Si è chiusa con numeri entusiasmanti la quarta Rassegna nazionale dei vini Piwi organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, che anno dopo anno cresce e si consolida nel panorama degli appuntamenti enologici.
148 etichette partecipanti, 90 aziende da tutta Italia, sette categorie di valutazione, due giornate di degustazioni, 30 commissari, 15 studenti del corso enotecnico a supporto dell’evento. La quinta edizione si aprirà alle cantine estere. L’annuncio è stato dato oggi dal Presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani, nell’ambito della cerimonia di premiazione che ha visto intervenire esperti di rilievo internazionale nel campo dei vini resistenti.
Gli interventi di Cattani e Zanotelli
Con un videomessaggio di saluto è intervenuto l’assessore all'agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali, Giulia Zanotelli, che ha evidenziato come quello della viticoltura sostenibile sia un tema rilevante che vede al centro il dialogo con il mondo dei produttori, ma anche con il mondo della ricerca, per un ente che quest’anno ha celebrato i 150 anni e lo vede impegnato a lavorare rispetto alle sfide che il contesto agricolo sta vivendo.
“Questa vostra presenza ci corrobora, ci dà forza ed entusiasmo per proseguire su questa strada - ha spiegato il presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani-. La rassegna è arrivata con successo alla sua quarta edizione, ma anticipo che il prossimo anno è nostra volontà aprire alle cantine estere. Questo interesse per i vini piwi fa parte della missione della nostra istituzione: la FEM, infatti, è una sorta di rompighiaccio, di iniziatore, come prevede il nostro statuto. Abbiamo il compito di interpretare i fermenti che vengono dal settore primario: siamo gli interpreti di una evoluzione in continuo divenire”.
Il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione
L'evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall'Associazione Piwi international Italia, ha lo scopo di promuovere la conoscenza di queste nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).
Sul palco sono intervenuti anche il presidente di Piwi International Italia, Marco Stefanini e il consigliere di amministrazione di CIVIT, Arturo Pironti. Il seminario scientifico che ha preceduto la cerimonia di premiazione ha visto intervenire la professoressa Elena Baraldi dell’Università di Bologna sulla relazione tra ospite e patogeno nelle varietà resistenti, il professore Heidinger Ramon del Dipartimento di Enologia dell’Istituto statale di viticoltura di Friburgo sulle tipologie di produzione di vino da varietà Piwi in Germania e il professore Eugenio Pomarici dell’Università di Padova sul marketing e il posizionamento dei vini Piwi nel mercato Italiano.
Moderato da Marco Stefanini, responsabile dell’Unità genetica e miglioramento genetico della vite del Centro Ricerca e Innovazione nonché Presidente di Piwi International Italia, l’evento è proseguito con la presentazione dei dati della rassegna a cura del professor Andrea Panichi, docente di enologia del Centro Istruzione e Formazione FEM, e la premiazione delle aziende vincitrici a cura di Floriana Marin dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne.
Le varietà Piwi
Le viti di varietà Piwi sono state selezionate per avere dei caratteri di resistenza naturali alle principali malattie fungine, richiedendo perciò un numero ridotto di interventi fitosanitari. Anche se a livello europeo queste varietà sono ammesse nelle diverse Dop, in diverse regioni italiane la loro coltivazione non è stata ancora autorizzata, nemmeno per produrre vino Igt o generico.
Il Registro Nazionale delle Varietà di Vite comprende 36 varietà Piwi e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune migliaia di ettari; in Veneto si trova la superficie più ampia, poi in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia e Marche, Piemonte, Lazio e Campania.
Con questo evento la FEM intende valorizzare anche l’attività di ricerca e sperimentazione sulle varietà tolleranti che ha portato ad iscrivere del Registro nazionale quattro nuove selezioni, grazie alla preziosa collaborazione del consorzio CIVIT: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia.
La storia del miglioramento genetico in FEM è di una lunga data, circa un secolo dai tempi di Rebo Rigotti. FEM ha intrapreso un’intensa attività di selezione genetica finalizzata alla resistenza, realizzando un piano di incrocio sin dal 1987. Oggi si producono circa 35-40 mila semi l’anno suddivisi in circa 100 combinazioni di incrocio. Questa attività di incrocio permette di selezionare genotipi con diversi caratteri di resistenza verso le diverse malattie (oidio, peronospora, marciume nero ecc…). Per rendere più efficiente la fase di selezione si utilizzano le tecniche di selezione con marcatori dei caratteri di resistenza alle malattie fungine. Oltre a questo obiettivo, FEM vanta un’intensa attività di incrocio anche tra i genitori piramidizzati e le varietà di Vitis vinifera più coltivate in diverse aree nazionali, tra le quali Chardonnay, Sangiovese, Montepulciano, Verdicchio e Schiava.