Vino italiano: servono più promozione e innovazione

Calo dei consumi, dazi e riforma Pac rischiano di ridimensionare il comparto. L’appello di Confcooperative Fedagripesca: «La filiera del vino deve fare fronte comune per difendere mercato e identità»

La produzione mondiale di vino nel 2025 si attesterà a circa 232 milioni di ettolitri, in lieve ripresa rispetto all’anno precedente ma ancora sotto la media quinquennale. A fronte di una contrazione dei consumi nei mercati maturi, soprattutto per i rossi, crescono invece le quote di bianchi, rosé e sparkling. Sono i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale vigna e vino (Oiv) e illustrati presso il Masaf a Roma da Giorgio Delgrosso, responsabile del Dipartimento di statistica e trasformazione digitale, nel corso del convegno “Competitività e futuro del vino italiano” organizzato da Confcooperative Fedagripesca, che rappresenta 264 cantine e consorzi per un valore aggregato di oltre 5 miliardi di euro e circa il 40% della produzione vitivinicola nazionale.

«Un segnale chiaro – ha evidenziato Fedagripesca – di come sia fondamentale per le nostre imprese aprire altre strade ed adattarsi ai nuovi gusti dei consumatori e alle trasformazioni dei mercati».

Drei: «Il vino non può essere marginalizzato nella riforma della Pac»

Tema centrale per la tenuta del comparto è la nuova Pac post 2027. A riguardo il presidente di Confcooperative Fedagripesca, Raffaele Drei, ha richiamato a una responsabilità condivisa: «Il vino italiano non può rassegnarsi a una “decrescita felice” né essere marginalizzato nella riforma della Pac, che indica premesse non entusiasmanti e mette il comparto sotto accusa».

«L’Italia – ha proseguito – detiene una leadership su tutti i segmenti commerciali: dai vitigni eroici ai prodotti base spumante o daily, passando per le grandi Doc o gli spumanti del Nord Est ed è l’unico Paese a vantare tanta biodiversità. Serve una nuova politica di filiera, sostenuta da risorse adeguate, strumenti promozionali efficaci e un quadro normativo che riconosca al vino il suo ruolo strategico nell’agricoltura e nell’economia europea».

Depotenziato il peso del comparto

Sul futuro del comparto, il presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative, Luca Rigotti, ha richiamato l’urgenza di politiche strutturali e non emergenziali. «Nell’attuale proposta di riforma della Pac il settore vitivinicolo sembra sia destinato a subire un cambio di paradigma significativo. L’intervento settoriale del vino, fino ad oggi obbligatorio per gli Stati membri, rischia infatti di diventare facoltativo, lasciando alle singole amministrazioni nazionali la decisione se e come attivarlo. Il vino non può perdere la sua identità e il suo peso strategico all’interno delle politiche agricole, economiche e ambientali europee».

Pacchetto vino, segnali positivi

Rigotti ha sottolineato quindi come la promozione resti la leva principale per la competitività delle imprese cooperative. «È positivo – ha detto – che tra gli emendamenti al pacchetto vino della Commissione approvati la scorsa settimana dalla Comagri del Parlamento Europeo, siano state accolte le proposte di innalzare dal 50% all’80% il finanziamento dei programmi di promozione, così come di eliminare il limite temporale per le campagne realizzate su un determinato Paese. Questo ci consentirà di presidiare i mercati e rafforzare il brand del vino italiano nel mondo».

Positiva, secondo Rigotti, anche la concessione delle autorizzazioni al reimpianto per un periodo di otto anni, che «dà stabilità e prospettiva ai produttori».

Le coop potranno accedere all’assistenza finanziaria dell’Ue

Un altro aspetto valutato con favore da Rigotti è che per la prima volta le cooperative, in virtù del loro essere una pluralità di imprese aggregate, potranno accedere all’assistenza finanziaria dell’Unione al tasso massimo previsto, al pari di micro, piccole e medie imprese. «Si tratta di un riconoscimento importante del ruolo economico e sociale che il sistema cooperativo svolge nei territori viticoli».

Mentre rispetto alla copertura con fondi Ue per misure quali l’estirpazione e la distillazione, secondo Rigotti si tratta di misure «che andranno valutate a livello nazionale con attenzione e circostanziate ai singoli territori».

Innovazione e ricerca per affrontare i nuovi scenari

L’apertura all’innovazione è l’altro pilastro indicato dalla cooperazione. «Il mercato sta mutando velocemente – ha aggiunto Rigotti – e dobbiamo accompagnare questo cambiamento. È tempo di investire in ricerca, sperimentazione e nuove tipologie di prodotto, dai vini dealcolati a quelli a bassa gradazione alcolica naturale, valorizzando qualità e sostenibilità. Solo così si rafforza la reputazione del vino italiano e si garantisce un futuro alle nostre cantine».

Rigotti, infine, rimarcando le difficoltà che da un paio di anni stanno minacciando il comparto (produzioni limitate, costi crescenti, calo dei consumi, dazi, cambio euro-dollaro), ha ribadito la necessità di lavorare di più sulla frammentazione dell’offerta e continuare la promozione sui mercati esteri, in particolare negli Stati Uniti, confidando in una soluzione diplomatica sui dazi.

Lollobrigida: «Cautela e pragmatismo sui dazi»

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sulla questione dazi ha invitato alla prudenza rispetto agli effetti sull’export vinicolo, sottolineando la necessità di attendere i dati ufficiali prima di formulare giudizi. «In caso di una conferma di riduzione sostanziale delle esportazioni – ha assicurato –  il governo metterà in campo soluzioni per sostenere le imprese del comparto».

Il peso delle cooperative e il valore della filiera

La solidità del sistema cooperativo resta uno dei cardini della competitività del vino italiano. Come ha ricordato Sergio Marchi, direttore generale di Ismea, le cooperative rappresentano un elemento strategico capace di generare valore aggiunto, sostenere i produttori e garantire coesione economica nei territori. «Il settore vitivinicolo italiano continua a rappresentare un’eccellenza sia in termini di quantità che di valore, con circa 11 miliardi di euro di produzione certificata di qualità».

Sulla stessa linea Piero Mastroberardino, portavoce della Filiera vitivinicola italiana, che ha parlato di un settore oggi più coeso e maturo, impegnato a rafforzare la propria immagine attraverso un piano di comunicazione condiviso con il Governo. «L’obiettivo – ha spiegato – è rilanciare in Italia e all’estero i valori positivi del vino, dalla tradizione alla sostenibilità, restituendogli il ruolo culturale e identitario che merita».

Vino italiano: servono più promozione e innovazione - Ultima modifica: 2025-11-13T10:15:59+01:00 da Paola Pagani

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