Il turismo outdoor incontra l’enogastronomia, il trekking tra le vigne, i sentieri culturali e le visite in cantina, il più possibile all’aperto, in ambienti sani, sicuri e di gran pregio paesaggistico e ambientale, riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Con centinaia di km di sentieri tra vigne, boschi e noccioleti da esplorare in “spazi liberi” a prova di distanziamento sociale, le Langhe, il Monferrato e il Roero dei grandi vini già da tempo hanno cominciato a riorganizzare le strategie di promozione per non farsi abbattere dalla crisi, cercando anzi nuove opportunità di comunicazione e proposte enoturistiche tra le pieghe degli scenari post covid.
Viaggiare da fermi in cinque puntate
Esemplare l’iniziativa di formazione comunicativa sul web organizzata dall’Ente del Turismo di Langhe, Monferrato e Roero durante i mesi di chiusura. Cinque “puntate” dedicate al Food and Wine Tourism Forum su temi diversi e con questi titoli: “Turismo del gusto e fase 2: quali strategie per affrontare le nuove sfide”; “La parola agli chef: la Ristorazione, le grandi domande che la crisi pone le nuove risposte tra delivery, creatività e redesign dell’intera esperienza gastronomica”. Inoltre “Comunicazione à la carte – la promozione oggi tra scenari inediti, comportamenti che cambiano e nuove sensibilità”, “La sostenibilità al centro: un turismo diverso come scelta e come visione. Politiche, buone pratiche, iniziative concrete”. E infine “Dal distanziamento sociale al redesign dell’esperienza del gusto”.
Ma il terreno da recuperare rispetto ai numeri del passato rischia di essere una voragine anche alla luce delle complicazioni sui viaggi internazionali per un territorio che attrae tantissimi stranieri dal centro e nord Europa, ma anche oltre oceano. Basti pensare che secondo le statistiche dell’Osservatorio turistico della Regione Piemonte i flussi (compresi quelli enoturistici) del 2018 vedevano in Langhe e Roero un +7,4% di arrivi (363.441) e un + 7,1% di presenze (803.600) con tendenza di crescita consolidata da almeno 15 anni e confermata anche nel 2019.
Futuro da costruire
Il 2020 sarà un anno diverso, difficile però immaginare ora il calo atteso di flussi e giro d’affari.
Ne abbiamo parlato con Mauro Carbone, direttore dell’Ente Turismo Langhe
Monferrato Roero
Dal 3 giugno si possono già fare le vacanze in Italia spostandosi tra regioni. Cosa state facendo per attrarre turismo da altre regioni?
Il tono dei nostri messaggi sarà rassicurante, all’insegna della tranquillità e della sicurezza del viaggiatore: la nostra destinazione non è fatta per gli assembramenti. Anzi, la maggior parte dell’offerta turistica di Langhe Monferrato Roero è legata a spazi ampi ed è l’ideale per ritemprarsi dopo i mesi di lockdown. Le cantine sono operative e organizzate per ricevere visite e presto implementeremo l’offerta con più prodotti all’aria aperta per la stagione estiva e autunnale.
Degustazioni open air
Quali sono le vostre regioni target?
Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna: circa i tre quarti del flusso di turismo italiano in Langhe Monferrato Roero arrivano da queste Regioni.
Avete in mente pacchetti e proposte studiate ad hoc?
Non proponiamo pacchetti perché non siamo un operatore di mercato, ma stiamo sviluppando prodotti che vanno ad incontrare l’outdoor, incrociandosi con l’enogastronomia. Non ci chiuderemo più in una sala di degustazione o al ristorante. Staremo all’aria aperta, abbiamo centinaia di km di sentieri tra vigne, boschi e noccioleti da esplorare e il Romanico Astigiano da gustare passeggiando senza forzature da distanziamento sociale. Qui il distanziamento c’è sempre stato, ma semplicemente si chiamava “spazi liberi”. Per questo ripartiremo da quelli che sono i nostri punti di forza: enogastronomia, colline e paesaggi. Esalteremo la qualità della vita che si può godere tra Langhe, Monferrato e Roero.
I risultati ottenuti
Come sta andando il vostro piano di formazione sul web aperto a tutti, gratuitamente, sulla comunicazione e il marketing dei territori e dell’agroalimentare? Da quante persone è stato “frequentato”?
