Nel moderno vigneto si stanno diffondendo le "macchine portattrezzi” o anche i “telai portattrezzi”, categoria emergente di macchine di nuova generazione che possono trovare impiego in varie realtà e per diverse tipologie di operazioni. Definite esse sono dotate di una propria motorizzazione, che può essere più o meno potente a seconda delle funzioni che si affideranno alla macchina e in relazione alle esigenze dell’azienda che questa dovrà servire.
La sostanziale differenza con una comune trattrice molto spesso consiste innanzitutto nella maggior compattezza, e quindi nella migliore agilità in campo, oltre che nella predominante dotazione idraulica, anche di trazione, che generalmente le caratterizza. Grazie appunto alla forte componente oleodinamica, questa tipologia di macchine si presta egregiamente ad applicazioni elettroidrauliche, in grado anche di automatizzarne l’utilizzo nelle operazioni colturali in cui la presenza dell’operatore a bordo può non essere indispensabile.
Perché non sono trattori
Anche un trattore potrebbe essere definito “portattrezzi”, soprattutto oggi che queste macchine molto spesso sono dotate di sollevatore anteriore e in certe versioni possono anche essere a guida reversibile. Tuttavia, oggi il portattrezzi viene pensato come una macchina il più delle volte totalmente idraulica, dalla carrozzeria più spartana, più leggera e molto spesso di dimensioni e potenza non eccessive. Dimensioni che in certi casi rendono questo attrezzo, generalmente dotato di baricentro molto basso rispetto a una comune trattrice, adatto a viticolture collinari con modesti spazi di manovra.
A livello di comfort di guida, generalmente i portattrezzi non riescono a raggiungere gli standard che oggi appartengono alle trattrici. Alcune si guidano in piedi, ma la vera importante innovazione che appartiene a queste macchine sta nella possibilità di automatizzarne il funzionamento a mezzo radiocomandi, sensori e sistemi di guida Gps.
Oggi, quindi, il portattrezzi è una macchina che potrebbe essere guidata a distanza, in assoluta sicurezza e con l’operatore a terra, pur in prossimità della stessa. L’aspetto attualmente più in evoluzione e più interessante per tutto il panorama viticolo invece resta quello della possibile trasformazione in un vero e proprio robot che opera in assoluta autonomia.
I portattrezzi “classici” per il vigneto
Parlando di portattrezzi, non può essere tralasciato il riferimento ai telai delle vendemmiatrici semoventi, che già da oltre trent’anni permettono di smontare la testata di raccolta e installare altre tipologie di attrezzature, come il cantiere per i trattamenti, quello per la cimatura, per la gestione del suolo e via di seguito.
Si tratta di macchine che nel corso degli anni sono state costantemente aggiornate e migliorate, sia dal punto di vista della rapidità e comodità di installazione e smontaggio degli attrezzi che della componentistica elettronica che agevola la guida e il controllo delle stesse. Sono dotate di un motore molto potente, di una idraulica straordinaria e di un comfort di guida unico, sia per la qualità della cabina che per la posizione privilegiata riservata all’operatore, che vede tutto dall’alto. Una soluzione adatta ad aziende particolarmente ampie, e per questo non troppo diffusa, o a contoterzisti che devono poter farsi carico degli elevati oneri di ammortamento di queste macchine, che generalmente sono specifiche, complesse e costose anche perché il più delle volte nascono per operare su più file contemporaneamente, scavallandole e velocizzando considerevolmente i tempi di lavoro.
Sintesi di articolo tratto da VVQ n. 7/2024