Il made in Italy del vino si conferma settore centrale e trainante per l’intera economia nazionale. I numeri ci dicono che l’Italia è il primo Paese produttore di vino al mondo e occupa la seconda posizione come Paese esportatore per volume e per valore (2016). La produzione nazionale di vino totale ammonta a circa 50 milioni di ettolitri (stima Istat), di cui quasi 21 milioni destinati all’export, per un valore di 5,6 miliardi di euro (2016). Sul totale esportato, ben 14,1 milioni di ettolitri sono di vino a denominazione (Dop o Igp), con il Prosecco nettamente in testa con 2 milioni 648 mila 370 ettolitri. Germania, Usa, Regno Unito, si confermano i tre principali mercati di sbocco internazionale per il settore. Per quanto riguarda il numero di addetti, il comparto vitivinicolo italiano occupa complessivamente 1 milione 300 mila addetti e conta 1.807 imprese industriali (dato Coldiretti). A queste vanno aggiunte 50mila aziende vinificatrici, per un totale di circa 640 mila ettari di superficie vitata (dati Ismea). I vitigni più coltivati nel nostro Paese sono: Sangiovese, Trebbiano, Montepulciano, Glera, Pinot Grigio e Merlot. Tra le regioni italiane, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia risultano le più feconde, con una produzione totale di 9 milioni di ettolitri. Il Veneto è al terzo posto per superficie coltivata a vite, con 81 mila di superficie vitata. Ma è fondamentale ricordare che, oltre nella produzione di vino, l’Italia spicca anche nel vivaismo viticolo. Il nostro Paese, infatti, è il primo produttore al mondo di barbatelle. Nel 2016 ne sono state prodotte oltre 169 milioni, per un valore complessivo di 237.411.801 milioni di euro, Glera e Pinot Grigio in testa. Il Friuli Venezia Giulia sale sul podio anche per quanto riguarda la produzione di barbatelle (circa 94 milioni e 300 mila pezi) e nella sua provincia, precisamente a Pordenone, ha sede il più grande vivaio viticolo del mondo (Vivai Cooperativi Rauscedo). Nella mappa geografica dell’Italia del vino, certamente il Triveneto conferma la propria centralità e, forte delle sue peculiarità, lancia una scommessa e una sfida nuova per il settore: creare in Italia il primo luogo di contatto tra la ricerca e chi applica la ricerca. Il luogo sarà la Fiera di Pordenone, una posizione strategica all’interno della Prosecco Valley. Il progetto si chiama Rive (Rassegna Internazionale di Viticoltura ed Enologia, 12-14 dicembre 2017) e sarà rivolto all’intera filiera del vino. Lo scopo sarà quello di contribuire, grazie al supporto e al coordinamento da parte di un prestigioso comitato scientifico, al cambiamento di paradigma necessario per far crescere la competitività della viticoltura e dell’enologia italiana, puntando su due temi principali: la viticoltura di precisione e la genetica applicata. Il futuro è nella ricerca “Il futuro della viticoltura italiana si gioca nell’applicazione concreta dei risultati della ricerca scientifica, che ci consente di reagire ai rischi dei mutamenti climatici e, nel contempo, di dare garanzie al consumatore sulla salubrità dei prodotti alimentari“. Così, Attilio Scienza, professore ordinario presso l’Università degli studi di Milano, tra i massimi esperti al mondo di viticoltura, spiega – in veste di presidente del comitato scientifico di Rive – le fondamenta da cui è nato il progetto. “In Italia – afferma Scienza – c’è da sempre una frattura tra la ricerca e chi poi applica effettivamente le ricerche e le innovazioni. Con Rive vogliamo chiudere questa faglia organizzando incontri mirati per lo sviluppo di una viticultura e di una enologia moderne. Per fare innovazione non abbiamo bisogno di tornare alla tradizione, di tornare alle tecniche dei nostri nonni, ma abbiamo bisogno di guardare avanti, che vuol dire produrre varietà resistenti, non solo con tecniche consuete, ma anche con le nuove tecniche di genetica applicata”. Il genome editing sarà dunque il tema principale che il comitato scientifico di Rive metterà sul tavolo. Il prof. Scienza spiega che, nonostante ci siano ancora reticenze (interne ed europee), la ricerca in tal senso in Italia è avanzata. “Mancano come sempre le risorse per farla diventare un processo industriale, un processo utilizzato in modo intensivo. Ma i laboratori sono pronti. Nel comitato scientifico di Rive saranno presenti tutti i laboratori che in Italia si occupano di questa ricerca. Vogliamo mettere insieme tutte le competenze nel campo e creare una grande massa critica tra i ricercatori che fanno ricerca sulla genetica applicata e accelerare poi il trasferimento di questo studio, in modo particolare, ai vivaisti. Il nostro soggetto primo di riferimento, infatti, non è il viticoltore, ma è il vivaista, perché è lui che riceve l’innovazione, la moltiplica e poi la consegna all’agricoltore“. I grandi vantaggi del genome editing sono sostanzialmente due: minor tempo, rispetto alle tecniche tradizionali, per arrivare a un risultato, e maggior resistenza della pianta alle malattie. Dunque maggior produttività e sostenibilità: i due grandi temi del futuro. “Fare genoma editing – sottolinea il prof. Scienza – vuol dire applicare una tecnica naturale. Consiste in sostanza nel trasportare alcuni geni alla base di resistenze da piante ad altre dello stesso genere. Perciò non viene modificato tutto l’assetto genetico, è un processo mirato, vado a mettere un gene, solo uno, che esprime la resistenza alle malattie, oppure tolgo un gene che mi impedisce l’espressione dei geni di resistenza che sono presenti nella vite. E’ come una mutazione spontanea, paragonabile a quando, in natura, dal Pinot Nero si arriva al Pinot Grigio”. Un progetto unico Secondo Pietro Piccinetti, amministratore delegato di Pordenone Fiere, “Rive è un progetto unico, che riunisce tutta la filiera di produzione in un solo evento di carattere internazionale, come succede in Francia per Vinitech o Sitevi, e si propone di colmare un vuoto fieristico italiano, attraverso la realizzazione della prima vera fiera verticale sulla coltivazione della vite e la produzione del vino“. I macro temi di Rive all’interno di Enotrend (spazio dedicato a dibattiti, approfondimenti e seminari): Prosecco: dalla Glera al fenomeno mondiale; La viticoltura 4.0 sostenibile: come la viticoltura di precisione e la ricerca genetica applicata possono contribuire alla sostenibilità del settore; L’enologia moderna – focus sui nuovi lieviti; Leggi e regolamenti del settore vitivinicolo in Italia; Pinot Grigio: esperienze e prospettive della nuova importante Doc. I numeri del Prosecco Prosecco Docg: 7.600 ettari con 84 milioni di bottiglie e 40% della produzione esportata Prosecco Doc: 20.600 ettari con 410 milioni di bottiglie e 70% della produzione esportata
A Pordenone Fiere dal 12 al 14 dicembre 2017
Rive, la fiera della Prosecco Valley che fa e comunica la ricerca
Il genome editing tra i temi principali