Creare una piattaforma che consenta ai produttori vitivinicoli di monitorare l’abbattimento della Co2, dai campi allo scaffale, adottando sistemi di sensoristica, robotica, intelligenza artificiale, machine learning e blockchain.
E’ l’obiettivo del progetto “FreeCO2”, frutto del protocollo d’intesa siglato tra TopNetwork e Università di Palermo, approvato e cofinanziato dal Mise, nell’ambito dei fondi Pnrr.
Un progetto di ricerca da 7,5 milioni di euro
Alla redazione del progetto, il cui costo complessivo è pari a circa 7,5 milioni di euro, hanno partecipato 4 dipartimenti dell’ateneo palermitano: Ingegneria; Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali; Economia; Matematica-Informatica.
Ne hanno parlato all’Italpress Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, e Franco Celletti, amministratore delegato di Topnetwork.
Sistema applicabile anche nelle piccole aziende
“E’ un sistema oggettivamente ecosostenibile, lo è anche per le piccole aziende", assicura Franco Celletti, amministratore delegato di TopNetwork.
"Un sistema particolarmente diffuso e capillare: ogni azienda, anche la più piccola, avrà la possibilità di sostenere dei costi. La logica è quella di provare a ridurre in ogni singola fase la creazione di anidride carbonica da quando iniziamo a coltivare il prodotto a quando viene distribuito”.
Il bilancio del carbonio in vigna fino allo scaffale
Per FreeCO2 sono stati coinvolti Tasca d’Almerita, per la produzione del vino, e CoMediterraneo per la distribuzione a scaffale.
Paolo Inglese, professore di Scienze Agrarie all’Università di Palermo, è il responsabile scientifico del progetto.
“Il progetto - ha sottolineato - consentirà alla fine di fare il bilancio del carbonio, che serve all’azienda per capire se la quantità di input e output produce sono in equilibrio: in sintesi, serve per capire se segue una linea capace di mantenere alta la fertilità del suolo e la sostenibilità integrale dell’azienda”.
Un progetto di ricerca applicata, con azioni sul campo
“Abbiamo l’ambizione di procedere con una serie di azioni sul campo, e quindi di ricerca applicata, per trovare soluzioni che possano migliorare quella che è l’attività di gestione del territorio, nello specifico, la filiera dell’agroalimentare", dice Marcantonio Ruisi, professore dell’Ateneo palermitano e Delegato ai rapporti con le imprese.
L’obiettivo è utilizzare questo come progetto-pilota per replicare i risultati e metterli a disposizione del tessuto imprenditoriale locale, affinchè diventi un punto di riferimento per altre aziende”.