“Nel contesto del mercato agroalimentare italiano, che nel 2013 ha raggiunto un valore complessivo di 132 miliardi di Euro, i settori rappresentati da Federvini hanno mostrato una marcia in più, situazione che può essere messa in crisi da provvedimenti nazionali che invece di alleggerire il carico burocratico e fiscale, li stanno aumentando. Se da un lato i consumi interni scendono progressivamente, dobbiamo proiettarci ancora di più verso l’export perché dai mercati esteri è arrivato lo slancio necessario a controbilanciare il trend negativo nazionale”. E’ questa l’analisi d’insieme fatta oggi, 19 giugno 2014, a Roma da Lamberto Vallarino Gancia, Presidente uscente di Federvini, in occasione dell’Assemblea Generale 2014 che ha approvato la Relazione sull’attività 2013. Lo scenario di riferimento preso in considerazione nel corso dell’Assemblea è stato l’andamento del settore che Federvini rappresenta all’interno dell’industria alimentare italiana, dove già solo la componente vini, aceti e mosti, rappresenta la prima voce dell’export. Nel 2013 il valore dell’export è stato per l’86,5% di vini e mosti (pari ad oltre 5,2 miliardi di Euro, +7,3% rispetto al 2012), 6,1% liquori (368 milioni di euro, + 3,1% sul 2012), 3,9% aceti (238 milioni di Euro, + 5,8 % sul 2012) e 3,4% acquaviti (207 milioni di euro, + 4,7%). L’Italia, con 20,8 milioni di ettolitri, si è confermato primo paese produttore al mondo di vino in export, seguito dalla Spagna (18,1 milioni di ettolitri), Francia (14,8 milioni di ettolitri). In discesa il volume complessivo dell’export di vini e mosti (compresi vini frizzanti, spumanti e liquorosi) verso i Paesi UE, con un – 4,6% in volumi, ma con un +8,8% in valore. Paesi particolarmente dinamici per le nostre esportazioni sono risultati il Belgio, Francia, Lituania, Portogallo, Regno Unito e Svezia. Nel resto del mondo, ad un calo del 4,6% in volumi ha fatto riscontro una crescita del 7,3% in valore, con trend molto positivi in Ucraina, Russia, Messico ed Australia (a fronte di un calo della Cina e Brasile per altro interessati da provvedimenti restrittivi all’ingresso di produzioni comunitarie). Positivo il trend degli spumanti, con esportazioni complessive in crescita del 13,7% verso i mercati EU, pari a 372 milioni Euro, + 18,5% e a livello mondiale +13,5% pari a 716,5 milioni di Euro (+19% sul 2012). In questo contesto, Federvini ha ribadito la necessità di riprendere il dibattito operativo per il raggiungimento dell’obiettivo dato dal Governo al settore vitivinicolo di raggiungere complessivamente un export di 7 miliardi di Euro. “Un obiettivo non facile ma alla portata del sistema se tutte le componenti faranno la propria parte”, ha ricordato Gancia. Se qualche segnale positivo si è avuto sul versante dell’export, i dati più preoccupanti continuano a giungere dai livelli decrescenti del consumo interno e dalla crescente pressione fiscale. L’Italia – in oltre 20 anni – ha visto più che dimezzato il consumo pro-capite di alcol, collocandosi, come del resto sottolineato recentemente anche dall’OMS, su livelli raccomandati, certamente tra i più moderati. “Ciò è un primo importante risultato, cui ha certamente contributo l’impegno con il quale la Federazione e i suoi associati si sono battuti per promuovere una cultura responsabile del bere moderato, rifiutando gli eccessi provenienti da stili di consumo in auge soprattutto nei Paesi del Nord Europa, e premiando la cultura e la tradizione del consumo italiano. Tra il 2010 e il 2011 si è registrata una riduzione dei consumi binge drinking, con una prevalenza che è scesa dall’8,3% al 7,5%, ed interrompe un trend di crescita continua avviatosi nel 2003”, ha ricordato Gancia. Il fronte fiscale resta un nervo scoperto, i cui effetti finiscono per essere controproducenti per un settore che dà lavoro ad oltre 1,2 milioni di addetti e genera un’entrata fiscale pari ad oltre 8 miliardi di Euro (Fonte Tradelab 2013). “Abbiamo avuto tra la fine del 2013 ed inizio 2014 due decreti legge che, a fronte di alcune voci di spesa, portavano a copertura l’aumento delle accise sugli spiriti – grappa, amari, limoncello, aperitivi – e sui prodotti intermedi. Questi interventi sono stati realizzati quando i settori hanno dovuto già fronteggiare 3 aumenti di imposta, con un minacciato nuovo incremento dal 1 gennaio 2015”, ha sottolineato Gancia. Gli associati Federvini si sono trovati tre aumenti ravvicinati, che hanno imposto di affrontare una complessa situazione finanziaria per sostenere i versamenti di maggiori importi di accise rispetto al momento di recupero di quanto anticipato con il pagamento della merce da parte dei consumatori. Federvini avanza pertanto al Governo e al Parlamento la richiesta di ripensare il quadro d’insieme, riconsiderando il quarto aggravio d’accisa, il cui impatto, a fronte del trend calante dei consumi interni, finirebbe per risultare pesantissimo. L’Assemblea ha infine eletto Sandro Boscaini, Presidente e Amministratore Delegato della Masi Agricola, l’imprenditore vitivinicolo, proposto dal Consiglio di Federvini – Federazione italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini – alla guida della Federazione per il triennio 2014/2016, confermando la scelta effettuata lo scorso 5 maggio dal Consiglio. “Ho accolto con grande onore – ha dichiarato Sandro Boscaini, nuovo Presidente di Federvini – la nomina che oggi mi è stata conferita dalla Federazione. Nel prossimo triennio, e in vista dell’EXPO, il settore che Federvini rappresenta sarà chiamato ad affrontare una sfida importante ovvero quella di risollevare le condizioni del mercato. Oggi l’export, nonostante la minor competitività data dalla forza dell’euro, costituisce un settore di attività che funziona. Ma occorre ragionare anche su cosa accade all’interno del nostro Paese e fare leva, collaborando con le Istituzioni, sul valore del settore che rappresentiamo, che costituisce un tassello importante del Made in Italy e del mercato agroalimentare nazionale”, ha concluso Boscaini.
Assemblea Federvini 2014
Un settore con una marcia in più
Bene l’export, ma non tollerabile il carico delle accise sui produttori italiani