Parte la vendemmia in Trentino e ovviamente le prime uve raccolte sono quelle destinate alle basi spumante, per produrre il Trentodoc.
Su una cosa tutti i produttori sono concordi: il 2021 è un’annata di qualità eccezionale per le basi spumante. Un millesimo che poche settimane fa era considerato invece molto problematico, al punto che a fine luglio la maturazione era considerata con 10 giorni di ritardo, accumulati in una primavera fredda con fioritura tardiva e in un mese di luglio con molti giorni di brutto tempo con piogge e freddo.
I problemi in primavera
Lo ricorda anche Marcello Lunelli, vice presidente del Gruppo Ferrari, nonché responsabile dell’area tecnica
«Dopo una primavera problematica, con 15 giorni di freddo in maggio che hanno bloccato lo sviluppo vegetativo delle viti, un giugno caldissimo e poi invece un luglio con freddo e piogge, in agosto si sono invece registrate temperature ideali che hanno assicurato un’ottima sanità dei grappoli».
Il recupero in agosto
«L’escursione termica ideale per le uve base spumante, in particolare Chardonnay e Pinot Nero, ha permesso di raggiungere un grado di maturazione molto equilibrato con titoli più che mai positivi: grado zuccherino sopra i 17 babo, acidità sopra l’11,5%, pH al 3,05: tutti dati che fanno sperare in un prodotto finale veramente ottimo».
Nei vigneti del gruppo Lunelli, secondo le stime di Lunelli, manca circa un 15-20% della produzione sulla media degli ultimi 5 anni soprattutto a causa delle grandinate, ma in compenso la qualità è eccezionale per le basi spumante.
Forte domanda di bollicine
E il mercato? «Tutto il mercato delle bollicine sta andando molto bene c’è un grande bisogno di convivialità. Siamo in presenza di una generale scarsità di prodotto a fronte di una forte domanda e di conseguenza i prezzi sono in tensione».
Dati vendemmiali che confermano in pieno la grande intuizione di Giulio Ferrari di 120 anni orsono e di Bruno Lunelli, il nonno dei cugini Lunelli, negli anni ’50: «il Trentino è una grande terra per la produzione di bollicine ». Allora soprattutto Pinot Nero, ora anche e soprattutto Chardonnay, diventato con i suoi 360 mila quintali di uva prodotti l’anno scorso su un totale di 1.200.000, il prodotto più importante della viticoltura trentina.
Gregori (Vivallis): «Il clima ha premiato l’attenzione e la cura dei soci in vigneto»
Dati confermati anche dalle altre cantine, soprattutto nell’area a sud di Trento.
È il caso della Cantina Vivallis che da quest’anno ha una nuova direttrice, Paola Gregori che afferma: «le uve che i soci hanno curato in maniera maniacale, stanno entrando in cantina di ottima qualità. Manca un 10% circa della produzione, ma la qualità è eccezionale».