Steiger-Kalena e l’identità del vino molisano

Giulio Steiger e la moglie Margarita di Cantina Steiger Kalena
Una giovane realtà impegnata a rafforzare l'identità del vino molisano attraverso studiati blend di Montepulciano, Aglianico e Tintilia possibili solo in questa Regione

Come tutte le storie più emozionanti, anche quella della Cantina Steiger-Kalena nasce da un sogno.

Il sogno di Giulio Steiger e della moglie Margarita, che nel 2014 decidono di trasferirsi da Parigi alla regione d’origine di Giulio, il Molise, con il desiderio di creare una nuova famiglia e lavorare a stretto contatto con la natura. Cercano un luogo rimasto intatto – come in zona se ne trovano ancora – nel quale impiantare un nuovo vigneto, e fanno ricadere la loro scelta su un declivio nella vallata di Contrada Olivoli, all’interno dell’agro di Casacalenda (CB), un’area in parte coltivata a grano e in parte selvaggia, contraddistinta da un fitto bosco di querce, lecci e lentisco che ricoprono il versante più aspro della collina.

Sintesi da VVQ 2/2022

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A partire dal 2015 i due coniugi danno il via all’impianto delle vigne e iniziano la costruzione della loro cantina, nel pieno rispetto dell’ambiente circostante: nasce l’azienda agricola Steiger-Kalena, così chiamata in riferimento all’antico nome di Casacalenda, ovvero “Kalena”. Oggi l’azienda si estende su una trentina di ettari, dodici dei quali sono coltivati a vite, mentre i restanti conservano ancora il loro carattere originario, impreziositi da ulivi, pascoli e boschi; sulla sommità della collina spicca il rudere di una torre medievale sotto la quale dimorano, in una vecchia stalla, le pecore e gli asini della proprietà.

Vasche di cemento nella cantina interrata di Steiger Kalena

24 appezzamenti su 12 ettari

«Fin dal principio il nostro obiettivo era quello di dar vita a un vino di grande qualità e, al contempo, dal forte legame con la sua regione di provenienza – racconta Giulio Steiger –».

«Il piccolo Molise è, a parte rare eccezioni, l’unica regione italiana che può vinificare con successo due vitigni straordinari come il Montepulciano e l’Aglianico. Ho pensato quindi a un prodotto che li contenesse entrambi e, ad essi, ho accostato anche la Tintilia, unico autoctono molisano».

«Essendo già orientato e convinto in merito a tale blend, nel 2015 piantai esclusivamente viti di questi tre vitigni. Attualmente le mie bottiglie contengono tutte – anche se in parti diverse a seconda del tipo di vino – le nostre tre varietà: la sfida che abbiamo intrapreso è attribuire un’identità chiara ed esclusiva al vino molisano e, grazie al valore del terroir, dei vitigni a disposizione e del nostro impegno, arrivare a realizzare un vino universalmente riconosciuto per la sua qualità».

I 12 ettari sui quali sono stati impiantati i vigneti sono suddivisi in 24 piccoli appezzamenti, situati su una collina che varia tra i 300 e i 350 metri di altitudine ed è orientata principalmente in direzione Ovest: qui il suolo è prevalentemente argilloso nella parte più bassa, mentre tende a diventare di composizione calcarea salendo verso la sommità e più sabbioso in alcuni terreni limitrofi al bosco. Il tipo di impianto adottato è quello della pergola, che garantisce la giusta protezione dei grappoli e del suolo dagli effetti dei forti raggi solari estivi. L’area risente degli influssi del mare, a circa trenta chilometri, oltre che del vicino lago di Guardalfiera, il che assicura importanti sbalzi termici tra notte e giorno in estate; è inoltre ben ventilata e si presta alla coltivazione di uve particolarmente sane.

Giulio Steiger, titolare e proprietario di Cantina Steiger-Kalena

Fondamentale un approccio green

L’azienda vanta la certificazione biologica di ICEA e in vigna – dove non dappertutto si è arrivati alla piena produzione ancora – utilizza unicamente prodotti a base di rame e zolfo per i trattamenti contro peronospora e oidio; l’acqua viene prelevata dai pozzi presenti in loco.

