L’innovazione sconveniente

Le scelte concesse per la difesa della vite sono sempre meno assortite
Il caso del rame e il meccanismo perverso delle sostanze “candidate alla sostituzione” svelano i rischi delle transizioni ecologiche a marce forzate imposte dall’Ue. La ricerca scientifica è un valore che presuppone, per definizione, un approccio più laico

La vita è come una scatola di cioccolatini.

Ognuno può scegliere il proprio destino ma solo, secondo la metafora di Forrest Gump, entro i confini delle possibilità concesse da un ipotetico “grande cioccolataio”. Vale anche per il vino e in questo caso il “mega pasticcere” ha una fisionomia ben definita, ovvero quella multiforme ma monocolore (green) della Commissione europea. La scatola di dolcetti che Bruxelles sta preparando per il vino europeo assomiglia però più a quella delle gelatine di un altro blockbuster come Harry Potter: ha solo gusti orribili.

Editoriale del numero 2/2022 di VVQ

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I mattoncini della conoscenza

Alcol, rame, solfiti, energia da fonti fossili, vetro, plastiche, agrofarmaci, promozione, convivialità: tutti i mattoncini che oggi compongono il muro delle nostre conoscenze viticole ed enologiche finiscono presto o tardi nel mirino delle autorità comunitarie.

Che, come ribadito dal trattato di Lisbona, si sono esentate dal seguire i presunti indirizzi di cioccolatai divini, finendo però per fare affidamento, con impeto quasi religioso, sulle allettanti promesse dell’innovazione tecnologica.

Transizioni a tappe forzate

Transizione ecologica, digitale, energetica: dietro alle marce a tappe forzate programmate dal New Green Deal verso un prossimo futuro di sostenibilità ci sono infatti le promesse di innovazioni possibili come quelle delle energie rinnovabili (e ora della fusione nucleare), dei biocarburanti, dell’information technology senza digital divide, degli agenti di biocontrollo. Il problema è che tutte le transizioni hanno bisogno di tempi più o meno lunghi, forzare le tappe bruciandosi i ponti alle spalle è come giocare con il destino: si rischia di rimanere in mezzo al guado.

La frontiera del rame

La difesa delle colture è un argomento serio, ha a che fare con spettri radicati nel nostro subconscio come quello della carestia, e il caso del rame in questo senso è esemplare.

È considerato una “sostanza candidata alla sostituzione”, una definizione introdotta dal Reg. 1107/2009 che ne riduce la durata dell’autorizzazione a sette anni, imponendone appunto la sostituzione non appena si trovi un’innovazione con la stessa efficacia e affidabilità. Un recente ricorso della Task force rame contro questa classificazione è stata respinta dalla Corte di Giustizia Ue che, nelle motivazioni, ha elencato l’esistenza di possibili composti alternativi con attività fungicida e battericida sia per la produzione integrata che biologica.

Scienze inesatte

Pochi in realtà, ma ci sono. Almeno in teoria perché quelle agronomiche non sono scienze esatte. Nella fase registrativa c’è infatti il massimo interesse nel dimostrare l’efficacia di un agrofarmaco o di un agente di biocontrollo (i lavori sperimentali da cui emerge l’inefficacia di un prodotto vengono difficilmente pubblicati sulle riviste internazionali).

Ma quello che si verifica in pochi anni, nelle condizioni controllate dei campi sperimentali, non è sempre applicabile alle variabili condizioni della vasta superficie coltivata a vite in Italia. E le “magagne” possono comparire dopo alcuni anni, ad esempio nella veste di sviluppo di resistenza nei confronti di mezzi di difesa alternativi al rame, ritenuti fino a quel momento infallibili.

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L'insegnamento del vino

È successo in passato e ora, con il meccanismo perverso dei “candidati alla sostituzione”, diventerebbe assai difficile tornare indietro nel caso si verificassero casi simili.

Il rame è il protagonista assoluto della difesa antiperonosporica del vigneto da 144 anni. I prodotti scoperti successivamente hanno sempre “tenuto banco” per tempi molto più ridotti. Basterebbe questa considerazione a consigliare maggiore prudenza, altrimenti si innesca l’effetto opposto. Ovvero la speranza che non venga mai scoperta l’innovazione sconveniente con cui la Commissione europea spera di archiviare il rame.

Se c’è un insegnamento che il vino può dare ai decisori del vecchio continente è quello che l’innovazione, per funzionare, non deve sostituire, ma integrarsi perfettamente con la tradizione.


Lorenzo Tosi

Coordinatore editoriale

VVQ, Vigne, Vini & Qualità

L’innovazione sconveniente - Ultima modifica: 2022-02-28T21:08:56+01:00 da Lorenzo Tosi

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