"Caro Professore, come sempre gli argomenti che solleva centrano l’attualità e condivido le sue considerazioni sul concetto di qualità-tipicità. L’esempio più riuscito di delimitazione dei luoghi in grado di fare emergere un vino originale è la Borgogna, alla quale occorre fare riferimento anche per le grandi zone d’origine italiane che intendono qualificare meglio le loro produzioni. La nozione di climats fu inventata in Borgogna, parcelle attentamente delimitate, che sono rimaste inalterate dalla loro costituzione e che sono situate in luoghi ben protetti dai venti dell’Ovest e rivolte ad Est. Analogamente, le aree italiane di più grande vocazione vitivinicola sono situate nelle cosiddette zone di protezione (Valpolicella, Soave, Prosecco classico, Langhe cuneesi, Montalcino, Nobile di Montepulciano, Chianti Classico…), secondo la classificazione presentata dallo scrivente al Congresso Mondiale della Vite e del Vino organizzato dall’OIV del 2012, senza aver raggiunto, peraltro, il criterio di ripartizione delle AOC francesi, a parte qualche raro esempio. Un altro aspetto saliente è la necessità di riclassificare i vini in base alla nozione di terroir, estensiva, e di terra, molto più restrittiva. In ogni area occorre riconoscere e attribuire una gerarchia alle parcelle di vigneto. Le più qualitative meritano il nome di terre e sono classificate come grande vigna. Quelle meno qualitative, ma comunque degne di essere denominate terroir viticolo, daranno i vini di terroir, che saranno assemblati per dare comunque un vino di qualità. Furono i degustatori esperti, apparsi per la prima volta nel XII secolo, che fecero la gerarchizzazione qualitativa e sensoriale dei vini di terra e di terroir, per assicurare che i vini venduti fossero controllati come origine, cioè che provenissero con certezza dalle zone annunciate. Il termine terroir fa parte del vocabolario francese proprio dal XII secolo. E’ la caratterizzazione per differenza che può migliorare il successo dei nostri vini di eccellenza, non omologati come vitigno, derivati da luoghi originali, spesso di piccola superficie, non ripetibili, nati dalla convergenza di fattori naturali e umani. Tutto ciò sarà possibile nel nostro paese nella misura in cui i produttori riusciranno a concretizzare una migliore qualificazione e suddivisione delle zone d’origine, spesso ampie migliaia di ettari, che al momento appaiono troppo onnicomprensive e nelle quali non sono valorizzate le differenze". Maurizio Boselli - Università di Verona (commento all'editoriale di VQ 2/2013, Aprile, dal titolo "Qualità e tipicità, il binomio dell'eccellenza)
Come far emergere un vino "originale"
Qualificare e suddividere le zone d'origine
"E’ la caratterizzazione per differenza che può migliorare il successo dei nostri vini di eccellenza"