Dal Premio Casato Prime Donne, nella trecentesca chiesa di Sant’Agostino a Montalcino, arriva una testimonianza forte e coraggiosa sul dramma dei profughi, nel cuore di un territorio che si è rivelato particolarmente capace di integrazione con il 15% di stranieri sull’intera popolazione, un dato superiore alla media nazionale (8,1%) e a quello dei comuni del vino toscano, dove la percentuale degli immigrati scende al 12%: “Fare accoglienza è un modo di costruire la pace. Tutti dobbiamo confrontarci con questo olocausto“. Ad affermarlo con determinazione il sindaco di Lampedusa e Linosa Giuseppina Maria Nicolini che durante la consegna del Premio, davanti agli altri premiati – i giornalisti Costanza Calabrese del TG5, Walter Speller di www.jancisrobinson.com, Gaia Pianigiani del New York Times e il fotografo Francesco Caso – e ad un folto pubblico ha ripercorso la sua esperienza dall’accoglienza vissuta in solitudine con un’Italia lontana. “Non mi sento più sola… oggi la coscienza dei governanti europei comincia a confrontarsi con il dramma”. Un cambiamento che è iniziato con la visita di Papa Francesco: “Il momento più bello della mia esperienza di sindaco… il Papa continuava a dire “grazie, grazie” e si stupiva della piccola dimensione di Lampedusa. Il Papa ha messo tutti di fronte alla responsabilità“. A questo punto Giusi Nicolini inizia a raccontare alcuni episodi: “Ho dovuto insistere perché le telecamere riprendessero le bare dei dieci bambini morti in mare, sarebbero stati undici ma l’ultimo era ancora attaccato con il cordone ombelicale alla madre che lo aveva messo al mondo negli spasmi della morte” … immagini agghiaccianti e insieme “le più grandi contraddizioni del nostro tempo veder arrivare le barche dei profughi insieme alle barche dei turisti”. A chi le chiede come si concilia la vita dell’isola con l’emergenza dell’accoglienza, la Nicolini risponde con semplicità: “Vorrei che tutti venissero a vedere che si può fare accoglienza senza privarsi di chi sa cosa….. L’isola è piena di turisti ma si mette in moto, tutta come una squadra, per accogliere. L’esperienza di vedere sbarcare i profughi arricchisce anche i turisti, li mette di fronte alla verità, li rende consapevoli dei drammi del nostro tempo“. Una consapevolezza che la Nicolini chiede a tutti ma soprattutto a chi ha responsabilità di governo e che, per troppo tempo, ha cercato di non vedere e di non sapere: “Fare accoglienza è un modo di costruire la pace. Tutti dobbiamo confrontarci con questo olocausto“. Una platea commossa l’ha applaudita a lungo, grata a Giusi Nicolini per la lezione di coraggio e di generosità offerta dalla Prima Donna 2015 scelta dalla giuria del Premio Casato Prime Donne come esempio di coraggio e eticità di comportamenti.
L’accoglienza è un modo di costruire la pace
Giusi Nicolini sindaco di Lampedusa commuove gli intervenuti al Premio Casato Prime Donne
Con lei premiati Costanza Calabrese, Walter Speller, Gaia Pianigiani e Francesco Caso