Unire gli operatori della filiera del vino pugliese nel nome della qualità e dell’innovazione.
È questo l'obiettivo del “Distretto produttivo Agroalimentare di qualità del Vino di Puglia”, a cui hanno aderito 55 aziende pugliesi, 4 consorzi di tutela, Università del Salento e il Crea.
L’iter costitutivo della nuova realtà, in attesa dell’approvazione ai sensi dell’art.4 della legge regionale n.23 del 3 agosto 2007, è partito con il protocollo d’intesa stipulato da tutti i soggetti aderenti e con la presentazione del progetto redatto dallo studio Cassandro.
Un nucleo di aggregazione
«C’era una grande volontà da parte del mondo del vino pugliese di parlare un’unica voce al fine di poter programmare con efficacia interventi importanti per il settore – spiega in rappresentanza delle aziende aderenti l’imprenditore Massimiliano Apollonio -. Abbiamo cominciato con un nucleo di aziende, ma immediatamente dopo l’approvazione della Regione allargheremo la compagine a tutti perché nessuna azienda può e deve sentirsi esclusa da questo grande progetto di crescita».
Più competenza e innovazione
Il Distretto del Vino di Puglia servirà a favorire la crescita qualitativa delle imprese e del patrimonio rurale, ad integrare nuovi strumenti e tecnologie come la blockchain per la tracciabilità del prodotto, a promuovere la formazione nel campo della viticoltura, ad attivare protocolli d’intesa con Università ed enti finalizzati alla realizzazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo competitivo, a promuovere azioni di marketing e strategie per l’internazionalizzazione dell’intero comparto.
Valorizzazione condivisa
«La forza di ogni singola azienda passa dall’unione delle nostre realtà e dalla condivisione di una strategia di valorizzazione univoca del nostro prodotto di qualità e della nostra terra – continua Apollonio -. Per questa ragione è fondamentale la partecipazione di tutti, dalla Capitanata al Salento, affinché il distretto del vino diventi davvero l’immagine di una Puglia che guarda al futuro custodendo gelosamente il legame con la sua grande tradizione agricola».
Il ruolo dell’Università
«Il distretto consentirà di sfruttare le sinergie di sistema, favorendo l’integrazione dinamica tra i diversi attori territoriali che compongono le filiere di qualità, a partire dall’Università che può avere un ruolo strategico per conciliare innovazione e tradizione e rendere più competitiva e sostenibile la filiera vitivinicola», rimarca il Magnifico Rettore dell’Università di Lecce, Fabio Pollice.
Il Crea e la biodiversità
«La partecipazione a questo distretto rappresenta per il CREA un’occasione unica per valorizzare la straordinaria biodiversità vitivinicola del Salento, ma anche la potenziale crescita di vitigni come il Primitivo, dal grande potenziale produttivo e dalla inimitabile struttura», afferma il Direttore del CREA Riccardo Velasco.
Più energia al brand “Puglia”
«Stiamo lavorando per pianificare la strategia di valorizzazione unitaria del brand Puglia in grado di abbracciare tutti i sistemi produttivi a partire dall’agroalimentare – conclude l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia -. Il Distretto del vino di Puglia, nel nome della qualità e dell’innovazione, sposa gli obiettivi del nostro impegno: insieme siamo vincenti e siamo più forti, la politica sana non può che sostenere queste iniziative di crescita per l’economia e il territorio».
Carlo Gaudio (Presidente Crea):
«La strada dei distretti porta lontano»
«I distretti del vino, come quello appena nato in Puglia, rappresentano delle occasioni straordinarie di crescita e di ripartenza, che mettono a sistema aziende, università e centri di ricerca per migliorare l'intera filiera, ottimizzando il flusso della conoscenza e della tecnica, dalla ricerca all'impresa».
Lo afferma il presidente del Crea Carlo Gaudio aggiungendo che «in questo ambito il Crea, che ha nella sua mission la traduzione dei risultati delle ricerche in strumenti pratici e pronti all'uso, può dare un contributo significativo, non solo partecipando alla fase di sviluppo con le Università, ma trasformando la conoscenza acquisita in un "prodotto" utile alla crescita culturale e tecnologica delle aziende, collaborando con i tecnici e gli imprenditori nel quotidiano, fino al loro successo. Insomma, un modello che costituisce un'esperienza da replicare anche in altre regioni italiane».
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria ricorda in una nota che «il suo Centro dedicato di Viticoltura ed Enologia, è già presente in maniera importante in Veneto ed in Friuli, nella regione del Prosecco, dove studi di miglioramento genetico sulla Glera sono già in stato avanzato e molto apprezzati, tanto da iniziare a lavorare in tal senso anche su Primitivo ed un altro paio di vitigni tipici del Sud Italia nella sede di Turi (Bari), sede preposta al miglioramento genetico dell'uva da tavola ma anche alla viticoltura del Mezzogiorno».
E' segnalato che sulla viticoltura avanzata, digitale e sostenibile, è attivo il Centro di Conegliano (Treviso) con un forte orientamento tecnologico, mentre sugli stessi temi, ma con una specifica vocazione al biologico, è impegnata la sede di Arezzo.