Un’edizione spumeggiante la seconda del Trentodoc Festival svoltasi in Trentino. Un festival diffuso in cui oltre 40 produttori trentini sono stati direttamente coinvolti negli eventi organizzati su tutto il territorio della Provincia autonoma. Moltissimi gli appuntamenti, oltre 120, che spesso hanno registrato il sold out già diversi giorni prima dell’evento.
Un’autentica esplosione del numero di partecipanti, particolarmente agli eventi nelle cantine associate all’Istituto Trentodoc che, assieme a Trentino Marketing e al Corriere della Sera, ha organizzato la kermesse delle bollicine di montagna.
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Il legame tra accoglienza, sostenibilità e qualità
I vertici di Trentino Marketing, dell’Istituto Trentodoc, e del Corriere hanno espresso grande soddisfazione: «si è trattato di un successo sia dal punto di vista dei contenuti che della qualità dei partecipanti».
«Abbiamo avuto un pubblico straordinario - concorda Maurizio Rossini, Ad di Trentino Marketing - e gli oltre 120 Talk show, Cooking tales, Sparkling stories, Trentodoc tasting e Trentodoc in cantina sono stati tutti un successo di presenza e di interesse per i molti enoturisti, ma non solo».
Incontri caratterizzati da un alto valore culturale che hanno consentito di mettere in luce il legame tra accoglienza, sostenibilità, produzione di alta qualità che accomuna i produttori di queste vallate alpine.
Rossini ha infatti evidenziato come il Trentodoc Bollicine di Montagna, si stia ritagliando «un proprio spazio autonomo all’interno del vasto mondo del vino a dimostrazione che si tratta di un prodotto diverso con un fascino irresistibile».
Fronte compatto contro le fake news sulla salute
Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste, collegato on line, è intervenuto sul tema vino-salute denunciando come il «settore sia criminalizzato, mentre i dati ci dicono che il bere responsabile ha portato l’Italia ad essere il secondo Paese al mondo per longevità dei suoi abitanti, secondo solo al Giappone».
Sul tema forte anche la denuncia dell’Assessora all’Agricoltura del Trentino, che ha sostenuto fortemente il Festival. Giulia Zanotelli, intervenendo sul caso delle avvertenze sanitarie imposte dall’Irlanda sui vini con l’inspiegabile silenzio –assenso dell’Ue, le ha infatti definite: «un’azione che porta a chiudere il mercato e non a valorizzarlo».
Le prospettive del Trentodoc
Le vendite del Trentodoc sono raddoppiate nell’arco di un decennio passando da 6,5 milioni ai 13 milioni di bottiglie del 2022, ma anche nel 2023 la domanda è in costante aumento sia in Italia che all’estero. E le prospettive? Secondo il presidente dell’Istituto Trentodoc, Enrico Zanoni: «con il trend attuale si può arrivare ai 18-20 milioni di bottiglie entro un periodo breve: 5-8 anni».
Il professor Fulvio Mattivi, di Fondazione Mach - Università di Trento alza ancora di più il tiro, ipotizzando una produzione che può arrivare a 30 milioni di bottiglie. «Merito dei rilievi e della protezione assicurata dalle montagne anche nelle zone più basse».
Il Trentino vitivinicolo, grazie alla sua orografia, sfugge infatti agli effetti più nefasti del climate change, ribadendo la sua vocazione per la produzione di bollicine di alta qualità.
In Trentino lo Chardonnay, il Pinot nero ed il Pinot meunier stanno infatti salendo di quota (ma senza esagerare, raccomanda Maurizio Bottura della Fondazione Mach), beneficiando degli importanti sbalzi termici fra giorno e notte che ne esaltano il giusto equilibrio fra grado zuccherino e acidità, profumi e aromi difficilmente riscontrabili altrove.
Biomarcatori esclusivi
Caratteristiche di esposizione e di altitudine che “marcano” la tipicità del Trentodoc. Dai risultati di un recente studio di metabolomica coordinato da Mattivi e presentato in occasione del wine talk “Fondazione Edmund Mach e Trentodoc, storie intrecciate di ricerca e innovazione” emerge infatti come gli spumanti Metodo Classico siano in assoluto le produzioni vinicole con il più elevato contenuto di composti volatili, ben 1.695 (solo 200 di questi sono attualmente conosciuti).
E 196 di questi biomarcatori caratterizzano la zona di produzione, perché sono presenti in ogni etichetta del Trentodoc, dagli spumanti giovani alle più datate riserve, ma non sono contenuti, ad esempio, nelle produzioni della Franciacorta.
Si tratta, per un’alta percentuale, di aromi primari preservati grazie alle lente maturazioni assicurate dal clima di montagna. Altri invece dipendono dal diverso stile di vinificazione adottato.
Differenze che evidenziano una maggiore qualità del Trentodoc? «Quella viene definita da ogni consumatore, in base al proprio gusto. La presenza di questi 196 marcatori evidenziano però inequivocabilmente la tipicità e il legame del Trentodoc con questo territorio».
Intanto però la qualità del Trentodoc continua ad essere riconosciuta, Una prova di ciò viene anche dalle conclusioni del concorso mondiale delle bollicine di Tom Stevenson, che ha assegnato al Trentodoc un numero di medaglie d’oro superiore a quelle assegnate a tutte le altre regioni partecipanti, compresa la Champagne. E Ferrari Trento si è classificata come miglior impresa dell’anno per la sesta volta su 10.
Piwi, nuove varietà in vista
Certo, nulla viene per caso: il fatto di avere alle spalle il supporto della Fondazione Mach, con la ricerca e la consulenza tecnica, assicura un forte valore aggiunto. Anche gli impatti indiretti indotti dalle modificazioni climatiche, con il maggior rischio di attacchi sia fungini che di insetti alieni, è oggetto di accurate attività di ricerca della FEM.
Che hanno ad esempio già portato alla registrazione di 4 varietà resistenti (Termantis, Nermantis, Valnosia e Charvir). «E un’ulteriore varietà è ormai prossima all’iscrizione - annuncia Mario Del Grosso Destreri».
I 150 anni di Fondazione Mach
Il direttore di FEM ha anche ricordato come San Michele all’Adige si stia avvicinando alla celebrazione dei 150 anni di vita «tutti caratterizzati dal forte impegno nella diffusione dei valori del territorio, dell’alta professionalità della ricerca, della formazione e della consulenza tecnica». Il tutto cogliendo in pieno la sfida che viene dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e del contesto internazionale.
Un’attenzione particolare è stata riservata al rapporto fra vino e salute: «nella dieta mediterranea è previsto un bicchiere di vino al giorno e questo comporta una serie di vantaggi per la salute». Ad affermarlo è il prof. Attilio Giacosa direttore del Dipartimento di Gastroentorologia e nutrizione clinica al policlinico di Monza. «L’importante è ribadire il valore del bere consapevole, del bere mediterraneo, per questo un’importanza notevole va riservata all’educazione alimentare».