Viticoltura inglese e Climate Change: non è tutto oro quello che luccica

Gli indici bioclimatici sono sempre adatti a descrivere quella che si definisce vocazionalità viticola di una regione? Il caso della viticoltura del Regno Unito, le cui superfici sono cresciute dal 2004 al 2013 del 148% fino a raggiungere nel 2014 i 1884 ettari vitati, è esemplare. Uno studio svolto da un gruppo di ricercatori britannici e canadesi e pubblicato sull’Australian Journal of Grape and Wine Research pochi mesi prima dell’International Cool Climate Wine Symposium di Brighton (tenutosi dal 26 al 28 maggio 2016), analizza qualitativamente e quantitativamente gli aspetti di maggiore vulnerabilità del clima inglese, identificando le criticità e le opportunità la cui conoscenza è necessaria per una corretta pianificazione agronomica. L’incremento dell’indice GST (Growing Season average Temperature), che esprime le temperature medie del periodo vegetativo, dovuto al riscaldamento globale e che ha raggiunto nell’ultimo decennio valori compresi tra i 13 e i 22°C, caratteristici di aree di elevata vocazionalità viticola come la Champagne, ha portato alcuni a ipotizzare un brillante futuro viticolo per regioni come il Kent o il Sussex. Tuttavia il GST sarebbe, secondo gli Autori, un indice in grado di dare soltanto informazioni di tipo superficiale: senza approfondire gli aspetti legati alle variazioni di temperatura di breve periodo, alla variabilità delle precipitazioni e a quella tra i diversi anni, che nel mutevole clima britannico sono estremamente importanti, difficilmente si potranno avere indicazioni utilizzabili in viticoltura, soprattutto per quanto riguarda le rese e la qualità delle uve. Ad esempio sono le piogge del periodo di giugno, nel corso della fioritura e dell’allegagione, la cui intensità e variabilità non è stata modificata dai cambiamenti climatici, a incidere maggiormente sulle rese, basse (si parla di produzioni di 20 hL di vino ad ettaro) ed estremamente variabili, mentre con le piogge autunnali, in un periodo divenuto progressivamente più caldo, si assiste a un incremento della pressione delle malattie crittogamiche del grappolo, con conseguenze negative sulle produzioni e sulla qualità. Articolo originale: A. Nesbitt, B. Kemp, C. Steele, A. Lovett, S. Dorling. Impact of recent climate change and weather variability on the viability of UK viticulture – combining weather and climate records with producers’ perspectives. Australian Journal of Grape and Wine Research, Early view, Version of Record online: 31 MAR 2016 | DOI: 10.1111/ajgw.12215. Abstract a cura di Alessandra Biondi Bartolini.

Viticoltura inglese e Climate Change: non è tutto oro quello che luccica - Ultima modifica: 2016-06-28T10:12:53+02:00 da Redazione

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome