La bella azienda vitivinicola Maso Villa Warth, è il frutto della grande passione per la viticoltura del grandissimo campione di ciclismo Francesco Moser e della sua famiglia.
È collocata sulla collina a est di Trento ad un’altitudine media di 350 metri s.l.m nel piccolo borgo di Gardolo di Mezzo. Si trattava di un'antica residenza vescovile sopra una terrazza naturale che gode di uno straordinario belvedere sulla Val d'Adige.
Una terrazza sulla Val d’Adige
Francesco ha intrapreso una razionale opera di bonifica e ristrutturazione, ha rinnovato gli impianti di vigneto ed ha costruito all’interno del maso una razionale cantina dove lavora e conserva tutti i 2000 quintali di uve raccolte a mano nei vigneti sulle colline di Trento e nella Valle di Cembra. Sono vini territoriali Trentino DOC e Vigneti delle Dolomiti IGT, vinificati e affinati nella cantina di Maso Warth.
Per una gamma che comprende bianchi aromatici come Moscato Giallo, Gewürztraminer e Müller Thurgau, l’eleganza del Riesling Renano, rossi iconici da Teroldego e Lagrein oltre al Trento Doc. Con l’andare degli anni i figli sono cresciuti, si sono laureati e sono entrati in azienda, prima Francesca che poi si è sposata ed è andata lavorare nell’azienda del marito ed a quel punto è rientrato il figlio Carlo.
Quindi è entrato in azienda anche il figlio del fratello Diego, Matteo che ha assunto il ruolo di enologo dell’azienda mentre Carlo si occupa della parte commerciale ed organizzativa dell’azienda e Francesco vista la sua grande passione per la viticoltura sovraintenda la fase produttiva.
In occasione della presentazione della linea di vini fermi Warth di cui sono appena state rinnovate le etichette grazie alla collaborazione dell’artista Paolo Tait, sotto la guida di Nereo Pederzolli è stata organizzata una verticale dei principali vini dell’azienda: il Moscato Giallo, il Teroldego e il Riesling Renano.
Una storia che parte da Palù
Abbiamo colto l’occasione per porre alcune domande ai Moser.
Innanzi tutto Francesco qual è in sintesi la tua storia di viticoltore?
Ho cominciato a fare il vino già a Palù, nella piccola cantina di famiglia, poi nel 1988 ho comperato il maso lo ho completamente ristrutturato, nuove varietà vicine a quella storica del Moscato Giallo, nuova cantina e nel 2001 abito nel maso.
Bollicine da record
Come è nato il Trentodoc 51,151 che ha preso il nome dal record dell’ora che hai conquistato nel 1984?
In quell’anno su suggerimento del prof. Francesco Spagnolli ho lanciato il primo Trento doc dell’azienda. Ora il Trento Doc è diventato il prodotto più importante ne produciamo 85-90 mila bottiglie su un totale di 150 mila complessive.
Biologico in campo e attenzione alle pratiche di cantina
L’intervista di allarga al figlio Carlo, a cui chiediamo l’approccio rispetto alla sostenibilità.
Da 8 anni coltiviamo tutti i nostri vigneti in regime biologico e selezionando le zone più vocate per le singole varietà. Da quando io e Matteo siamo in azienda abbiamo investito per migliorare il conferimento delle uve, la pressatura e la vinificazione. Ad oggi possiamo dire di avere lo stato dell’arte della tecnologia disponibile in cantina.
Quali sono le principali varietà coltivate sia a Maso Warth che in Valle di Cembra?
Coltiviamo principalmente chardonnay e Pinot nero per il Trentodoc in valle di Cembra e a Maso Warth. In questa proprietà ci sono anche, il Moscato Giallo, il Gewurztraminer e il Riesling. Infine coltiviamo il Teroldego sulle colline dei Sorni.
I vostri vini puntano tutti all’eccellenza o mantenete una quota di sfuso?
No, vista la forte richiesta per le nostre bottiglie dei Trentodoc e dei vini Warth, tutto il nostro vino è imbottigliato. Semmai il problema degli ultimi anni è stato lo squilibrio tra domanda e offerta, siamo spesso senza prodotto da vendere.
Tre diversi Trentodoc
I vostri Trentodoc hanno avuto la fortuna del traino dovuto al record dell’ora dando anche il nome alla prima linea di Trentodoc, la grande richiesta continua?
Sicuramente il nome del papà e questo Record in etichetta ci hanno aiutato, ma verso la fine degli anni 90 eravamo un po’ in crisi. Poi siamo arrivati noi giovani e abbiamo rivoluzionato l’azienda. Abbiamo lavorato per costruire la reputazione del prodotto e non solo della nostra etichetta.
Ci stiamo riuscendo anche grazie alla Trentodoc, una garanzia di qualità che ci sta aprendo molte porte in Italia e anche all’estero. Oggi abbiamo 3 tipi: il brut 51,15, tutto Chardonnay, il Rosè extra brut tutto Pinot Nero e il Brut Nature 100% Pinot Nero. A gennaio usciremo con un altro prodotto di alta qualità. Tutti ottenuti dai 20 ha di famiglia e altri 8ha conferiti da altri viticoltori a Giovo.
Come vanno le cose dal punto di vista economico?
L’azienda va bene e grazie alla crescita non solo del fatturato, ma anche del prezzo medio delle bottiglie, partiamo da un minimo di 13 euro fino ai 28, possiamo continuare ad investire per migliorare vigneti e cantina. Certo in un’azienda come la nostra il capitale investito in vigneti, immobili e bottiglie in affinamento è cospicuo e per avere un rendimento adeguato bisogna posizionare i prodotti sempre più in alto.
Questa onda lunga della flessione del mercato la sentite anche voi?
La nostra produzione è così piccola e la richiesta così elevata che per ora non soffriamo, ma sicuramente bisogna fare molta attenzione e per noi questo significa innanzitutto limitare il credito verso i clienti e richiedere sempre più i pagamenti anticipati.