L’accordo con il Canada e in generale una politica attenta agli accordi commerciali sono determinanti per il nostro export, soprattutto nel medio e lungo periodo. Questo il pensiero di Federvini a un anno dall’entrata in vigore del CETA.
“Le statistiche vanno sempre interpretate e valutate in relazione a tutti i possibili fattori che le compongono e influenzano”, ha commentato Sandro Boscaini (nella foto), Presidente di Federvini. “Guardando all’export verso il Canada nel primo semestre 2018 a valore la contrazione è decisamente contenuta - parliamo di un -0,5% - e in buona parte collegabile a problemi di commercializzazione in Canada, anche proprio in funzione dell’entrata in vigore del CETA: la fase di attesa finale, la decisione e il momento di avvio, sono tutti elementi che intervengono durante cicli commerciali definiti e talvolta consolidati nel tempo. E non dimentichiamo che nello stesso periodo abbiamo avuto anche delle oscillazioni importanti nei valori di cambio delle valute”.
Se valutiamo l’aspetto qualitativo rispetto al quantitativo, è utile ricordare come i vini Dop – dato gennaio-aprile 2018 – abbiano avuto un’impennata nell’export verso il Canada del 10%. Dunque, una rimodulazione importante della domanda dei nostri vini.
Il CETA sarà inoltre efficace per superare le complessità amministrative del sistema distributivo per la presenza dei monopoli, anche provinciali, che provvedono a controlli, stoccaggio e successiva commercializzazione e distribuzione tramite reti controllate. Un sistema, come si vede, alquanto costoso e farraginoso sul quale l’accordo ha iniziato ad intervenire. Senza l’accordo rischieremmo di perdere questa opportunità.
Determinante per il nostro export
Federvini: avanti con il CETA
Efficace per superare le complessità amministrative del sistema distributivo per la presenza dei monopoli