La passione di Flores Zanchi traspare chiaramente dal racconto dell’evoluzione di un’azienda che da più di mezzo secolo rappresenta una certezza per la produzione enologica di Amelia, in provincia di Terni, un areale che ha ottenuto il riconoscimento a DOC nel 1989.
È qui, vent’anni prima, che il nonno di Flores Licurgo Zanchi acquistò un antico casale sulle colline decidendo di restaurare, con pazienza e grande cura, alcuni filari di viti e olivi secolari, ottenendo fin da subito vino e olio eccellenti.
Sintesi da VVQ 4/2022
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Da qui, l’idea di costruire la prima Cantina di Amelia che avesse alle spalle un progetto imprenditoriale di valorizzazione dell’area, con vigne di proprietà e l’intero ciclo di produzione interno. Basandosi sulle tradizioni contadine locali, la famiglia Zanchi ha iniziato così a creare vini territoriali di qualità, che negli anni sono diventati un parametro di riferimento per la produzione amerina. Anno dopo anno, il figlio Leonardo e la moglie Annamaria trasformano la passione di Licurgo in una moderna azienda vinicola, ristrutturando le cantine e potenziando la coltura dei vitigni autoctoni, tutti selezionati e riprodotti da marze di vigneti locali.
Oggi sono Flores, Flaviana e il marito Mario – la terza generazione della famiglia Zanchi –, a curare scrupolosamente le vigne di proprietà e la produzione.
Preservare la naturale tipicità
«Fare vino, per noi, è una tradizione basata su un forte senso etico, di rispetto del territorio e di chi lo abita - dichiara Flores Zanchi -».
«Siamo costantemente alla ricerca del miglior equilibrio possibile tra le nostre azioni e i cicli della natura, tra cultura contadina e innovazione, per concepire vini che raccontino in un sorso la storia e i valori dell’azienda: tutela della biodiversità, approccio artigianale e minimalista alla vinificazione, piacevolezza ed eleganza della bevuta».
«I nostri sono prodotti genuini, sani, frutto di un accurato lavoro in vigna e in cantina, dove la mano dell’uomo interviene unicamente per preservare la naturale tipicità. In azienda lavorano tutte persone del luogo, di diverse generazioni, e la vendemmia si fa ancora come una volta, manualmente, conservando gran parte di quei riti che davano, e danno ancora oggi, un significato sociale e di comunione a questo momento topico della produzione».
«Anche nella nostra offerta enoturistica ci piace pensare alla Cantina come a un luogo aperto, dove conoscere le tradizioni agricole ed enogastronomiche di Amelia attraverso esperienze in vigna, in cantina e degustazioni che facciano sentire tutto il calore umano della nostra gente».
Vini sartoriali accessibili a tutti
Dal punto di vista architettonico, la struttura produttiva è a basso impatto ambientale e ad alto risparmio energetico. Interamente costruita in tufo e in parte interrata, essa non necessita di impianti di climatizzazione: un sistema di ventilazione naturale, infatti, consente di mantenere gli ambienti salubri e di sfruttare la geotermia per il raffrescamento estivo. La proprietà, inoltre, è particolarmente attenta alla gestione delle risorse e attua una scrupolosa programmazione delle attività, volta alla riduzione dei consumi.
Le circa 70.000 bottiglie di vino realizzate annualmente si dividono in 13 etichette, a cui si affianca la produzione di sfuso di qualità in 7 varietà di bag in box.
«Sono molte proposte, se si considera che siamo una cantina artigianale – commenta Zanchi – Noi abbiamo fatto, e faremo sempre, vini di territorio per il territorio, accessibili a tutti».
«Anche per questo, mantenendo le tradizioni locali, non abbiamo mai smesso di vendere lo sfuso in cantina, dove negli anni abbiamo visto susseguirsi generazioni di clienti. I nostri vini in bottiglia sono prodotti sartoriali, provenienti da porzioni specifiche di vigneto selezionate per età delle vigne, caratteristiche dei suoli ed esposizione: l’obiettivo è quello di conferire identità specifiche alle singole cultivar, utilizzando anche diverse tecniche di vinificazione e affinamento, ma trovando sempre il giusto equilibrio tra naturalezza dei processi e controllo, per ottenere vini eleganti, puliti e piacevoli. Piccole produzioni, insomma, ma di altissima qualità e mai banali».
Cultivar al centro anche in cantina
La gestione in cantina è complessa, proprio perché ciascuna tipologia di vino prevede una diversa tecnica e procedura di lavorazione messa a punto negli anni, idonea a mantenere ed esaltare le caratteristiche del vitigno. Per i titolari “il vino nasce in vigna” e la fase più importante di tutto il processo è quella in cui si riscontra e decide il livello di maturazione ideale, in funzione della tipologia di prodotto che si vuole ottenere, il che cambia – anche molto – di anno in anno. Le tecniche impiegate per i vini bianchi partono dalla pulizia dei mosti, che avviene per decantazione; in alcuni casi sono effettuate brevi macerazioni in pressa, per poi lasciare che le fermentazioni – che hanno luogo a una temperatura di 13-14 °C – si avviino spontaneamente o tramite inoculazione del piede di fermentazione, preparato con la stessa varietà di mosto.
Affinamenti in cemento per tutelare l'espressione del vitigno
«Siamo molto attenti alla gestione dei solfiti – sottolinea Flores – e ci limitiamo al quantitativo minimo necessario per la sanità dei vini, aggiunto in genere a fine fermentazione».
I vari prodotti affinano in vasche di cemento dai 3 agli 8 mesi e solo per il Majolo – la riserva di Malvasia – è previsto un affinamento in vecchie tonneaux di rovere per 20-22 mesi. Per le uve rosse, invece, prima diraspate e poi pigiate, la macerazione varia dai 7 ai 10 giorni, a seconda delle varietà, e per alcune tipologie di prodotto si attua un controllo della temperatura intorno ai 20-25 °C in fermentazione. Gli affinamenti – effettuati in cemento o in botti grandi di rovere – vanno dai 5-6 mesi del Ciliegiolo fino agli 5 anni dello Sciurio, il rosso riserva Amelia DOC Zanchi a base di Sangiovese e Canaiolo.
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