Concimazione sostenibile del vigneto: quanto ne sappiamo?

Quando si parla di conduzione sostenibile del vigneto, si fa riferimento principalmente alla difesa e solo secondariamente ad altre tecniche, tra cui la concimazione.

Eppure, una concimazione gestita in maniera irrazionale e non sostenuta da una conoscenza approfondita dei propri vigneti e del contesto colturale e ambientale in cui essi si inseriscono, rischia di non portare gli effetti desiderati e di generare costi inutili, oltre a inutili impatti sull’ambiente, come la lisciviazione di elementi nutritivi verso gli strati profondi del suolo e il loro eventuale ingresso nelle falde acquifere. Non solo, una concimazione squilibrata, in termini di quantitativi distribuiti ma anche di tempistiche di intervento, può dar luogo alla manifestazione nella pianta di fisiopatie e indurre maggior suscettibilità agli attacchi di patogeni e parassiti.

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Efficacia della concimazione del vigneto. Da cosa dipende?

L’efficacia della concimazione di produzione di un vigneto è influenzata da molteplici fattori, alcuni dei quali ampiamente noti e dibattuti, altri meno.

Alcuni esempi.

  • Il calcolo delle restituzioni necessarie per rimpiazzare la quota di nutrienti persi con frutti, foglie e legno prodotti è complesso e dipende da molte variabili, compreso l’obiettivo enologico. A complicarlo ulteriormente vi sono i fenomeni di sinergia e/o antagonismo fra gli elementi nutritivi, che si instaurano all’interno della pianta dopo l’assorbimento.
  • Spesso nel considerare le necessità nutrizionali della vite, non si tiene conto del fatto che i picchi di fabbisogno non coincidono con i picchi di assorbimento. Ad esempio, la vite manifesta il massimo fabbisogno di Potassio all’invaiatura, ma tale fase fenologica corrisponde di solito al picco minimo di assorbimento.
  • Se fino all’invaiatura la nutrizione è prevalentemente di tipo xilematico e i nutrienti arrivano dalla radice, dopo questa fase fenologica e fino a maturazione il flusso dei nutrienti è soprattutto floematico, perciò in questa fase è più efficace la nutrizione fogliare, anche per mantenere più a lungo possibile un apparato fotosintetico attivo e in grado di accumulare riserve nel legno.
  • L’assorbimento degli elementi nutritivi è fortemente influenzato dalle variabili meteorologiche, che determinano il cosiddetto “effetto annata”. Un esempio? Una maggior piovosità nei periodi autunno-primaverili o primaverili-estivi può favorire attività radicali superiori e di conseguenza maggiori assorbimenti di Azoto. Viceversa, una concimazione azotata al terreno con prodotti a rilascio controllato effettuata in primavera e in condizioni di scarsa umidità rischia di non andare subito a bersaglio e rendere disponibile l’elemento più avanti, per esempio in concomitanza con un maggio piovoso, in corrispondenza dell’allegagione, creando problemi alla produzione.

Di cosa tenere conto per impostare correttamente il piano di concimazione?

Alcuni parametri basilari ci possono aiutare a impostare al meglio il piano annuale di concimazione. Tra questi:

  • I risultati delle analisi fogliari e di quelle del suolo;
  • L’esatta definizione dell’obiettivo enologico;
  • La tipologia di concimi scelta (organici, minerali, organo-minerali; a pronto effetto o a rilascio controllato);
  • La modalità di distribuzione (al terreno, fogliare, fertirrigazione);
  • L’individuazione del periodo ottimale per l’intervento.

Fondamentale sarà inoltre verificare gli effetti dell’intervento sul prodotto ottenuto, per valutare correttamente la concimazione nell’annata successiva.

Evitare la concimazione di produzione è una scelta sostenibile?

La risposta è certamente negativa. Ben difficilmente la pianta può affrontare l’intero ciclo vitale con produzioni soddisfacenti dal punto di vista quantitativo e qualititativo potendo contare soltanto sulle dotazioni naturali del suolo e sulla concimazione di fondo. Molto spesso alla mancanza di concimazione protratta nel tempo corrisponde una composizione squilibrata delle uve, che impone frequentemente il ricorso a pratiche enologiche correttive, facendo venir meno uno dei principi base della sostenibilità ovvero quello di “produrre ciò che è adatto all’obiettivo enologico”.

Il vigneto è un sistema in equilibrio

La concimazione sostenibile è dunque quella che garantisce i migliori risultati qualitativi e quantitativi al giusto costo, evitando sprechi e rispettando l’ambiente. Come per altre tecniche, anche nel caso della concimazione l’approccio sostenibile deve tener conto del fatto che il vigneto è un sistema in equilibrio, in cui ogni intervento esterno ha conseguenze sugli aspetti fisiologici, ecologici e quali-quantitativi della produzione.

“Il vigneto sostenibile” in un podcast

Degli aspetti sostenibili delle tecniche di coltivazione del vigneto, tra cui la concimazione, si parla nel podcast “Il vigneto sostenibile”, uno degli episodi della serie “Fatti di terra”, prodotta da Diachem SpA. In questo episodio vengono intervistate le autrici dell’omonimo libro, edito da Edagricole.

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Concimazione sostenibile del vigneto: quanto ne sappiamo? - Ultima modifica: 2023-06-09T12:10:43+02:00 da Margherita di Vito
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