Il settore del vino è cambiato radicalmente negli ultimi anni, volumi minori e un giro d’affari aumentato complessivamente dell’8% nel quinquennio 2008-2013 grazie alla costante crescita del prezzo per litro che, nello stesso periodo, ha registrato un aumento del 25%. Questo cambiamento strutturale rispecchia le nuove abitudini dei consumatori, che preferiscono sempre di più bere meno ma meglio. Il giro d’affari mondiale del vino online ammonta a 6 miliardi di euro nel 2014 e, secondo la scuola di management di Bordeaux, è destinato a crescere nel 2015 fino a raggiungere i 6,5 miliardi di euro. Tra i canali di vendita del mercato del vino, esclusi quelli dell’on-trade (alberghi, ristoranti, bar e servizi simili), è il canale online a registrare i maggiori tassi di crescita, superiori al 10%, anno su anno, a partire dal 2012. L’Italia, secondo produttore di vino al mondo dopo la Francia, si colloca tra gli ultimi paesi per il tasso di penetrazione del canale online, che si attesta allo 0,2% nel 2014 con un valore di mercato di circa 24 Milioni di euro: incidenza molto limitata se paragonata alla media mondiale, pari all’1,8%, e ai tassi registrati dai principali paesi europei, come la Francia (5,8%) e il Regno Unito (6,8%). La carenza di player di riferimento nella vendita del vino online sembra rappresentare la ragione alla base di questo mancato sviluppo: una significativa opportunità persa per produttori e player a vario titolo, infatti l’attitudine dimostrata dal consumatore online è verso bottiglie specifiche di qualità medio-alta a prezzi contenuti, che si traduce in un costo medio per bottiglia acquistata pari a 12-15 euro vs i 3-5 del canale tradizionale (ad esempio supermercato). La vicina Francia ha un giro di affari online di oltre 850 milioni di euro (vs 24 milioni dell’Italia) ma, comunque, ben lontano dalla saturazione. In Italia, negli ultimi 5 anni, il volume di ricerche effettuate online di parole inerenti al settore del vino è in costante crescita. In particolare le ricerche nel 2014 sono aumentate di oltre il 30% rispetto al 2010 e in media ogni mese sono effettuate 360.000 ricerche sul vino, provenienti principalmente dalla Toscana, dalla Liguria e dal Veneto. Gran parte di esse sono correlate all’acquisto/vendita online del vino, altre invece alla tipologia di vino, ad esempio bianco o rosso, ed altre fanno riferimento a specifici brand. “Quello della distribuzione online del vino è un settore particolarmente vivace e in evoluzione e poco esplorato da parte dei produttori nostrani. A nostro avviso si tratta di un settore in grado di esprimere potenziali interessanti grazie anche all’attitudine, sempre più diffusa da parte del consumatore, di approfondire lo studio, la ricerca e il procurement di prodotti enogastronomici di alta qualità”, ha dichiarato Matteo Bellomo, Responsabile e-commerce di Alkemy. Diversi, ad oggi, e in continua evoluzione i modelli di business per la vendita del vino online: – Flash sales: modello adottato da Tannico e Svinando con il quale si permette ai clienti di acquistare bottiglie di vino a prezzi scontati in periodi limitati. L’offerta, aggiornata in modo continuo, prevede selezioni temporanee di bottiglie prodotte da viticoltori di qualità a prezzi inferiori a quelli di listino. Questo approccio è utilizzato con successo in diverse categorie merceologiche, perché permette ai clienti di sfruttare delle occasioni altrimenti difficili da trovare. – Catalogo: modello adottato da Xtrawine e Vino75 che segue un approccio tradizionale, dove l’offerta rimane relativamente stabile e i prezzi sono molto vicini a quelli di listino. Spesso grazie alla disintermediazione, resa possibile dal canale online, i prezzi sono inferiori a quelli di mercato. Anche qui sono presenti offerte temporanee, ma non compongono il fulcro della proposta. – Marketplace: modello utilizzato da eBay vino, che consiste in una piattaforma che favorisce l’incontro tra domanda e offerta. Il sito non è il diretto venditore, ma solo il mezzo tramite il quale avvengono le compravendite. La piattaforma percepisce una fee a transazione avvenuta, e in questo modo permette la creazione di un mercato secondario in cui molto spesso si possono intrattenere compravendite di bottiglie particolari, spesso anche di un certo valore. – Subscription: è uno dei modelli più innovativi, utilizzato da Vinitaly Wine Club e Tannico Club, attraverso il quale il cliente può ricevere periodicamente una selezione di vini curata dal sito stesso, a fronte di abbonamento (solitamente) su base mensile. Ogni sito offre diversi tipi di abbonamento basati sulle esigenze del cliente, in modo da indirizzare il consumatore, ma allo stesso tempo incontrarne i gusti. – Social commerce: è un nuovo modello di business, adottato da Vinix, perfettamente in linea con i principi social che presidiano le dinamiche online. Si basa, infatti, sul concetto di gruppi d’acquisto, dove potenziali clienti si uniscono per creare un unico grande ordine online, sfruttando così i vantaggi di prezzo, e un trattamento speciale da parte della cantina, derivanti dall’acquisto di grosse quantità. Chi è Alkemy Nata nel 2012 dall’aggregazione di alcune importanti realtà “digitali” già esistenti sul mercato, a cui si sono aggiunte una serie di nuove competenze, Alkemy è il primo digital enabler italiano con una squadra di oltre 200 e oltre 30 milioni di fatturato. Alkemy è guidata da una serie di professionisti con comprovata esperienza come Riccardo Lorenzini (ex D’Adda, Lorenzini e Vigorelli, Presidente), Duccio Vitali (ex partner Bain, Amministratore Delegato) e Alessandro Mattiacci (ex Gruppo Jakala, Vice Presidente e Responsabile Digital Transformation). La compagine azionaria di Alkemy è composta sia dal management sia da altri soci industrial (tra i quali il Gruppo Jakala) e finanziari entrati nel progetto a comporre un assetto societario inedito che fa di Alkemy la prima “public company” italiana del digitale. Perfetti, Unicredit, L’Oreal, Sisal, Prysmian, Mediaset Premium, Campari, A2A, Barilla, Discovery Channel, Beretta e Bayer sono alcuni tra i clienti della società.
Dal 2012 ad oggi il canale digitale è aumentato del 10% anno su anno
Il buon vino si sceglie online
Dal 2010 ad oggi, la ricerca della parola chiave “vino" è cresciuta del 30%