Un mercato molto vasto, ma non semplice da affrontare

Cina, pianeta da scoprire

Opportunità e rischi

Che la Cina rappresenti una grande opportunità per i vini italiani non è una novità. In questi ultimi anni tuttavia i molti produttori che hanno tentato di percorrere la via della seta in senso inverso hanno constatato che rivolgersi al mercato cinese con le stesse strategie con cui ci si presenta sugli altri mercati porta spesso al fallimento. Il vino italiano è conosciuto pochissimo, i cinesi hanno difficoltà a comprendere la complessità varietale e regionale dei nostri sistemi di denominazione, le barriere linguistiche creano difficoltà nei rapporti, ma soprattutto non sono state sviluppate e studiate strategie nuove per presentare ai cinesi l’Italia e i suoi vini come un sistema organizzato. Per far conoscere ai cinesi il vino italiano, e fare in modo che un mondo di consumatori neofiti si avvicini e si affezioni ai nostri brand…

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO A FIRMA DI ALESSANDRA BIONDI BARTOLINI
PER APPROFONDIRE

(Approfondimenti s cura dell’Autore)

La Cina che produce

La Cina non è soltanto un grande mercato per i vini occidentali di importazione: l’80% del vino consumato sul mercato interno è prodotto nazionale e la Cina è il quinto produttore vinicolo a livello mondiale (dopo Spagna, Italia, Francia e Stati Uniti). Nonostante sia molto difficile avere informazioni dettagliate su quanto e che cosa si produca nei vigneti cinesi, alcune stime prevedono che nei prossimi decenni la Cina potrà superare in produzione anche i maggiori Paesi europei. Le regioni cinesi dove si producono maggiori quantità di uva da vino sono tradizionalmente la regione dello Shangdong sulla costa occidentale, quella dello Yunnan nel Sud Ovest, dove recentemente hanno investito grandi gruppi occidentali come Baron De Rotschild e Dom Perignon, e le regioni dello Xinjiang e del vicino Gansu nel Nord Ovest, caratterizzate da estati calde ma molto umide e inverni molto freddi, tali da richiedere tecniche di copertura della vite per proteggerla dai danni da freddo. I grandi marchi locali, come Great Wall, Dinasty o Changyu, collocano i loro vini in un mercato entry-level quantitativamente molto vasto, ma per il momento di scarso interesse per gli operatori europei, i cui prodotti sono invece destinati a fasce di mercato superiori.

Vino e turismo cinesi: farsi trovare preparati

La Cina è attualmente al primo posto nella classifica mondiale della spesa turistica, con incrementi previsti del 15% ogni anno fino al 2016. Sebbene non esistano dati specifici sul turismo enologico dei cinesi in Italia, l’Expo 2015 rappresenta una grande opportunità per creare una proposta di enoturismo adatta a soddisfare la richiesta dei viaggiatori cinesi. Ne ha parlato Paola Ragazzini, di Link Associati (Bologna), consulente e specialista in nuove strategie di marketing del turismo: “I flussi turistici già presenti in Italia non si prestano ad una proposta di tipo esperienziale molto specifica come quella dell’enoturismo. Occorre rivolgere questo tipo di offerta ad una nuova classe di turisti cinesi, con alta capacità di spesa, che già richiede servizi e viaggi personalizzati. Il turismo individuale nel 2012 sarebbe aumentato del 60% secondo i dati forniti dall’Ambasciata italiana in Cina”. Per questi nuovi turisti è necessario creare un’offerta all’altezza delle loro aspettative, combinando l’esperienza del vino ad altri prodotti esclusivi e tenendo conto anche di modelli culturali che li diversificano nella percezione di alcuni aspetti come la ruralità che, a differenza di quanto avviene per i turisti europei e americani, non è percepita come un valore, al contrario dei nuovi aspetti dell’ecosostenibilità, dai quali invece i turisti cinesi sono molto affascinati.

Quanto e cosa bevono i cinesi?

La tabella che segue risponde a questa domanda. I dati dei consumi delle bevande alcoliche sono stati riportati da Qiu Zequi dell’Università di Chongquing. Tabella-consumi-Cinesi

Cina, pianeta da scoprire - Ultima modifica: 2014-06-09T11:34:09+02:00 da Redazione

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