Dall’area del Cirò, in Calabria, i segnali d’allarme per una situazione che rischia di dare un colpo serio e duraturo al made in Italy. Il mondo del vino italiano al tempo del coronavirus … una situazione assurda che a inizio 2020 non potevamo neanche immaginare.
Ne abbiamo parlato con il presidente del Consorzio del Cirò, Raffaele Librandi, a capo di
un’organizzazione che “controlla” 60 cantine e oltre 300 associati, una produzione di quasi 4 milioni di bottiglie e un export di circa il 30% con mercati “maturi” quali Usa, Germania, Svizzera. Tante aziende anche in Giappone.
La richiesta di Federdoc al Ministro
«Qui in Calabria abbiamo appena preso coscienza di quello che ci aspetta – premette Librandi -. Al momento c’è una richiesta da parte di Federdoc al Ministro Bellanova e siamo in attesa di risposta come Consorzio. Ci aspettiamo di sicuro un aiuto in quanto tante aziende stanno sospendendo l’attività. Ovviamente non si programmano imbottigliamenti, non arrivano ordini e l’unico pensiero in questo momento è preservare la salute di chi lavora in azienda. Poi tutto dipenderà dalla durata dell’emergenza. Oltre un limite di brevissimo di tempo le aziende avranno bisogno di liquidità. Non è possibile porsi altro genere di problemi e soluzioni in questo momento. Ci stiamo fermando tutti per un po’ in quanto il problema primario è garantire la possibilità di stare a casa ai nostri dipendenti. Al resto ci penseremo man mano che si presenteranno le problematiche».
Consumatori da riconquistare
Ci sono stati casi di richiesta di particolari certificazioni per l’export dei vini a garanzia della “immunità” dei prodotti e se sì da quali Paesi?
Richieste di certificazioni no, ma la richiesta di dare aggiornamenti sull’attività ed eventuali problematiche di approvvigionamento si. Resta da capire come si comporteranno i consumatori finali verso i nostri prodotti, soprattutto all’estero dove la nostra immagine sta soffrendo tanto.
Invece manifestazioni di solidarietà e aspetti positivi emersi comunque in questa situazione di forte crisi?
Ancora sinceramente no, ma per noi è uno stadio davvero iniziale della crisi. Ci aspettiamo solidarietà, una volta che sarà passata l’emergenza, nel senso di attenzione verso il nostro territorio da parte dei turisti che magari hanno sempre scelto mete estere.
Quali sono i principali mercati in cui prevedete ricadute negative e in che misura?
Onestamente non saprei fare una previsione, anche solo 15 giorni fa uno scenario del genere era inimmaginabile. Di sicuro, il calo sarà un po’ su tutti i mercati, quantificarlo non è possibile. L’anno era partito molto bene soprattutto all’estero. Mi aspetto cali importanti soprattutto dagli Usa e magari nel Regno Unito, mi auguro più tenuti in Germania.
Si potrebbero invece aprire nuove opportunità ed eventualmente dove e perché?
Al momento non ne vedo. Visti i nostri numeri, non siamo una denominazione forte nella Gdo, dove i vini potrebbero fare meglio considerando il probabile aumento dei consumi a casa. Speriamo tenga il turismo estivo in Calabria, che per noi è di vitale importanza.
Servirà liquidità per ripartire
Cosa chiedete al governo e alla politica per superare l'emergenza?
Penso che la politica si stia già preparando a un supporto importante verso il mondo produttivo. Il nostro problema principale sarà di poter disporre di liquidità sufficiente per mantenere in vita le aziende in attesa che si ritorni alla normalità.
E invece per affrontare la ripresa tra poche settimane quando si spera l’emergenza sarà passata?
In quel momento si dovrà stimolare in qualche modo la domanda per far ripartire i consumi. Ci aspettiamo un forte calo delle vendite in questi mesi quindi sarà essenziale poter in parte limitare il danno nella seconda parte dell’anno.
Avete un’idea da suggerire per affrontare la ripresa e se sì quale?
Già stimolare il turismo interno sarebbe una bellissima cosa. C’è assoluto bisogno di sostenere i redditi di imprese e famiglie.