Organizzato dalle Donne della Vite a Negrar il 27 marzo 2018

“Il bello della biodiversità in vigneto” sta nella sua complessità

Dalle acquisizioni scientifiche alla gestione viticola

Il bello della biodiversità in vigneto sta nella sua complessità e nella capacità di coglierne tutti gli elementi, le sinergie e le interazioni, studiando e approfondendo il ruolo di ognuno di essi con gli strumenti della ricerca e successivamente applicando i risultati nella pratica e nell’innovazione in campo. Questo è il take home message del Convegno che le Donne della Vite hanno organizzato il 27 marzo scorso in collaborazione con Bluagri e grazie alla preziosa ospitalità della Cantina Valpolicella Negrar.

Daniele Accordini e Valeria Fasoli.

Per fare in modo che la sostenibilità sia concreta occorre conoscerla e poi applicarla”, ha spiegato Valeria Fasoli, presidente delle Donne della Vite nei saluti di apertura. “Per noi - ha continuato - la biodiversità ha un significato ampio che riunisce l’insieme di conoscenze, attenzioni e interventi che partono dal terreno e giungono al paesaggio, per fare degli equilibri dell’ecosistema del vigneto un vero e proprio punto di forza”.
La stessa forza e lo stesso legame che si crea tra l’ambiente e i suoi vini, come ha sottolineato anche Daniele Accordini, direttore generale di Cantina Valpolicella Negrar, che ha accolto i partecipanti ricordando che “dietro a ogni grande paesaggio c’è un grande vino” e che “la sua tutela deve essere un impegno di tutti per consegnare a chi ci seguirà un ambiente migliore”.

In vigneto non si è mai soli
Nella prima sessione del convegno - dal titolo evocativo: In vigneto non si è mai soli: la scienza alla riscoperta del valore della biodiversità nel suolo e nel paesaggio viticolo – cinque scienziati di fama internazionale hanno evidenziato ricchezza e complessità delle relazioni tra le comunità biologiche presenti nel suolo, sulla sua superficie, sulla pianta e all’interno dei suoi tessuti, fino agli elementi del paesaggio, svelate grazie ai mezzi di indagine odierni.

Alessandra Biondi Bartolini

Abbiamo scelto temi diversi e tutti di grande spessore scientifico - ha spiegato Alessandra Biondi Bartolini, moderatrice della giornata - per far capire che l’importanza della ricerca sta anche e soprattutto nell’avanzamento delle conoscenze e non solo nell’innovazione apportata dalle scoperte scientifiche in agricoltura. E inoltre per invitare a cogliere la bellezza che la scienza porta con sé nello scoprire l’ambiente in cui che viviamo”.
Il microbiota del suolo e della pianta - descritto come il complesso di microrganismi, batteri e funghi che occupano un ambiente interagendo tra loro e con gli organismi superiori - è il grande nuovo protagonista della biologia e dell'ecologia moderne. Non fa eccezione la vite, che lo ospita sulla superficie e all’interno dei tessuti, lo alimenta grazie alla sostanza organica di cui arricchisce il suolo con le radici e i loro essudati radicali, rendendo biologicamente ricco il terreno circostante. Una complessità di relazioni scoperta solo di recente grazie alle nuove tecniche di metagenomica per il sequenziamento del Dna, che permettono di identificare in un solo passaggio tutte le comunità di microrganismi presenti in un campione, anche quelle - e sono più del 90% delle specie presenti in natura - non coltivabili su terreno sintetico con le tecniche di microbiologia tradizionale.
Ne hanno parlato Andrea Squartini, dell’Università di Padova, che ha sottolineato l’importanza dei microrganismi del suolo e della loro diversità funzionale nella definizione di fertilità dei terreni agrari, e Ilaria Pertot, dell’Università di Trento e della Fondazione Edmund Mach, che ha illustrato le relazioni tra la vite e i microrganismi epifiti ed endofiti presenti sulla superficie e nei tessuti degli organi vegetali, Nonché le implicazioni sulla resistenza alle avversità e sulla difesa fitosanitaria.

