Come possono dialogare tra loro la viticoltura e la montagna in un ambiente altamente biodiverso come il Monte Baldo? Se n'è parlato in una giornata di approfondimento ospitata da Palazzo Eccheli-Baisi a Brentonico. La viticoltura di montagna, appunto, è stata raccontata dalle voci di esperti del settore in un’alternanza di interventi in dialogo con i viticoltori attivi nella zona.
Introdotta da Albino Armani - ideatore e promotore di questo appuntamento - la giornata è stata ricca di spunti sotto diversi profili con lo scopo di dare il giusto valore alla viticoltura sul Monte Baldo, in aperto dialogo con le amministrazioni e la cittadinanza locale, ma anche con gli altri attori del mondo vinicolo presenti sul territorio, quali le aziende agricole Foradori e Sondelaite, Ferrari Trento e Cantina Endrizzi, intervenuti al convegno raccontando le loro prospettive per il futuro.
Il luogo e l'uomo
La voce che ha accompagnato la giornata è quella di Sissi Baratella - enologa e degustatrice per DoctorWine - che nelle sue parole ha saputo sottolineare come oltre alle caratteristiche proprie dell’area in cui ci troviamo è fondamentale la mano dell’uomo, dove la scelta di un metodo non può che influire sull’operato, svelando lo stile stesso della cantina.
La prima parte ha visto coinvolti Attilio Scienza - professore, autore e promotore del mondo viticolo - Andrea Faustini – enologo, coordinatore e responsabile scientifico del team agronomico di Cavit -, Duilio Porro - Centro Trasferimento Tecnologico della F.E.M. - che attraverso prospettive differenti hanno mostrato la vocazionalità del Monte Baldo per la coltivazione della vite.
Il moderno concetto di vocazionalità
Attilio Scienza ha spiegato come la vocazione di un luogo possa mutare nel tempo, per necessità climatiche o sociali. Un intervento illuminante, che ha messo in discussione alcune certezze ma anche ridefinito quelli che sono i parametri odierni per parlare di vocazionalità, come l’altitudine: oggi, infatti, si tende più che mai a cercare in essa la risposta alle criticità legate alla fenologia della vite. Ma oltre alla quota ci sono caratteristiche del pedoclima sostanziali da tenere presente, come l’effetto dolina, che caratterizza le valli del Trentino e che manifesta effetti importante sul mesoclima, soprattutto per effetto del cambiamento climatico. In questa epoca il vigneto deve entrare in relazione con il suo terroir e con la sua biodiversità. Sono molteplici i fattori che descrivono una zona: con un focus su Brentonico, tali indicatori sono stati messi in relazione con l’applicazione del parametro di Winkler, in grado di tradurre la vocazionalità della zona per un determinato vitigno in indicatori, mostrando come qui trovino terreno fertile varietà idonee alla produzione di spumanti.
Il Baldo a confronto con altre zone di montagna
A seguire Andrea Faustini ha portato a confronto la zona del Baldo con le zone viticole della Valle di Cavedine e della Val di Cembra; qui emergono subito le analogie, non solo per l’altimetria, ma anche per le tipologie di vitigni coltivati, per clima e maturazione del frutto. Così, dall’analisi di vigneti campione sui tre territori, i risultati hanno mostrato come l’evoluzione di zuccheri e acidità siano sulle tre aree molto similari. La mattina si conclude con l’intervento del Dottor Duilio Porro, focalizzato sul beneficio del suolo sulla pianta, grazie alle zonazioni fatte negli anni. In questo scenario, il Baldo è caratterizzato da rocce sedimentarie, con la presenza di calcare, dolomia, scaglia rossa e basalto e la zona di Crosano mostra la sua matrice vulcanica, unica nell’areale.
Gli aspetti storici e sociali
Nella seconda parte sono intervenuti Albino Armani, Alessandro De Bertolini - della Fondazione Museo Storico del Trentino -, Gianluca Telloli - responsabile Ricerca e Sviluppo di Proposta Vini - con Michael Hock, enologo della Cantina St. Jodern Kellerei, in collegamento dalla regione vinicola del Vallese, che in questi giorni è in piena vendemmia.
Albino Armani, tra le primissime aziende ad aver creduto e investito nell’altopiano, interviene con poche e chiare parole e la volontà di aprire un tavolo di confronto, auspicando un “modello Brentonico” in cui costruire valore per guardare al futuro, vedendo nella viticoltura una chiave di sviluppo economico e biodiversità. Prosegue De Bertolini spiegando come il contadino sia da sempre il costruttore di paesaggi agricoli – un protagonismo di ieri, oggi e domani – che per anni è stato il cuore pulsante dell’economia alpina. È grazie a questa figura che nei secoli l’ambiente naturale è diventato paesaggio culturale, grazie ad un’opera di addomesticamento della natura circostante necessaria, da non guardare con timore. La voce di Telloli costruisce un nuovo parallelo tra l’esperienza del Monte Baldo e quella del Vallese in Svizzera: un esempio di successo di un’integrazione sana, equilibrata e sostenibile tra viticoltura e paesaggio, tra economia locale e corretta remunerazione dei viticoltori. In conversazione con Michael Hock, enologo della cantina locale, viene rimarcato come il mantenimento delle pratiche agricole storiche e di piccoli frazionamenti renda più complesso il lavoro, ma riesca a valorizzare poi il prodotto finale.
La voce dei produttori
La parola passa a Rosaria Benedetti – Donna del Vino, degustatrice e formatrice professionista – che apre l’ultima parte con un ricordo sentito a Tiziano Bianchi, “Tano” per chi lo conosceva, genio ribelle, giornalista, esperto di viticoltura trentina ma soprattutto brentegano Doc, mancato la scorsa estate; si chiude infine con una tavola rotonda assieme alle aziende del territorio: Albino Armani, Elisabetta Foradori, Giacomo Antonini di Sondelaite, Luca Cavallaro in qualità di Direttore Ufficio Tecnico Viticolo di Ferrari Trento e infine Paolo Endrici di Cantina Endrizzi (che avvierà presto un progetto viticolo sul territorio), tutti presenti al convegno e alla parte conclusiva di dibattito. Un dialogo proiettato per lo più al futuro di questa zona, che intende illustrare quali prospettive le stesse aziende vedono – ed auspicano – per l’equilibrio tra viticoltura e paesaggio di montagna in questo areale. Nonostante le chiare differenze a livello imprenditoriale e stilistico che caratterizzano le realtà intervenute, l’obiettivo è senz’altro comune: credere fortemente nel potenziale viticolo - e multivarietale – del Baldo e valorizzarlo attraverso un modo nuovo, da costruire insieme, con aziende, amministrazioni, enti per la promozione e non ultimo abitanti del luogo, quali partecipanti attivi. La gestione del paesaggio è una grande responsabilità in mano al viticoltore, che deve averne cura, sapendone cogliere il potenziale pur mantenendo grande rispetto.
La volontà espressa da tutti i partecipanti è quella di riaprire questo dibattito entro la fine dell’anno costituendo un tavolo di lavoro collettivo che non coinvolga esclusivamente le componenti del mondo enologico ma tutto il tessuto sociale ed economico dell’areale dell’altopiano di Brentonico.