L’odio, Erysiphe necator, è un fungo policiclico patogeno tra più diffusi in vigneto, la cui presenza su solo il 3% dei grappoli è in grado di conferire caratteri negativi o off flavour ai vini. Tra la comparsa dell’inoculo infettante e delle spore e la manifestazione dei sintomi e dell’infezione esiste generalmente un periodo di ritardo, che varia in funzione delle condizioni di svernamento delle spore stesse. Intervenire con i trattamenti fitosanitari solo quando questi si rendono necessari, dopo la comparsa dell’inoculo, permette di ridurre l’uso dei fitofarmaci senza diminuire l’efficacia della difesa. La possibilità di identificare e quantificare la presenza delle spore dell’oidio in vigneto rappresenta quindi un obiettivo di sostenibilità non indifferente. Il riconoscimento attraverso le tecniche di microscopia, applicato per altri patogeni, come nel caso dell’agente della ticchiolatura del melo, non si presenta tuttavia agevole per l’oidio, le cui spore sono facilmente confondibili con altre. Un gruppo di ricercatori dell’Oregon (USA) ha messo a punto e valutato le performance di un test rapido che sfrutta la tecnica molecolare della LAMP (Loop Mediated Isothermal Amplification), applicabile anche in condizioni di campo e utilizzabile dallo stesso viticoltore. A questo scopo sono state posizionate in vigneto trappole per le spore nel periodo che va dal germogliamento all’invaiatura e i campioni sono stati analizzati in condizioni diverse (con il test rapido LAMP dallo stesso produttore, con lo stesso test in laboratorio e con la tecnica della PCRq). La LAMP, a differenza della più conosciuta PCR, è una nuova tecnica, poco costosa, che consente l’amplificazione del DNA dei microrganismi ricercati in condizioni di temperatura ambiente. I risultati hanno messo in evidenza una perfetta corrispondenza del nuovo test condotto in laboratorio con la PCRq nei due anni di prova e la corrispondenza dei risultati soltanto in uno dei due anni nel caso del test condotto dal produttore. La realizzazione dei piani di difesa sulla base delle risposte del test ha portato a un numero mediamente inferiore di 3,3 trattamenti rispetto alla difesa stabilita a calendario, precedentemente applicata, senza differenze di infezione tra le due strategie.
Articolo originale: L. D. Thiessen, J. A. Keune, T. M. Neill, W. W. Turechek, G. G. Grove, W. F. Mahaffee. Development of a grower-conducted inoculum detection assay for management of grape powdery mildew. Plant Pathology (2016) 65, 238–249.
Abstract a cura di Alessandra Biondi Bartolini