«Le condizioni pedoclimatiche e il nostro rappresentare l’unico vigneto in un contesto estremamente incontaminato ci permettono di poter operare attraverso un ridotto numero di trattamenti – chiarisce Steiger –».

«Pratichiamo l’inerbimento, che le nostre pecore ci aiutano a gestire nel migliore dei modi, e di tanto in tanto il sovescio; non attuiamo, invece, né irrigazione di supporto né concimazioni, fatta eccezione – per le zone del vigneto più bisognose – del compost che produciamo in azienda grazie al letame dei nostri animali, agli scarti di vinificazione (raspi e vinacce) e alla cippatura dei sarmenti di vite e ulivo che otteniamo a seguito della potatura».

«La cantina è interamente interrata, non abbiamo quindi la necessità di dotarci di impianti di condizionamento; l’acqua in uscita, inoltre, viene adeguatamente filtrata prima di essere smaltita e abbiamo installato più pannelli solari sulla rimessa degli attrezzi agricoli». L’approccio è quello di cercare di ridurre l’utilizzo dei trattori e di sperimentare rimedi alternativi al rame e allo zolfo; si tenta, inoltre, di ottimizzare le uscite dei corrieri accorpando più spedizioni possibili e di impiegare unicamente materiali riciclabili.

«Il nostro contenitore più recente ha la capacità di 1 litro e ciò ci consente di ridurre il numero delle bottiglie utilizzate». «Ritengo che un approccio ecosostenibile oggi sia fondamentale – dichiara il vitivinicoltore –: in primis da un punto di vista etico, poiché risulta sostanziale rispettare la natura, a maggior ragione dopo gli incidenti e i danni irreparabili causati dall’uomo negli ultimi anni; in secondo luogo per via del valore aggiunto di cui i prodotti meno “elaborati” possono fregiarsi, raggiungendo livelli qualitativi sicuramente superiori a quelli delle referenze che subiscono più trattamenti; in ultimo, risulta importante anche dal punto di vista del marketing e dell’ambito commerciale, dal momento che sempre più persone richiedono vini e prodotti green, che rispettino l’ambiente e i relativi territori d’origine».

Pulizia e ordine in cantina

Edificata nel cuore dei vigneti, la cantina interrata assicura l’ingresso dell’uva in stabilimento immediatamente dopo la raccolta, preservando al meglio la freschezza dei frutti. Anche qui si lavora in modo estremamente artigianale: l’uva è pigiata e diraspata subito dopo la raccolta e le fermentazioni avvengono in maniera spontanea e senza controlli di temperatura, in tini di legno o vasche di cemento. Sono effettuati rimontaggi e follature manuali, non vengono praticate lunghe macerazioni in seguito alla fermentazione e le vinacce vengono separate dal vino e pressate tramite un torchio tradizionale. Ogni appezzamento è vinificato separatamente e per gli affinamenti si utilizzano, a seconda dei vini, vasche di cemento o tini da 50 hl e botti in legno di rovere da 25 e 50 hl.

«Per lavorare in questa maniera le attrezzature e l’ambiente circostante devono essere sempre ordinati e pulitissimi – specifica Steiger –».

Il responsabile della cantina è Andrea, un ragazzo di Casacalenda dotato di una profonda sensibilità nei confronti del vino e dalla vigorosa prestanza fisica, necessaria per fronteggiare le caratteristiche di questo lavoro; con lui io condivido ogni decisione, dall’entrata dell’uva in cantina all’imbottigliamento. Un ruolo molto importante nello sviluppo dell’impresa è poi stato ricoperto dall’enologo e agronomo Nicola di Ciano, di Ortona, in Abruzzo. «Lo considero il mio maestro: mi è stato vicino fin dall’inizio, sia in campagna che in cantina, e ancora oggi che l’azienda ha trovato una sua autonomia condivide con me impressioni e previsioni sui vini».

Sintesi da VVQ 2/2022

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Steiger-Kalena e l’identità del vino molisano - Ultima modifica: 2023-01-15T11:28:55+01:00 da Paola Pagani

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