Maurizio Guido Paoletti

Indicatori importanti di biodiversità sono poi anche gli invertebrati come i lombrichi, in modo particolare quelli del gruppo dei profondi scavatori, il cui ruolo nella formazione dei suoli e nella trasformazione della sostanza organica, ha raccontato Maurizio Guido Paoletti dell’Università di Padova, era stato intuito già da Charles Darwin nella sua ultima opera, pubblicata nel 1881.
La biodiversità per essere gestita va compresa e studiata in ogni suo particolare, come ha evidenziato Carlo Duso (Università di Padova), nel descrivere il ruolo fondamentale e talvolta controverso degli equilibri tra gli insetti dannosi e i loro parassitoidi e dell’inserimento di aree non coltivate come siepi e boschetti nell’ambito di un’attenta strategia ecologica.
Una visione di insieme, data dall’approccio multidisciplinare della ricerca ambientale, è stato presentato nella relazione di Valeria Trivellone dell’Istituto federale di ricerca WSL per la biodiversità e la biologia della conservazione (Svizzera), che ha riportato i risultati del progetto BioDiVine realizzato per studiare le relazioni tra il paesaggio viticolo, la gestione dei vigneti e la biodiversità di piante spontanee e invertebrati nelle aree vitate del Canton Ticino.

Martina Broggio

Dall’attenzione alle nuove conoscenze date dalla ricerca scientifica e all’individuazione di soluzioni tecnologiche e sostenibili nasce il progetto Bluagri, presentato da Martina Broggio responsabile tecnica dell’azienda di Pramaggiore sponsor del convegno, che ha messo a punto Bluvite, prodotto specifico per l’attivazione delle popolazioni batteriche del microbiota del suolo. I risultati delle prove sperimentali sono stati presentati in due case history da Luca Inama dell’Azienda Agricola Inama di San Bonifacio (VR) e da Fabio Sorgiacomo di Giotto Consulting che ha riportato la sua esperienza presso l’Azienda Santa Sofia in Valpolicella.

Il controllo e la misura della biodiversità
La sessione pomeridiana è stata dedicata al controllo e la misura della biodiversità in vigneto, necessarie per una gestione razionale di tutta la complessità microbica, animale e vegetale che stiamo imparando a conoscere e a valorizzare.
Alberto Acedo, in collegamento dalla Spagna sede principale della startup Biome Makers (la seconda è a San Francisco negli USA), ha raccontato lo sviluppo della loro piattaforma di bioinformatica e analisi metagenomica per analizzare e caratterizzare il microbioma di campioni di suolo, uva e vino provenienti da tutto il mondo per trarne informazioni per la gestione del vigneto e della cantina oltre che una carta d’identità biologica del proprio territorio e del proprio vino.

Isabella Ghiglieno

L’importanza del monitoraggio delle caratteristiche del suolo e della biodiversità, realizzato con metodi standardizzati e ripetibili, è stata sottolineata da Isabella Ghiglieno dello Studio Agronomico Sata che ha presentato un percorso di valutazione basato su indici misurabili, messo a punto non per confrontare ambienti o vigneti diversi, ma per fornire alle aziende uno strumento in grado di quantificare l’impatto delle scelte di gestione del vigneto e i propri miglioramenti.
In chiusura Gianfranco Caoduro, fondatore della World Biodiversity Association, ha raccontato come per stimolare il mondo agricolo ad una maggiore attenzione verso l’ecosistema e le risorse naturali, sia nato nell’Anno Internazionale per la Biodiversità, il 2010, Biodiversity Friend, un protocollo di certificazione volontaria basato su indici e punteggi misurabili e Laura Tinazzi, produttrice veronese (Fondo Prognoi) impegnata valorizzazione e implementazione della biodiversità, presentando la sua esperienza ha sottolineato la necessità di aprire le aziende e i vigneti al dialogo e alle sinergie con la società e le comunità che li ospitano.

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L'associazione Donne della Vite, senza fini di lucro, è aperta a tutte le persone fisiche, donne e uomini (tecnici viticoli, agronomi ed enologi, viticoltori, ricercatori, professori, giornalisti, sommelier, ristoratori, enotecari), legate al mondo vitivinicolo. Conta numerosi associati che rappresentano autorevolmente importanti realtà viticole ed enologiche, Enti di Ricerca e Università del nostro Paese. Organizza attività culturali e formative, convegni, seminari, conferenze, incontri tecnici con interventi di ricercatori e tecnici di settore, ma anche degustazioni, mostre e spettacoli volti a favorire la diffusione e la conoscenza della cultura viticola ed enologica. Promuove e sostiene la ricerca scientifica di settore.

BluAgri nasce dal desiderio di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura attuale, sviluppando soluzioni specifiche per migliorare la fertilità del terreno attraverso lo stimolo della componente microbica autoctona. L’opera di BluAgri, grazie al know-how nel campo della microbiologia, funge da collante ed innesco di processi biologici fondamentali per la vita delle piante. La visione dell’importanza della riattivazione della componente microbica autoctona del terreno, quale valore indispensabile per una crescita sostenibile, rappresenta l’obiettivo sul quale il team concentra le proprie risorse.

“Il bello della biodiversità in vigneto” sta nella sua complessità - Ultima modifica: 2018-04-12T18:50:57+02:00 da Redazione

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