La vicenda del vino Mafiozo messo in commercio da un’azienda svedese nel Nord Europa con l’esplicito riferimento in etichetta all’Igp Salento è doppiamente grave: da un lato si sfrutta ancora una volta la fama e la credibilità conquistati dal vino made in Italy nel mondo per farsi pubblicità e vendere di più; dall’altro si offende la reputazione del nostro Paese con l’accostamento inaccettabile alla mafia e a personaggi negativi come Lucky Luciano. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Per questo la Confederazione si associa alle proteste della Regione Puglia che chiede provvedimenti e sanzioni per i responsabili di questa triste operazione di marketing, che associa l’Italia alla criminalità organizzata e parla di Indicazione geografica protetta per una bottiglia che è realizzata con uve salentine ma miscelate con lo Zinfandel californiano. Casi come questo - osserva la Cia - non soltanto compromettono l’immagine di un comparto d’eccellenza, com’è quello vitivinicolo, ma danneggiano i nostri produttori che lavorano sotto il segno della qualità, della correttezza e della sicurezza alimentare. Non bisogna dimenticare che la contraffazione sottrae ogni anno più di un miliardo all’agroalimentare nazionale, di cui il 20% scippato proprio al mondo del vino. Un settore in costante crescita - ricorda la Cia - con un incremento dell’export superiore al 9 per cento nella prima metà del 2013 e vendite sui mercati globali che potrebbero toccare per la prima volta i 5 miliardi a fine anno, stabilendo un nuovo record storico. La dura protesta dell'Assessore all'Agricoltura della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, ha sortito l'effetto desiderato. Il responsabile marketing della Concealed Wines di Stoccolma, Calle Nilsson, ha reso noto che il vino in questione cambierà nome o addirittura non verrà più commercializzato. "Non è mai stata nostra intenzione offendere", ha aggiunto.
La dura reazione della regione Puglia e della Confederazione Italiana Agricoltori
Il "Mafiozo" ritirato dal mercato
Offesa la reputazione del nostro Paese. "Non era nostra intenzione essere offensivi", si giustificano dalla Svezia