Il bio come concetto di valore per le Denominazioni di origine

Quanto “pesa” il bio nelle regioni vitivinicole e, soprattutto, nelle Denominazioni di origine italiane? Quanto è visto come un valore di territorio? Il caso particolare della Doc Valdarno di Sopra

Nel mondo enologico italiano la dimensione del biologico in relazione alle Denominazioni di origine non è sufficientemente valorizzata per il suo favorevole apporto alla promozione.

La produzione in regime biologico promuove e tutela la biodiversità, favorendo l’uso di metodi maggiormente sostenibili ai fini del rispetto dell’ambiente anche nel medio-lungo periodo. Pertanto, il vantaggio competitivo che si riscontra a livello aziendale è cumulabile nella dimensione territoriale, entro le logiche di una Denominazione che sancisce i criteri di origine e trasformazione secondo specifici disciplinari.

In Italia esistono diversi biodistretti che accorpano aziende di produzione e commercializzazione di prodotti agricoli, non necessariamente di una sola categoria. Questi stessi territori e le aziende che vi operano fanno parte anche di Denominazioni vitivinicole che possono sfruttare meglio il loro posizionamento non solo unitario ma di sistema in un mercato che premia la qualità, la sostenibilità, la consapevolezza. Ovviamente la qualità è tracciata e sostenuta anche nella produzione “tradizionale”, ma qui interessa il biologico nella sua dimensione di sistema.

Il bio nella viticoltura italiana: qualche numero

Quello che preme osservare infatti sono le dinamiche relative alla percentuale di biologico all’interno delle Denominazioni del vino in Italia, proponendo una mappatura al fine di valorizzane la presenza sul mercato in termini distintivi.

Per farlo ci basiamo sui dati pubblicati dal Sinab (Sistema Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) nel report Vino Biologico, i numeri della filiera, incrociandoli con quelli delle Denominazioni.

Al 31/12/2022 gli operatori vitivinicoli del biologico erano 29.910, per una Sau di 133.140 ettari. In termini assoluti, si è registrato un aumento degli operatori del 3,4% e delle superfici vitate del 6% rispetto al 2021. I viticoltori rappresentano il 32,2% di tutti gli operatori biologici in agricoltura in Italia.

L’analisi a livello regionale mette in luce la presenza del bio nelle Denominazioni, in percentuale sul totale degli operatori.

In particolare, vengono riportati i dati più significativi in relazione a Denominazioni con percentuali di bio elevate, significative per una valorizzazione comune che, come detto, stenta a prendere piede.

La Toscana rappresenta la regione con il maggior numero di aziende vitivinicole biologiche, con una percentuale di aziende bio sul totale regionale pari al 28,6%. Seguono il Veneto con l’11%, il Piemonte con l’8,6%, la Sicilia con il 7,4%, l’Emilia Romagna con il 7% e le Marche con il 6%.

Le regioni che producono volumi maggiori di vino bio sono la Sicilia con il 23,4%, il Veneto con il 15,5% e la Toscana con il 15% dei rispettivi totali di produzione vitivinicola. La Puglia, pur avendo il 3,1% delle aziende vitivinicole sul totale, produce il 14,8% del vino in regime bio.

Bio e Dop

La correlazione più significativa fra bio e Denominazione si rintraccia in questi territori. Pertanto, è significativo comprendere a quanto ammonti la percentuale di produttori e di prodotto bio che è al contempo rivendicato Dop.

I 4.733 operatori siciliani che producono vino bio rivendicano in gran parte la Denominazione Sicilia, che produce oltre il 13% del vino con certificazione biologica. Ovviamente il bio è presente in tutte le denominazioni, che assieme accumunano quasi 11mila operatori.

In Veneto la superficie bio è di oltre 9mila ettari e i produttori bio sono 1.631 su oltre 22mila. Il bio è presente in tutte le Denominazioni.

La Puglia ha 4.420 viticoltori bio, su un totale di 12.500 produttori di vini a denominazione.

La Toscana ha quasi 3mila operatori bio sul totale dei 6.500 produttori delle Denominazioni. La produzione di vino bio è distribuita nelle 11 Docg, le 41 Doc e le 6 Igt. Sul totale della produzione di quasi 2 milioni di ettolitri (il 95% della produzione di vino in Toscana è Dop o Igp), il bio si attesta su 750mila ettolitri, con forte presenza nelle denominazioni Chianti Classico, Chianti, Brunello di Montalcino e Morellino di Scansano, ma pur con una consistente distribuzione su tutte le Denominazioni regionali.

Il caso particolare della Doc Valdarno di Sopra

Il caso della Doc Valdarno di Sopra merita una citazione, in quanto è la prima e finora unica Doc italiana a essere 100% bio. Ovvero tutti i soci produttori sono certificati bio o in conversione. Rivendicano la Doc Valdarno di Sopra 18 produttori, che operano in un territorio che occupa parti delle provincie di Arezzo, Firenze e Siena. Sono concentrati su vitigni autoctoni come su internazionali.

Svetta ovviamente il Sangiovese, data la vicinanza e la sovrapposizione al territorio rivendicabile del Chianti, ma ci sono Canaiolo, Pugnitello e Malvasia bianca e nera.

Il presidente è Luca Sanjust, che conduce Petrolo, producendo quindi vini organici come previsto dal Disciplinare. Infatti, per accedere e rimanere in Denominazione è stata prevista la certificazione bio come uno dei pilastri della rivendicazione.

Un percorso chiaro e determinato. Una Doc 100% bio, con previsione obbligatoria nel Disciplinare, coniuga la sostenibilità aziendale con quella di territorio. Promuovendo un concetto di valore che individua nel bio un plus per proporsi nei mercati mondiali con una visione originale.

Il bio come concetto di valore per le Denominazioni di origine - Ultima modifica: 2024-05-06T17:33:29+02:00 da Redazione

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