Ci sono troppi pesticidi nel vino francese: ad affermarlo è niente meno che un editoriale del New York Times pubblicato lo scorso 2 gennaio 2014. Certo, la quota di vini francesi prodotti in regime biologico è aumentata dal 2,6% del 2007 all'8,2% del 2012, ma nonostante questi progressi la Francia è il terzo maggior utilizzatore di pesticidi nel mondo, dopo gli Stati Uniti e il Giappone, e il leader in Europa, con 110.000 tonnellate consumate ogni anno. Il quotidiano americano cita uno studio pubblicato nel febbraio 2013: il Laboratoire Excell di Bordeaux ha cercato 50 principi attivi in 300 vini provenienti dall'Aquitania e dalla valle del Rodano. Soltanto il 10% dei campioni analizzati, la maggior parte dei quali bio, non conteneva alcun pesticida. Il rimanente 90% ne conteneva almeno un fungicida. Ma si è giunti a individuare la presenza di 9 principi attivi diversi in un solo campione. Davvero una cattiva pubblicità per i vini francesi in un mercato, quello statunitense, che per l'export di vino francese si colloca al secondo posto per valore di mercato delle esportazioni e al sesto per volume. Nello stesso editoriale del New York Times si stigmatizza il comportamento del governo francese nei confronti del produttore biodinamico della Borgogna che rischia fino a sei mesi di carcere e 30.000 euro di multa per il suo rifiuto di trattare i propri vigneti con insetticidi per prevenire la diffusione dell'insetto vettore del micoplasma responsabile della flavescenza dorata. "Considerare criminali gli agricoltori bio che rifiutano l'uso preventivo di pesticidi non favorirà la transizione dalla Francia verso pratiche agricole sostenibili", avverte il quotidiano statunitense.
Calo di immagine in un mercato di primaria importanza per l'export francese
Troppi pesticidi nel vino francese: lo dice il New York Times
Stigmatizzato anche l'atteggiamento rigido nei confronti del vigneron bio "ribelle"