Le difesa del vigneto in biologico

Nel webinar organizzato da Laore Sardegna in collaborazione con Edagricole, gli aspetti normativi e quelli applicativi legati all'uso dei prodotti rameici e degli induttori di resistenza nella difesa del vigneto gestito in regime di agricoltura biologica

Quali conoscenze devono avere oggi il tecnico e il viticoltore per gestire efficacemente la difesa del vigneto in biologico? Se n'è parlato nel webinar tenutosi il 10 dicembre 2024, organizzato da Laore Sardegna in collaborazione con Edagricole.

Un evento di successo, che ha visto una partecipazione di quasi 1000 utenti da tutta Italia e durante il quale il confronto e la discussione sui temi su cui il webinar si è focalizzato - i prodotti rameici e gli induttori di resistenza - è stata vivace e di grande valore, grazie alle decine e decine di domande pervenute dai partecipanti.

Riportiamo qui di seguito i sunti delle singole relazioni presentate, i file scaricabili e la registrazione dell'evento, moderato da Costanza Fregoni, Direttore responsabile di VVQ.

Il vigneto bio in Italia: superfici e produzioni

Sia pure con qualche lieve flessione negli ultimi anni, prosegue il trend di crescita delle superfici investite a vigneto biologico a uva da vino in Italia, che nel 2023 hanno rappresentato, tra ettarato già convertito ed ettarato in conversione, circa il 20% del vigneto Italia. Dunque un settore in crescita - come illustrato da Costanza Fregoni - ma con qualche ombra, tra cui la perdita di valore lungo la filiera (in termini di volumi prodotti, il vino bio italiano rappresenta meno del 10% del totale) e le difficoltà a mantenere una produttività adeguata nella annate meteorologicamente critiche, come sono state la 2023 e la 2024.

PRESENTAZIONE COSTANZA FREGONI

Gli aspetti normativi

L’evoluzione normativa sull’uso del rame come fitosanitario in Europa - ha spiegato Ilaria Pertot, Università di Trento - ha avuto un impatto significativo sia sull’agricoltura biologica che su quella convenzionale. La Direttiva 91/414/CEE ha rappresentato il primo quadro normativo europeo per l'autorizzazione delle sostanze attive. Il rame è stato autorizzato in produzione biologica fin dal primo Regolamento CE 2092/91, modificato successivamente dal Regolamento CE 473/2002 che ne ha fissato per la prima volta i limiti d'impiego. Con il Regolamento CE 834/2007 e il successivo Regolamento CE 889/2008, sono state introdotte specifiche regole per l’agricoltura biologica, consentendo l'uso del rame, ma con limiti ancora più stringenti per minimizzare i rischi ambientali.

Con il Regolamento CE 1107/2009 sono stati rafforzati parallelamente i criteri di valutazione delle sostanze attive e con il Regolamento  2018/1981 si è fissato un limite massimo di 28 kg/ha in 7 anni, sia per la produzione biologica per quella convenzionale, trovando un compromesso tra la necessità di protezione delle colture e la sostenibilità ambientale.

Il medesimo Regolamento CE 1107/2009 per l'autorizzazione all'uso dei prodotti fitosanitari ha imposto lo stesso iter di valutazione anche agli induttori di resistenza, che rappresentano oggi strumenti in più per aiutare la riduzione dell’uso del rame, soprattutto nell’agricoltura biologica.

PRESENTAZIONE ILARIA PERTOT

Gli induttori di resistenza in viticoltura biologica

Come ha spiegato Riccardo Bugiani, Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna, per induzione di resistenza si intende l’attivazione o aumento dell’espressione di geni di resistenza (o di difesa) presenti nelle cellule dei vari tessuti delle piante, in grado di generare una risposta fisiologica nella pianta, che la rende più resistente a successivi stress di natura biotica o abiotica. L’induzione di resistenza è la modalità d’azione con la quale alcuni agenti induttori o elicitori (sia biotici che abiotici) agiscono​.

Alcuni elicitori simulano la presenza di un patogeno o sono analoghi di molecole mediatrici di segnali cellulari che attivano la resistenza endogena della pianta. ​Quando il segnale, di tipo biochimico, viene inviato all’intera pianta fino alle radici, rendendola in grado di prepararsi a futuri ulteriori attacchi di parla, invece, di SAR o resistenza sistemica acquisita (Systemic Acquired Resistance). Questo tipo di resistenza (dimostrata nei primi anni ’90) si esprime nei confronti di un ampio spettro di organismi patogeni e differisce nella sua azione in funzione dell’agente patogeno induttore. Il tempo necessario alla pianta per mettere in atto i meccanismi di resistenza sistemica dipende sia dalla specie vegetale che dal microrganismo induttore. Alcune reazioni (priming) possono essere scatenate in appena pochi secondi, per altre occorre almeno qualche ora prima che si mettano in moto, per altre servono addirittura settimane. Tra le molecole chimiche che giocano un ruolo fondamentale nel meccanismo di segnalazione delle cellule vegetali vi sono:

  • L’acido salicilico, che attiva la sintesi di determinate proteine e partecipa alla distruzione cellulare e all’induzione della SAR.
  • L’acido jasmonico, che contribuisce all’attivazione delle proteine di difesa.
  • L’etilene, che si propaga attraverso la pianta e partecipa anch’esso alla formazione della resistenza sistemica.

