In Valle d’Aosta i vini invecchiano in miniera

Il progetto vede coinvolte tre cooperative che hanno sperimentato l’utilizzo, in virtù del particolare microclima, per l’affinamento di alcuni dei vini più rappresentativi della regione

L'iniziativa è partita da Cave des Onze Communes di Aymavilles, che raggruppa 175 produttori e 65 ettari disseminati in 11 comuni tra i 550 e gli 800 metri di altitudine

Sotto il mare e nello spazio. In botti di ogni materiale. Non più soltanto di legno. Negli ultimi anni diversi produttori italiani hanno iniziato a sperimentare l’affinamento del vino in contenitori in materiali alternativi.
Come il marmo o la pietra, recuperando tradizioni dimenticate, o magari sopravvissute solo in alcune piccolissime produzioni locali.
Tra queste c'è quella dell'utilizzo della pietra, che assicura al vino una mineralità e una freschezza data dalla temperatura, che viene mantenuta sotto dei 10 gradi.

Una cooperativa con 63 ettari di vigneti in 11 comuni

Fra i pionieri in Italia nella riscoperta dell’utilizzo di botti di pietra c’è Cave des Onze Communes di Aymavilles, la più grande cooperativa vitivinicola della Valle d’Aosta.
Immersa nel cuore delle Alpi, vanta una produzione di vini unici e raffinati, grazie ai 63 ettari di vigneti, estremamente parcellizzati, distribuiti sul territorio di 11 Comuni: Quart, Saint-Christophe, Aosta, Sarre, Saint Pierre, Villeneuve, Introd, Aymavilles, Jovençan, Gressan, Charvensod.

175 produttori e 500 mila bottiglie prodotte

Situati à l’Adret e à l’Envers della Dora Baltea, i comuni elencati sfiorano altitudini che raggiungono tra i 550 e i 800 metri sul livello del mare.
Cave des Onze Communes di Aymaville raggruppa 175 produttori per una diffusione complessiva di circa 500 mila bottiglie all’anno, parte delle quali varcano i confini nazionali per raggiungere l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone.

Affinamento nelle miniere abbandonate

A partire dall’autunno 2020, insieme ad altre due cooperative valdostane, Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle e La Crotta di Vegneron di Chambave, ha aderito a un progetto promosso dalla Cooperativa Mines de Cogne.
Previsto il riutilizzo delle miniere abbandonate della zona per sperimentarne l’utilizzo, in virtù del particolare microclima, per l’affinamento di alcuni dei vini più rappresentativi della regione.

I vini riportati in superficie dopo un anno

Una parte della produzione enologica ottenuta da uve Petite Rouge e Petite Arvine, due dei quattro vitigni autoctoni della Valle d’Aosta, viene destinata all’affinamento in botti di granito del Monte Bianco.
Queste vengono poi collocate per un anno all’interno di alcune miniere di magnetite dismesse di Cogne, all’interno delle quali la temperatura resta costante tra i 5 e i 7 gradi.
Nei mesi scorsi l'uscita dei primi vini affinati in miniera.

In Valle d’Aosta i vini invecchiano in miniera - Ultima modifica: 2023-02-26T14:00:20+01:00 da Gilberto Santucci

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