Abbiamo fatto più di mille contatti per ogni “puntata” del Forum, siamo quindi decisamente soddisfatti. Il Food and Wine Tourism Forum ha avuto due funzioni fondamentali: una funzione formativa-informativa, l’altra ha invece veicolato il concetto del “non perderci di vista”, mitigando il senso di smarrimento durante il periodo di lockdown. Rimanere in contatto, mantenendo un buon livello d’attenzione a tutti gli operatori coinvolgendoli in attività formative, comuni e non comuni, ha evitato di far sentire tutti soli.
Quali sono gli approfondimenti e i temi più gettonati?
Sono stati tutti molto partecipati, semplicemente abbiamo cambiato la composizione del pubblico a seconda del tema trattato: dove abbiamo parlato di ristorazione c’erano più chef e ristoratori, quando abbiamo parlato di turismo e strategie di marketing erano presenti più albergatori e operatori turistici.
Perchè questo progetto? Non c’è abbastanza cultura di comunicazione sul territorio?
Non è il fatto che non c’è cultura di comunicazione: in questo momento serve una cultura
nuova di comunicazione che parta da bisogni e sensibilità nuove. Quello che abbiamo cercato di comunicare è che siamo in una fase mai affrontata prima e quindi non solo serve una cultura di base di comunicazione, ma una forte attenzione a cosa comunicare adesso, come bisogna comunicare e soprattutto alle sensibilità del pubblico reale e potenziale. Quello che era normale raccontare fino a tre mesi fa, forse ora non lo è più. Un esempio banale: in questo momento non si può comunicare un evento di piazza importante come il Baccanale durante la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Forse, per ora, è meglio passare ad altri contenuti in cui si valorizzano gli ampi spazi all’aperto, che tra l’altro sono ampiamente diffusi sul territorio. Insomma, meglio una passeggiata in un vigneto che un bel gruppo chiuso in una sala degustazione.
L’effetto sulle vendite
Come stanno comunicando le cantine del vostro territorio? Ha qualche esempio da citare?
Il nostro sistema vinicolo è molto variegato e possiamo distinguere tre macro-gruppi. Aziende che hanno continuato a lavorare e hanno lavorato più di prima e sono sostanzialmente quelle cantine che distribuiscono anche nella Gdo. Al contrario, piccole aziende con ospitalità e una modalità di vendita diretta che hanno visto fermarsi il fatturato durante il lockdown. Infine, una grande fetta di aziende piccole ma prestigiose che esportano molto all’estero, il cui prodotto esportato finisce principalmente nella ristorazione.
Queste cantine, ora, sono in surplus perché fin quando la ristorazione mondiale non riaprirà, non avranno clienti. Cosa hanno fatto, dunque? Le piccole cantine hanno aspettato il momento per riprendere a fare vendita diretta, mentre le aziende che hanno come principale acquirente il canale Horeca hanno continuato a mantenere i contatti e ad inviare i campioni, ove possibile, tenendo conto anche del problema logistico, soprattutto per quanto riguarda le spedizioni all’estero. Comunque, tutti i produttori vinicoli hanno cercato di mantenere un rapporto il più forte possibile con la rete distributiva.
E le aziende di prodotti tipici?
Le aziende che hanno avuto più problemi sono quelle casearie: ad esempio, i produttori di Roccaverano hanno avuto una crisi epica. E chi come loro ha prodotti tipici da consumarsi freschi, come i formaggi, ha organizzato la consegna diretta, ma è chiaro che sono stati fortemente penalizzati dal caos dei sistemi distributivi. Anzi, doppiamente penalizzati: chi, come i produttori di Roccaverano vende tantissimo a ristoranti - specialmente nel periodo primaverile, quando le pecore fanno più latte - hanno dovuto fare i conti con un grande avanzo di materia prima e cercare di vendere i prodotti organizzando vendite a domicilio, misurandosi anche con la chiusura forzata dei mercati cittadini.
Dal punto di vista delle aziende questa nuova comunicazione si traduce in maggiori vendite? Sono misurabili?
Con la nostra azione di comunicazione non avevano l’obiettivo di aumentare le vendite delle aziende, ma l’aspettativa e la responsabilità di distribuire consapevolezza a tutto il comparto in un momento di estrema incertezza. L’operatore deve tornare a lavorare con una maggiore conoscenza degli strumenti a disposizione e dei mercati di riferimento: siccome la fotografia del settore turistico di tre mesi fa non è più quella di adesso, e la fotografia nuova non è semplice da comporre e si evolverà a breve, la nostra mission è trasmettere elementi nuovi per orientarsi tra le varie disposizioni dei mercati turistici, italiani ed esteri.