Nero d'Avola innestato su portinnesto M4. Theorie und Praxis (Teoria e pratica) era il motto del Goethe naturalista. Coniugare la speculazione scientifica con l’applicazione concreta dei risultati della ricerca era per il poeta tedesco la sintesi perfetta che ogni pedagogo e scienziato dovevano porsi come obiettivo. Spesso però il mondo dell’università e quello della produzione rimangano distanti e si scambiano accuse reciproche di non riuscire a mettere assieme le competenze dell’una con le esigenze dell’altra. La breve storia che segue dimostra però che è possibile creare una collaborazione molto efficace tra il prodotto dell’ innovazione e la sua pratica applicazione. Alla fine degli anni Ottanta è iniziato presso l’Università di Milano un progetto di miglioramento genetico della vite teso a produrre nuovi portinnesti capaci di tollerare la siccità e resistere ad elevati tenori di calcare nel terreno. L’idea non era nuova: con l’arrivo della fillossera in Europa erano stati creati molti portinnesti con queste caratteristiche che avevano consentito di ricostruire la viticoltura, che da allora venne chiamata moderna, perché assieme al portinnesto erano state introdotte tecniche colturali innovative come le forme d’allevamento a spalliera, necessarie per una efficace lotta antiparassitaria, la potatura, la concimazione minerale, la presenza esclusiva della vite nel vigneto, senza cioè altre colture consociate. Dalla fine dell’Ottocento però non sono stati più creati nuovi portinnesti, mentre sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti che sono avvenuti nella coltivazione della vite, la sua diffusione in ambienti climaticamente molto diversi da quelli europei, le nuove esigenze di qualità da parte del consumatore e gli effetti del cambiamento climatico che pongono forti limitazioni allo sviluppo della pianta se non si interviene con l’irrigazione. Il cammino per giungere alla valutazione delle caratteristiche agronomiche, tali da giustificare l’inserimento dei nuovi portinnesti della serie denominata M nel Registro nazionale delle varietà, è stato molto lungo ma ha subito una importante accelerazione negli ultimi tre anni mediante il finanziamento di un consorzio di Fondazioni bancarie, il Progetto Ager Serres, che ha coinvolto i ricercatori delle Università di Milano, Padova, Torino e Piacenza, il CRA Vite di Conegliano e la FEM di S.Michele a/A. Dai risultati delle ricerche sono scaturiti dei dati importanti sulle performance di questi portinnesti in numerosi ambienti produttivi italiani, mettendo in luce la loro superiorità nei confronti dei portinnesti commerciali. Il progetto ha inoltre evidenziato alcuni marcatori molecolari che consentiranno di accelerare in futuro la valutazione di nuovi semenzali da incrocio attualmente in osservazione. Mancava a questo punto l’ultimo anello della catena per arrivare al viticoltore e questo anello è stato completato attraverso la costituzione di una nuova società, la Winegraft, i cui membri sono 9 aziende vinicole primarie italiane che rappresentano tutte le regioni italiane, una società di supporto alla viticoltura ed una banca. Le aziende sono: Ferrari, Zonin, Banfi, Armani, Due Palme, Magistravini, Bertani Domains, Castellare, Settesoli, Bioverde e la Banca del Veneto. I diritti commerciali su questi nuovi portinnesti sono esercitati da uno spin-off dell’ Università di Milano, l’IpadLab ,con sede presso il Parco Tecnologico lombardo di Lodi, con il compito di monitorare la sanità e la corrispondenza genetica delle barbatelle prodotte con questi portinnesti, mentre i Vivai VCR sono stati scelti per la creazione dei campi di piante madri dove prelevare il materiale per la moltiplicazione e per la successiva commercializzazione in tutto il mondo. Con le royalty che deriveranno dalla vendita delle barbatelle sarà garantita la continuazione del progetto di miglioramento genetico dei portinnesti. A margine di questo risultato è necessario fare due considerazioni: la prima riguarda il significato dell’iniziativa, che va al di là del mero risultato economico e che rappresenta il primo esempio concreto di sviluppo di un progetto dalle concrete ricadute economiche da parte dell’industria enologica italiana a favore dell’Università. Ci auguriamo che non rimanga un caso isolato. La seconda è relativa alle difficoltà incontrate a livello burocratico per stabilire un rapporto di reciproco interesse tra Università ed aziende private. Siamo certi che l’esperienza fatta potrà servire ad altri per ottenere più rapidamente il risultato. Un'ultima considerazione riguarda il valore e la passione delle persone, giovani imprenditori che appartengono all’UIV, che non hanno mai disperato di arrivare alla conclusione di questa iniziativa, malgrado le difficoltà. Nelle loro mani sono riposte le sorti della nostra viti-enologia: se affronteranno i problemi del settore con questo spirito, il nostro futuro sarà più roseo. (Attilio Scienza - Università di Milano) Approfondimento Dei portinnesti serie M VQ si è occupata nel numero di Settembre 2012: LEGGI L'ARTICOLO IL PORTINNESTO IDEALE
Costituita la società Winegraft
Nuovi portinnesti serie M: ora disponibili
Il risultato di un progetto di miglioramento genetico iniziato alla fine degli anni Ottanta