La resistenza all'infezione di agenti patogeni può essere indotta nelle piante da una vasta gamma di agenti, sia fisici, biotici, abiotici. Fra questi si possono citare:

  • STRESS FISICI: ferite, potatura, capitozzatura, trapianto, arature, radiazioni UV-C​.
  • APPLICAZIONE DI MICRORGANISMI: agenti di biocontrollo (BCA), simbionti, funghi micorrizici, microrganismi associati alla pianta)​.
  • TRATTAMENTI CHIMICI con prodotti generati nell’interazione ospite-patogeno (elicitori endogeni, es. oligosaccaridi, cerevisane, chitosano, laminarina) o prodotti dal patogeno (elicitori esogeni, es. proteine, polisaccaridi)​

La prima sostanza chimica attivatore di resistenza, il Probenazolo, fu autorizzato in Giappone come il nome commerciale Oryzemate nel 1975, e da allora molte altre sostanze chimiche e sono state sviluppate come attivatori biologici. La ricerca in questo settore negli ultimi 15 anni è fiorente, e sta producendo una letteratura in continua espansione.

In viticoltura le sostanze che sono state classificate dal FRAC (Fungicide Resistance Action Committee) ed autorizzate sulla coltura sono le laminarine, (polisaccaridi estratti dall’alga Laminaria digitata), cerevisane (costituiti dalle pareti cellulari del lievito Saccharomyces cerevisiae ceppo LAS117), COS-OGA a base di COS (chito-oligosaccaridi) e OGA (oligo-galatturonidi) di origine naturale e chitosani (composti naturali derivati dalla deacetilazione della chitina dei crostacei e costituente della parete cellulare dei funghi). Inoltre, vi sono anche microorganismi (Bacillus subtilis e Trichoderma spp.) che hanno, tra le loro diverse modalità d’azione, l’attivazione di resistenze endogene nelle piante.

L’attività degli induttori di resistenza viene espressa soprattutto in viticoltura biologica nel contenimento di peronospora, oidio e botrite, per aumentare l’efficacia di zolfo e rame e, verosimilmente poter ridurre il carico residuale dei fungicidi inorganici alla raccolta. L’impiego in miscela con i Sali di rame diventa particolarmente utile permettendo di utilizzare più efficacemente i Sali di rame a dosi ridotte mantenendone tuttavia l’efficacia nei confronti della peronospora. Le sperimentazioni eseguite sia in semicampo che in campo hanno dimostrato in questo senso la loro efficacia.

Gli induttori di resistenza non vanno applicati a calendario fisso in quanto l’effetto di induzione tende a fare consumare energia alla pianta, fatto che nel lungo periodo potrebbe essere fisiologicamente dannoso. Pertanto, è consigliabile impiegarli in blocchi di due-tre applicazioni ripetuti a distanze di 7-10 giorni. Il primo blocco alle prime foglie distese e fino a grappolini separati, il secondo nel periodo fiorale. Un eventuale terzo blocco è possibile applicarlo dalla chiusura grappolo a invaiatura.

PRESENTAZIONE RICCARDO BUGIANI

Il prodotti rameici nel controllo della peronospora

La peronospora, Plasmopara viticola, costituisce ancora la più grave patologia della vite  per diffusione e capacità distruttiva, ha spiegato Domenico D'Ascenzo, Servizio Fitosanitario Regione Abruzzo. Complici le sempre più frequenti variabilità meteorologiche caratterizzate da andamenti termici e pluviometrici primaverili-estivi a essa favorevolI, si riscontrano con sempre maggiore frequenza danni anche in areali del Centro-Sud Italia, ove essa era relegata alla eccezionalità.

Le principali condizioni che concorrono al determinismo delle infezioni sono: il potenziale di inoculo, la maturazione delle oospore e capacità germinativa delle stesse, le  condizioni  climatiche (temperatura e piovosità), la recettività degli organi vegetali (fenologia), la tempestività di intervento e la gestione delle infezioni primarie e le tecniche agronomiche adottate.

L'impiego di prodotti ad azione fungicida a base di rame rimane ad oggi una pratica fondamentale nella difesa della vite per il controllo della peronospora, sia in agricoltura biologica che in quella integrata, nell’ottica della gestione delle resistenze. Dopo oltre un secolo rappresenta ancora un cardine della farmacopea agricola e pochi agrofarmaci possono vantare dopo anni di ininterrotto impiego la stessa validità nella difesa delle colture.

Negli ultimi anni l’attenzione delle società agrochimiche, dei tecnici e degli utilizzatori si è concentrata sull’importanza della riduzione degli apporti di rame pur mantenendo la stessa efficacia e a questo processo di rinnovamento hanno contribuito  i migliorati processi tecnologici delle formulazioni. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati ottenuti in due prove sperimentali, finalizzate al controllo della malattia con l’utilizzo di formulati rameici, effettuate negli anni 2019 e 2023, caratterizzati da diversi andamenti epidemici della malattia. In entrambe le annate i diversi formulati rameici utilizzati con modalità preventive, tenendo conto della suscettibilità della vegetazione e delle condizioni meteorologiche previste, anticipando le precipitazioni nella logica di impedire le infezioni primarie, hanno consentito un soddisfacente controllo, evidenziando una spiccata attività nel contenimento delle infezioni fogliari rispetto ai grappoli. Le strategie di difesa adottate hanno tenuto conto del Reg. Ue 1981/2018 che, come noto, norma l’utilizzo dei prodotti a base di rame imponendo un controllo sulla quantità di prodotto distribuito.

PRESENTAZIONE DOMENICO DASCENZO

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Le difesa del vigneto in biologico - Ultima modifica: 2024-12-17T12:23:06+01:00 da Redazione

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