La malattia di Pearce è una fitopatia causata da Xylella fastidiosa, un batterio che si sviluppa nello xilema delle piante ospiti ed è in grado di attaccare un numero elevato di piante coltivate, la cui presenza in Italia è divenuta emergenza fitosanitaria per il deperimento dell’olivo in alcune aree della Puglia. Presente sulla vite soprattutto nei vigneti della California e del Messico, la malattia di Pearce (o PD Pearce Disease) è una delle patologie più temute in quanto in grado di portare alla morte delle piante in pochi anni. Attualmente non esistono tecniche di lotta efficaci e la difesa si era sinora limitata (come avviene per alcune malattie virali o per i fitoplasmi) a contenere la diffusione del suo vettore, la cicalina Homalodisca vitripennis con l’uso degli insetticidi, dannosi tuttavia anche per gli insetti utili. Un team di ricercatori della A&M Texas University ha concentrato la sua attenzione sul batterio anziché sul vettore, identificando nei virus batteriofagi un mezzo di lotta efficace e sostenibile. I fagi, virus in grado di svilupparsi a spese dei batteri, sono stati isolati e analizzati nella loro capacità di attaccare X. fastidiosa. Un cocktail di diversi ceppi fagici, tra quelli più efficaci per questa specie batterica, è stato messo a punto e testato in ambiente protetto su piante malate, prima o dopo l’infezione. La presenza di ceppi diversi consente di mantenere l’azione biocida efficace anche nel caso in cui un ceppo batterico sia in grado di sviluppare una resistenza ad uno dei fagi presenti nel cocktail. I risultati hanno messo in evidenza la capacità dei fagi non solo di prevenire ma anche di arrestare l’infezione. Dopo le prove di serra che hanno consentito di verificare l’efficacia e la corretta formulazione del cocktail, gli scienziati texani stanno tuttora svolgendo test sul campo.
Articolo originale: Mayukh Das, Tushar Suvra Bhowmick, Stephen J. Ahern, Ry Young, Carlos F. Gonzalez. Control of Pierce’s Disease by Phage. PLOS ONE, 2015; 10 (6): e0128902 DOI: 10.1371/journal.pone.0128902.
Abstract a cura di Alessandra Biondi Bartolini.