Le produzioni agricole sono considerate una fonte significativa di gas serra e allo stesso tempo i terreni coltivati sono in grado di sequestrare la CO2 in forma di sostanza organica. Nonostante questo in molti studi di LCA (Life Cycle Assessment) dei prodotti agricoli la sostanza organica del suolo (SOM, Soil Organic Matter) non viene presa in considerazione. Lo studio svolto dai ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ha sviluppato un nuovo modello che integra quello esistente utilizzato per la valutazione della sostanza organica dei suoli nei calcoli di Carbon Footprint e valuta l'impatto di suoli vitati gestiti diversamente nella LCA della produzione vinicola, scegliendo come unità funzionale la bottiglia di vino e come sistema confinato l'intera produzione, dall'impianto del vigneto fino alla gestione dei rifiuti post-consumo. I risultati hanno messo in evidenza che l'inserimento nel calcolo della sostanza organica del suolo porta l'impronta carbonica di una bottiglia di vino da 0,663 a 0,531 kg di CO2 equivalente. Mentre la fase di impianto determina una perdita di sostanza organica del suolo, nelle fasi successive di pre-produzione e di produzione il rapporto tra perdita e accumulo di SOM dipende dalle tecniche di gestione del suolo e mediamente risulta in un accumulo netto, che trasforma il vigneto da sorgente a serbatoio di CO2 e gas serra. Le tecniche che prevedono la re-incorporazione dei residui del vigneto e l'inerbimento sono state poi identificate come i principali fattori in grado di influenzare le variazioni in sostanza organica nei suoli vitati.
Articolo originale: S. Bosco, C. Di Bene, M. Galli, D. Remorini, R. Massai, E. Bonari , Soil organic matter accounting in the carbon footprint analysis of the wine chain, The International Journal of Life Cycle Assessment June 2013, Volume 18, Issue 5, pp 973-989
Abstract a cura di Alessandra Biondi Bartolini
