
Dare “una nuova vita” alle biomasse residuali di alcune filiere agricole, tra cui quella vitivinicola, rende possibili virtuose economie circolari, e l'uso del biochar può generare nuovi modelli di business per le aziende agricole. Di questo si è parlato nell’evento conclusivo del progetto CARBOGAIN, tenutosi presso l’Abbazia di Mirasole (Opera, MI) lo scorso 10 aprile 2025.
A introdurre i lavori è stato Marco Castelnuovo, DG Agricoltura Regione Lombardia, che ha fatto il punto sul contributo della Misura 16.1, in particolare dell’operazione 16.1.01 al raggiungimento degli obiettivi del PSR 2014-2020.
PRESENTAZIONE MARCO CASTELNUOVO
Cos’è CARBOGAIN
Come ha illustrato Alberto Tosca di Fondazione Minoprio ITS, il gruppo operativo CARBOGAIN, fondato da Ater Collis, Cascina Battivacco e la Boscaiola, con il coordinamento della Fondazione Minoprio e il supporto scientifico dell'Università di Milano, mira a trasformare i residui produttivi e le biomasse delle aree EFA in un modello di business redditizio. La tecnologia di pirolisi e biochar permette un'economia circolare, convertendo le biomasse in biochar, syngas e condensati fra i quali il biostimolante Wood Vinegar. Il biochar, oltre a migliorare la qualità del suolo, migliora la redditività attraverso energia e carbon credits.
Servizi ambientali ed energia dalle aree aziendali marginali
Le aziende agricole affrontano oggi sfide crescenti: produrre di più, meglio e rispettando l'ambiente, fronteggiando instabilità di mercato. Diversificazione e autosufficienza energetica diventano cruciali, ha spiegato Edoardo Verga, Fondazione Minoprio ITS. Le aree marginali possono essere convertite per offrire molteplici servizi: produzione di biomassa, sequestro di carbonio, contrasto all'erosione, miglioramento del microclima e incremento della biodiversità. Il progetto analizza aziende lombarde, valutando biodiversità, uso del suolo e potenziale produttivo di biomassa residuale, calcolandone l'impiego in impianti di pirolisi o gassificazione per produrre biochar ed energia elettrica.
Effetti del biochar nel settore viticolo
Giacomo Eccheli e Lucio Brancadoro di UNIMI-DISAA hanno sottolineato come l’applicazione di biochar a 20 e 40 t/ha abbia modificato significativamente le proprietà chimiche del suolo, incrementando pH, C totale e organico, N totale e C/N. Tuttavia, oltre una certa soglia, l’aumento di dose non ha prodotto ulteriori effetti significativi. Una correlazione negativa è emersa tra acidità dei mosti e i parametri alterati dal biochar. La dose di 20 t/ha risulta ottimale, migliorando anche la qualità sensoriale dei vini, secondo il panel. I dati raccolti nei due anni sperimentali suggeriscono dunque una nuova prospettiva per il biochar, da considerarsi non più solo ammendante, ma strumento agronomico a elevato potenziale regolatore della qualità.
Tecnologia del biochar: come viene percepita dagli agricoltori?
Mariavittoria Perrone e Chiara Mazzocchi di UNIMI - DISAA hanno illustrato i risultati dell’indagine effettuata tramite Technology Acceptance Model (Tam) per verificare come gli imprenditori agricoli percepiscano la tecnologia del biochar. Lo studio mira a identificare i principali elementi che favoriscono o impediscono l'accettazione della tecnologia del biochar. La ricerca ha previsto la realizzazione di interviste dirette a imprenditori agricoli per testare e individuare i fattori facilitanti e gli ostacoli che influenzano la scelta di adottare tale tecnologia.
PRESENTAZIONE MAZZOCCHI - PERRONE
Biochar e rimozioni di carbonio: nuove opportunità in agricoltura
Come ha specificato Alessandro Pozzi di Enerion, il valore del biochar non risiede soltanto nei suoi possibili effetti positivi sul suolo e sulla qualità delle coltivazioni, ma anche nella sua capacità di fungere da “sink” di carbonio, sottraendolo all’atmosfera. Tuttavia, affinché il biochar possa svolgere il suo effetto di mitigazione del cambiamento climatico, deve essere collocato nell’ambiente naturale o antropizzato in modo stabile e duraturo. L’utilizzo del biochar offre alle aziende la possibilità di entrare nel mercato dei crediti di carbonio.
PRESENTAZIONE ALESSANDRO POZZI
Energie rinnovabili da biomasse residuali agricole
Giordano Ruggeri, UNIMI – DISAA, ha presentato i risultati dell’indagine a livello provinciale sul potenziale energetico dei residui agricoli in Italia, che evidenzia la variabilità regionale esistente e le principali colture interessate. Lo studio mostra come questi residui, se valorizzati, possano contribuire significativamente alla transizione energetica nazionale e agli obiettivi di economia circolare del Green Deal europeo. L’intervento raccomanda politiche regionali per ottimizzare l'uso dei residui, supportare infrastrutture e incentivare pratiche sostenibili, integrando la gestione dei residui nelle strategie agricole.
PRESENTAZIONE GIORDANO RUGGERI
Il biochar nella viticoltura toscana
B-WINE è un progetto finanziato dal Psr della Regione Toscana, che vede come capofila Fèlsina Spa e altre due aziende agricole biologiche: Tenuta Badia a Coltibuono e Fattoria Corzano e Paterno, nonché la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), con gli istituti IBE, l'Istituto per la BioEconomia di Firenze, e IGG, l'Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa. L'obiettivo principale del progetto B-WINE, come ha illustrato Silvia Baronti del CNR-IBE Istituto per la Bioeconomia, è stato quello di valutare l’efficacia del biochar nel contesto vitivinicolo toscano, trovando conferme nel miglioramento della fertilità del suolo e delle piante, nell’incremento della sostenibilità e nel miglioramento delle produzioni attraverso casi studio pilota monitorati affiancando agli strumenti tradizionali con tecniche innovative di agricoltura digitale.
La case history di Frantoio del Grevepesa
Yanmar R&D Europe, centro ricerche in Europa della multinazionale Yanmar, ha sviluppato, in collaborazione con vari Centri Ricerche ed Università Italiane e mondiali, la “Farm Circular Solution”. Si tratta di una soluzione per aziende agricole medio-grandi che possono convertire i loro scarti agricoli in elettricità, calore, biochar e aceto di legno. Il progetto è in fase avanzata di sperimentazione, si sono appena conclusi due anni di field test presso il Frantoio del Grevepesa e la possibilità di immissione nel mercato inizierà ad esser discussa a breve. A parlarne sono stati Filippo Legnaioli, Frantoio del Grevepesa, e Roberto Mussi, YANMAR R&D EUROPE S.R.L.
PRESENTAZIONE FILIPPO LEGNAIOLI
La case history di Marchesi Frescobaldi
Daniele Settesoldi di Marchesi Frescobaldi ha spiegato come la cantina Frescobaldi abbia avviato un impianto di pirolisi nel 2018 per produrre syngas, utilizzato per elettricità, calore e da questo, attraverso un cooler ad assorbimento, anche raffrescamento. L'impianto, situato a Pontassieve, ha una potenza di 200 kW e sfrutta biomassa da una foresta certificata PEFC. L'energia prodotta rende quasi autosufficienti le strutture della cantina, riducendo le emissioni di CO2. Il biochar, prodotto dal processo, è usato come ammendante per vigneti e uliveti.