo dagli Stati membri della Unione europea».

Confagricoltura vigile

La buona notizia arriva da Confagricoltura con una nota che spiega: «Il Governo britannico ha deciso, a partire dal 2022, di sopprimere in particolare l'obbligo di presentazione del certificato Vi-1 per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi».

Un documento che, sulla base della normativa in vigore, richiede lo svolgimento di complesse analisi di laboratorio per il suo rilascio.

Massimiliano Giansanti

«Saranno così avvantaggiati – è l’analisi di Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – in primo luogo e in modo diretto i consumatori e gli operatori britannici».

Costi indiretti per 140 milioni di euro

Secondo i dati diffusi dal governo di Londra gli oneri amministrativi determinano infatti un costo di circa 140 milioni di euro l'anno che si scarica su quello finale dei prodotti in arrivo dall'estero.

«La semplificazione amministrativa – aggiunge Giansanti - facilita anche l'attività delle nostre imprese che esportano sul mercato britannico e la possibile riduzione del prezzo finale può far salire ulteriormente il consumo dei vini italiani».

Il vino non soffre la Brexit

Il premier inglese Boris Johnson

Con un fatturato annuale nell'ordine di 800 milioni di euro, la Gran Bretagna è il terzo mercato di sbocco per i vini made in Italy: oltre il 12% sul totale delle esportazioni.

I consumatori britannici, in dettaglio, acquistano 2,6 milioni di ettolitri di vini italiani.

«Siamo tra i primi paesi fornitori – segnala Giansanti - e merita segnalare che l'export di vini della Ue sembra resistere anche alle conseguenze della Brexit».

Stando ai dati della Commissione europea, le esportazioni agroalimentari dell'unione sul mercato britannico sono infatti diminuite del 6% - circa 800 milioni di euro in valore assoluto - da gennaio ad aprile di quest'anno sullo stesso periodo del 2020. Per i vini, invece, si è registrato un incremento di 140 milioni».

 

Londra taglia la burocrazia sull’import - Ultima modifica: 2021-07-27T10:39:10+02:00 da Lorenzo Tosi

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